Author Archives: leonfuser
Sventati carbone e nucleare, ora pensiamo allo sviluppo del territorio
Grazie all’impegno di tutti gli italiani, la Sibaritide ha sventato un altro colpo fatale per il proprio territorio: non tutti lo sanno, infatti, ma uno dei siti individuati per la costruzione di impianti nucleari era proprio la foce del Crati, a pochi chilometri dallo scempio di Sant’Irene. Il messaggio che in questi mesi i comitati territoriali e referendari hanno lanciato è chiaro: i cittadini non vogliono più pagare con la propria salute ed il proprio portafogli le speculazioni di multinazionali e di una classe dirigente inadeguata.
Oggi, del tutto incoerentemente, quasi tutti stanno provando a salire sul carro dei vincitori, ma questa è una vittoria dei cittadini e dei comitati popolari, la cui azione non si esaurirà nelle urne, così come non è iniziata con la campagna referendaria. Il nostro territorio è ancora tormentato da molti problemi che ne impediscono lo sviluppo: i falchi Enel sono sempre pronti a rifilare alle popolazioni del mezzogiorno le tecnologie più obsolete facendo leva sul ricatto del lavoro, mentre il sistema dei rifiuti al collasso tiene le nostre contrade ostaggio di discariche e impianti inutili. Continue reading
Mo basta. Torniamo a decidere noi. Andiamo a votare.
Quanto conta un post sul blog? Sinceramente non lo so.
A fronte del silenzio di regime, insieme a tanta altra gente, ho preferito stare per strada a parlare, suonare, sudare, urlare, attaccare, litigare, montare, gesticolare, sorridere, ballare, correre, urlare, urlare, urlare.
Però per cominciare a decidere davvero a votare dobbiamo essere il 50% +1 degli italiani, e se un post potrebbe convincere quel “+1” che serve, non voglio avere lo scrupolo di non averlo scritto.
Domenica e Lunedì non assecondiamo chi ci crede imbecilli, chi pensa che i cittadini non debbano decidere nulla, perchè vogliono decidere tutto loro dai loro uffici centrali, dalle loro poltrone di velluto.
Io voto SI, perchè non credo che le privatizzazioni abbiano mai prodotto qualcosa di positivo per i cittadini e perchè il nucleare…bhe…le centrali e le discariche di scorie radioattive le facessero francamente nel di dietro di chi le vuole. Io voto SI, ma anche chi pensa NO andasse a votare per far perdere chi da anni sta decidendo per lui.
Soprattutto per la Calabria è giunto il momento di un riscatto, e questo referendum può essere il primo passo di una corsa verso un futuro che in questo momento non esiste più, crollato a colpi di ‘ndrangheta, di commissari, di speculazioni, di bugie storiche, di cattedrali nel deserto, di ricatto del lavoro, di disastri ambientali.
Mo Basta. Delle nostre vite torniamo a decidere noi.
Flavio Stasi
Le discariche non sono una soluzione ma un problema
Corigliano Calabro
Non è assolutamente vero, come sostiene l’amministrazione comunale, che un territorio come quello di Corigliano Calabro ha bisogno di una discarica.
La gestione commissariale che dura ormai da 14 anni, ha aperto numerosissime discariche in tutto il territorio regionale, talvolta senza il rispetto delle norme di tutela sanitaria ed ambientale, ed il risultato è sotto gli occhi di tutti: dallo Stretto al Pollino, periodicamente, le strade si riempiono di spazzatura. Quattordici anni di disastri grazie alla politica ed alla strategia che oggi intende perseguire anche l’amministrazione comunale. Continue reading
Il referendum sul nucleare non è stato cancellato
Molti cittadini si stanno convincendo del fatto che il 12 e 13 Giugno il referendum sul nucleare non si farà.
Le parole con cui il Presidente del Consiglio ha accompagnato il cosiddetto Decreto Omnibus sono state chiare: il governo, e gli speculatori che lo fiancheggiano, non fa nessun passo indietro, ma cosciente del fatto che la volontà popolare bloccherebbe i suoi progetti, cerca, ancora una volta, di zittirla.
Questo è gravissimo, ma non è vero che il decreto omnibus ha cancellato il Referendum: spetta alla corte di cassazione giudicare se questo si terrà o meno, e ci sono buone probabilità che si esprima positivamente.
Le possibilità giuridiche sono tante, ma c’è anche un dato incontrovertibile e semplice: il governo ha solo sospeso il provvedimento sul nucleare senza cambiare i suoi principi, mentre il referendum vuole che la popolazione si esprima anche su questi.
Gli italiani stanno ancora pagando a speculatori energetici come Enel ed Ansaldo lo strampalato progetto nucleare degli anni ’80, bloccato del referendum del 1987: non tutti lo sanno, ma con una maggiorazione sulla nostra bolletta elettrica, infatti, fino ad ora a queste aziende abbiamo versato circa 10 miliardi di euro.
Ed in Calabria è ancora più importante fermare il progetto del nucleare, in quanto da tempo si denuncia il sistematico tentativo di trasformare il nostro territorio in una enorme discarica e povera periferia energetica del nord: dove pensate che metteranno, realmente, le scorie nucleari?
I calabresi non vogliono altre Chernobyl o Fukushima, non vogliono pagare con la salute i profitti di aziende multinazionali e interessi dei politicanti di turno.
Probabilmente l’intento del governo è quello di creare confusione e cattiva informazione per fare in modo che non si raggiunga il quorum, per cui bisogna essere chiari: al momento il referendum sul nucleare c’è, e tutti noi dobbiamo prepararci per andare a votare SÌ e promuovere il referendum come se fossimo tutti candidati.
Flavio Stasi
Rete Difesa del Territorio “Franco Nisticò”
Armato di parola.
Dopo l’articolo uscito sul quotidiano tanta è stata la solidarietà che ho ricevuto con gesti e parole. Era quello che mi serviva, non posso non ringraziare, eppure so che non basta.
Io credo davvero che sulle piccole e grandi omertà quotidiane si fondino le grandi mafie, per cui questa storia può avere un lato positivo solo se davvero la solidarietà si trasforma in atti concreti: sarò più forte io, saremo più forti tutti noi, saranno più deboli coloro che sulla sopraffazione costruiscono le loro fortune. Soprattutto sarà più bella la nostra terra, che lo merita.
Non posso che ringraziare il direttore del Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza, soprattutto per la delicatezza che ha dimostrato.
Pubblico quanto scritto sul mio blog, anche se è quasi una formalità ormai: tanti in questi giorni lo hanno già letto e fatto proprio.
Con forza, senza paura.
Flavio
Erano lì, sedute comodamente a tavola in una pizzeria nei pressi dell’Università, le bestie che una settimana fa mi hanno massacrato per strada senza motivo, in tre.
I delicatoni ordinavano un’insalata, ben pettinati, curati, uno di loro di certo lampadato. Io ho il naso fratturato, me lo hanno rotto con pugni e gomitate, e da poco ho rimosso i punti all’arcata sopraccigliare. Mi trovavo lì solo per prendere una pizza da portar via. Dopo avermi visto ed aver sussurrato qualcosa sottovoce tra loro, ghignando, il lampadato si è alzato venendo fuori, nei pressi del forno a legna dove stavo aspettando la mia pizza. Lentamente mi è passato vicino, ha dato un’occhiata fuori dalla pizzeria, dove era parcheggiata la mia macchina, come a dirmi che la stava tenendo d’occhio, dopo di che è tornato al tavolo.
Li ho denunciati, sono stati identificati, e credo che non abbiano apprezzato granché la cosa. Di ritorno a casa, tra rabbia e paura, mi sono chiesto se è ancora il caso di restare qui, vivendo fianco a fianco con questi guappetti da quattro soldi ma talmente vigliacchi da poter fare qualsiasi cosa se solo hanno la certezza di poter vincere facilmente o di poter scappare al momento giusto.
Funziona così: ti massacrano e tu passi i giorni seguenti tra ospedali e caserme, a lavare il sangue dalla macchina, a tranquillizzare chi ti sta vicino mentre allo specchio tranquillizzi te stesso. Loro nel frattempo vanno dall’estetista, spacciano coca e mangiano insalate.
Non c’è una volante a proteggerti in ogni luogo. Gli angoli deserti e bui nelle città ad immagine di questa società, fatte di lustri in centro e giungle in periferia, sono tanti. Ricordo che ci abbiamo provato, tempo fa, a spiegare che non servono le telecamere e gli eserciti per garantire sicurezza, ma servono luoghi vivi e sociali, colmi di discussioni e di vigili occhi umani, non di inutili occhi elettronici nel deserto. Ricordo che parlavamo proprio del luogo in cui sono stato picchiato per una ventina di minuti, senza che passasse nessuno per aiutarmi in qualche modo. Ricordo che lo abbiamo fatto invano.
Io non ho il denaro per permettermi una scorta, figuriamoci, e neanche una porta blindata. Non ho il porto d’armi per autodifesa e dovrei comunque essere davvero incazzato per sparare a qualcuno.
E allora ti dici: quasi quasi me ne vado, per paura o per quieto vivere. Hanno vinto, perché non sei stato il primo, e non sarai l’ultimo, e sulle piccole vigliaccherie impunite, le violenze di strada, le sopraffazioni di quartiere e le conseguenti paure ed omertà, si costruiscono le grandi mafie e questa società di sudditi e sovrani.
Allora non me ne vado più. Mi armo di parola. Non conosco nomi e cognomi, ed in verità non voglio conoscerli. So che i vili sanno di esserlo, e dovranno guardarsi allo specchio per quello che sono, e saranno riconosciuti e derisi per quello che sono. Non parlo solo di quei tre, ma di tutti quelli come loro.
Si aggirano per le città come saprofagi, ma a differenza di questi non hanno nè un’utilità naturale nè una dignità sociale.
Io non mi credo né Falcone né Impastato, non state leggendo “l’Idea Socialista”, anche perché non ho a che fare con Rina e Badalamenti, ma con poveretti che la società ha trasformato in aspiranti tronisti con troppi film di Tomas Milian alle spalle. E del resto se potessi scegliere, non li metterei in galera, mi basterebbe che si guardassero allo specchio schifati.
Tanta gente in questi giorni, per strada o nei negozi, mi confessa la propria disavventura, esperienza diretta o da genitori, fratelli, amici, quasi come se solo chi ha vissuto qualcosa di simile avesse la pazienza di ascoltare. La mia gente, che avrebbe dovuto avere uno sguardo rabbioso e determinato nei confronti di chi deturpa e condanna con la propria bassezza la nostra terra, che amo più di ogni altra cosa, invece mi guarda con occhi rassegnati e compatenti. No, non me ne vado più.
In pizzeria sono passato quasi tre ore fa, due ore fa mi sentivo debole, mentre ora, pur avendo letto solo io ciò che ho scritto, mi sento forte e circondato da miei simili.
Allora a voi tre ed a tutti quelli come voi, dico: venite a massacrarmi ora, anche in dieci contro uno. Potete spaccarmi tutte le ossa, potete sfigurare il mio volto e sfasciare la mia auto, potete accoltellarmi o spararmi, ma non farete neanche un graffio a quello che ho scritto, a quello che penso, e resterete comunque delle ignobili bestie senza dignità.
A tutti gli altri, alla mia gente, imploro di non avere paura, di non restare in silenzio nei confronti delle ingiustizie e delle violenze, di avere il coraggio di vivere liberi, di essere Uomini.
Flavio Stasi
Armato di parola
Dopo l’articolo uscito sul quotidiano tanta è stata la solidarietà che ho ricevuto con gesti e parole. Era quello che mi serviva, non posso non ringraziare, eppure so che non basta.
Io credo davvero che sulle piccole e grandi omertà quotidiane si fondino le grandi mafie, per cui questa storia può avere un lato positivo solo se davvero la solidarietà si trasforma in atti concreti: sarò più forte io, saremo più forti tutti noi, saranno più deboli coloro che sulla sopraffazione costruiscono le loro fortune. Soprattutto sarà più bella la nostra terra, che lo merita.
Non posso che ringraziare il direttore del Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza, soprattutto per la delicatezza che ha dimostrato.
Pubblico quanto scritto sul mio blog, anche se è quasi una formalità ormai: tanti in questi giorni lo hanno già letto e fatto proprio.
Con forza, senza paura.
Flavio Continue reading
Carbone e commissariamento: i candidati a Sindaco prendano posizione
In questi anni la classe dirigente, di qualsivoglia fazione, non è stata in grado di rispondere alle esigenze del territorio calabrese.
L’ormai perenne crisi dei rifiuti è l’emblema di una grave inadeguatezza, o, ancor peggio, della mancanza di volontà politica, nei confronti di un problema le cui soluzioni sono note e semplici. Mentre la mancanza di prospettive e di piani di sviluppo che si basino sulla valorizzazione delle nostre risorse, rende interi territori soggetti ai ricatti, ormai storici, di ‘ndrangheta e speculatori energetici.
La crisi economica, la quale si riversa nel mezzogiorno con conseguenze drammatiche, non permette più campagne elettorali fatte da parate, promesse e ambiguità: i cittadini pretendono risposte da parte di chi si candida ad occupare ruoli istituzionali.
I candidati abbiano il coraggio di raccogliere consenso, o dissenso, sulle proprie reali intenzioni, senza giri di parole e “ni”.
Tremonti, amico della finanza sporca
Nota dell’autore: Questo breve commento è nato come contributo alle rubriche di alcuni quotidiani, i quali hanno preferito non pubblicarne il contenuto in quanto sensibile di querela da parte dell’interessato, comunicando al sottoscritto, inoltre, che questa causerebbe una certa condanna nei confronti dei responsabili delle testate. La cosa non mi stupisce, nè biasimo giornalisti e direttori i quali, spesso, nonostante tutto, pubblicano i miei commenti.
Se fossimo in un paese libero la stampa sarebbe libera, e probabilmente non sentirei la necessità di scrivere alcun commento.
20 Aprile 2011
Una delle caratteristiche che differenzia questo Governo da quelli che lo hanno preceduto, di qualsivoglia colore, è la chiarezza: i cittadini non hanno bisogno di leggere tra le righe di fumosi discorsi in politichese per comprendere in quale modo saranno fregati nel prossimo futuro. Così il Ministro dell’Economia, dopo la brillante trovata pubblicitaria del tour sui treni malarici del meridione (ovviamente già dimenticata con zero risultati), ne spara una grossa, enorme, in Commissione Finanze. Continue reading
Lettera aperta alle lavoratrici Enel di Rossano
Care lavoratrici,
vorrei partire dalle vostre conclusioni: “dove c’è lavoro c’è sviluppo e dove c’è sviluppo c’è benessere”. La storia del nostro paese, ed in particolare del meridione, dimostra il contrario. Dovreste chiedere conferma ai figli delle decine di operai morti alla Marlane di Praia. Dovreste chiedere alle madri di Brindisi, di Tarquinia, di Vado Ligure. Dovreste chiedere a madri e figli di Crotone.
Tutte queste realtà sono accomunate da un elemento: tutte quante hanno ceduto, in periodi diversi, alla promessa di lavoro, credendo che questo avrebbe portato sviluppo e benessere. In questi casi il lavoro rappresenta soltanto un ricatto, e lo stato di depressione economica e sociale in cui si trovano questi territori lo testimonia inconfutabilmente.
E che dire della nostra Rossano? Abbiamo ospitato un impianto industriale molto importante, mega inquinante, per quarant’anni. Lo abbiamo ospitato nel mezzo della nostra spiaggia, ci siamo affacciati per quarant’anni dalla finestra vedendo l’azzurro del nostro mare spezzato da due enormi ciminiere d’amianto grigio, alla cui ombra abbiamo fatto il bagno. Dov’è lo sviluppo? Dov’è il benessere? Continue reading