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ENEL: Energia per chi? A quale costo? (Aggiornamento Aprile 2013)

ENEL: Energia per chi? A Quale costo? (Aggiornamento Aprile 2013)

a cura della Rete Stop Enel

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Dighe che distruggono ecosistemi incontaminati e calpestano i diritti, le economie locali e l’accesso all’acqua di intere comunità indigene e contadine. Impianti geotermici che prosciugano le falde acquifere ed emettono sostanze dannose. Mastodontiche centrali a carbone, costruite nonostante gli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra. Centrali nucleari vecchie, che espongono a rischi incalcolabili l’ambiente e la salute delle persone.

Questo è l’attuale “pacchetto energia” della più grande società elettrica italiana, l’ENEL, per il 31 per cento ancora di proprietà del nostro Ministero dell’Economia e delle Finanze. È per denunciare ed arrestare questo modello ingiusto, obsoleto e che sta dimostrando tutta la sua insostenibilità che nell’aprile del 2012 è nata la campagna internazionale “Stop Enel – per un nuovo modello energetico”.

Una campagna che prende corpo dalla volontà di mettere in rete le comunità locali, i movimenti sociali, le associazioni e i comitati coinvolti nei diversi conflitti territoriali, con lo scopo di costruire strategie congiunte e aumentare la capacità di incidenza sull’opinione pubblica nazionale e internazionale. Una campagna che intende promuovere un modello energetico alternativo, che metta al centro i diritti umani, la giustizia ambientale e sociale, la difesa della salute dei cittadini e del territorio come bene comune.

 

INDICE

INTRODUZIONE

1. CARBONE E ANCORA CARBONE

Centrale di Torre Valdaliga Nord, Civitavecchia (Italia)

Centrale di Porto Tolle (Italia)

Centrale di Rossano Calabro (Italia)

Centrale Eugenio Montale – La Spezia (Italia)

Centrale Federico II – Brindisi Sud (Italia)

Centrale di Galati (Romania)

Centrale di Porto Romano (Albania)

Centrale di Reftinskaya GRES, Ekaterinburgo, (Fed. Russa)

2. IDROELETTRICO: MA QUALE ENERGIA PULITA?

Diga El Quimbo Dipartimento di Huila (Colombia)

Centrale di Palo Viejo, Dipartimento del Quichè (Guatemala)

Parco Eolico dell’Istmo, Tehuantepec (Messico)

3. I PROGETTI ENEL IN CILE

Progetto Hidroaysén, Regione dell’Aysén, Patagonia

Progetto Lago Neltume, Panguipulli, Regione de Los Rios

4. LE FINTE RINNOVABILI DI ENEL

Sviluppo geotermico sul Monte Amiata, Toscana (Italia)

Centrale del Mercure, Monte Pollino, Calabria e Basilicata (Italia)

5. E ANCORA NUCLEARE

Centrale di Mochovche – Slovacchia

Centrale di Cernavoda – Romania

Centrale di Kaliningrad – Russia

6. CAMPAGNA STOP ENEL

Appello ai territori: Fermiamo l’energia che opprime la comunità e distrugge l’ambiente

Appello della campagna internazionale “Stop enel – per un nuovo modello energetico”


30 Aprile – Rete Stop Enel nell’Assemblea degli Azionisti. Intervento Mihai Valeanu

Gentili membri del consiglio di amministrazione, gentili membri del gruppo dirigente, gentili azionisti, signore e signori.

Il mio nome è Mihai Valeanu, vengo da Galati in Romania, e ho percorso più di 1000 km per partecipare a questo incontro a Roma, per sottoporvi una richiesta.

Enel ha intenzione di investire a Galati oltre 1 miliardo di € per una centrale a carbone. Ma ma questa cifra è irrisoria rispetto ai più significativi costi esterni che l’impianto comporterà per i cittadini del nostro territorio in termini di salute e ambiente, costi stimati a 9 miliardi di €, secondo uno studio indipendente.

La città di Galati è già molto inquinata a causa delle attività industriali ,e nei suoi 40 anni di attività, la centrale a carbone di Enel provocherà la morte prematura di 40 persone ogni anno.

In Romania, le centrali a carbone già riescono con difficoltà a vendere l’ energia prodotta, a causa dei prezzi bassi nel mercato dell’energia. Una nuova centrale a carbone, come quella prevista da Enel, si troverebbe ad affrontare i rischi economici relativi ad una eventuale inoperatività per un periodo di tempo indefinito.

Questo progetto di centrale a carbone, che si trova a monte del delta del Danubio – una zona unica inclusa nella lista dei siti dichiarati patrimonio mondiale dell’UNESCO e nei siti Natura 2000 – è dannoso per la reputazione di Enel quale investitore responsabile in Europa. Questi siti ospitano numerose specie di uccelli protette dalla European Birds

Ad oggi, l’opposizione pubblica contro il progetto di Enel a Galati ha già riunito molte ONG, insieme ad un gran numero di cittadini tra cui il sindaco della città. Come alcuni di voi sanno, nelle ultime due settimane, circa 2000 cittadini della nostra zona hanno inviato lettere ai dirigenti di Enel, sottoponendo le loro preoccupazioni in merito al progetto e chiedendo la cancellazione del progetto stesso.

Chiedo quindi rispettosamente ad Enel, in nome dei cittadini di Galati, di modificare i propri piani di investimento, spostandoli dalla costruzione della centrale a carbone nella nostra città, alla realizzazione di progetti di energia rinnovabile, per la quale il nostro Paese offre risorse inesauribili.

Concludo il mio intervento con 2 domande per i dirigenti di Enel:

La società ha considerato e preventivato i costi relativi alla possibile ostruzione del progetto a causa dei molti procedimenti legali in corso e delle richieste di revoca della licenza ambientale?

Tenuto conto del fatto che la Romania utilizza in media meno di 1500 MW di energia prodotta a carbone, ma ha già più di 4000 MW di capacità installata a carbone, per che cosa sarà utilizzata l’ energia prodotta da questo progetto?


30 Aprile – Rete Stop Enel nell’Assemblea degli Azionisti. Intervento Daniele Pomes

Signori azionisti,

oggi sono qui a rappresentare il movimento No al carbone di Brindisi, che possiede 5 azioni enel e sono solo un pretesto per poter discutere degli enormi fatturati realizzati a discapito della salute dei cittadini, e dello sviluppo del territorio.

La centrale termoelettrica Federico II di Brindisi fattura circa 600milioni di euro, bruciando ogni anno milioni di tonnellate di carbone stoccato in un enorme carbonile scoperto.

La centrale è a 15 km dal porto dove approdano le navi carboniere e da li il carbone, attraverso un nastro trasportatore che taglia in due la fascia costiera, arriva alla centrale.

La movimentazione del carbone è quindi il punto cruciale della produzione da carbone a Brindisi.

Nel 2007 le polveri di carbone che fuoriescono dal nastro trasportatore hanno causato la contaminazione e quindi l’interdizione alla coltivazione di oltre 400 ettari di campi in torno al nastro perché ritenuti pericolosi ai fini alimentari, causando così la chiusura di 60 aziende agricole e la perdita di centinaia di posti di lavoro. Le poche sopravvissute hanno enormi problemi di approvvigionamento di acqua, perché la costruzione del nastro ha distrutto la falda acquifera.

Poi c’è il problema dell’allagamento del nastro trasportatore. Il nastro fu progettato male e costruito peggio, e in casi di abbondanza di piogge, le acque piovane del canale adiacente esondano, allagando e bloccando il nastro. Lo scorso gennaio Enel non sapendo affrontare il problema adeguatamente decise di far aspirare l’acqua dal nastro per riversarla nei terreni agricoli circostanti e nei torrenti adiacenti il nastro trattando queste acque contaminate, come acqua di rose. L’arpa e la magistratura bloccarono questo comportamento criminale, constatando gli svernamenti la cui entità è ancora al vaglio degli inquirenti.

Oltre al problema del trasporto e dello stoccaggio, c’è anche quello dello smaltimento delle ceneri di carbone. Due anni fa il corpo forestale dello stato ha scoperto una cava in Calabria dove venivano stoccate le ceneri e i fanghi provenienti da Brindisi; dirigenti dell’Enel sono indagati per disastro  ambientale e associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti pericolosi. Anche in provincia di Brindisi, nell’ottobre scorso, è stato smascherato un sistema di smaltimento illecito anche delle ceneri della Federico II dal NoE di Lecce. Il caso è passato nelle competenze della direzione distrettuale antimafia perché pare esserci un complesso sistema di malaffare nel trattamento di queste sostanze pericolose. Queste pratiche hanno la sola finalità di ridurre le spese e aumentare i profitti…e in qualche modo anche i vostri dividendi! I guai giudiziari per alcuni dirigenti Enel non finiscono qui: dal 12 dicembre infatti ne sono sotto processo 12 per imbrattamento e gettito pericoloso di cose. Già dalle prime battute però il capo d’imputazione è stato riformulato come reato ambientale.

Un altro aspetto che è giusto sotto lineare è l’inutilità di alcuni investimenti rispetto alle reali esigenze di efficienza energetica per diminuire le quantità di carbone da bruciare. Il primo è quello della cattura di co2. Quest’impianto in grado di catturare solo l’anidride carbonica nella quantità dell’1-2%, è costato diversi milioni di € senza ottenere nessun risultato apprezzabile se non in forma di propaganda. Nichel, piombo, cadmio, mercurio e tutte le altre sostanze cancerogene continuano ad essere emesse tranquillamente; oltre al fatto che la cattura dell’ 1-2% di 15 milioni di tonnellate di co2, che non è una sostanza inquinante ma climalterante, sono un quantitativo ridicolo rispetto all’investimento effettuato.

Un altro investimento messo in cantiere da oltre 20 anni è la copertura del carbonile all’interno della centrale. In effetti il progetto serve all’Enel per adeguarsi alle prescrizioni imposte dall’AIA e a garantire la produzione per i lustri a venire, però i problemi del trasporto rimangono tali in quanto è tecnicamente impossibile decompressurizzare 15 km di nastro trasportatore.

Oltre agli effetti negativi sul territorio in termini di economia ed occupazione, ci sono dei costi sanitari mai addebitati alla centrale che, secondo una stima dell’agenzia europea dell’ambiente, ammontano tra i 500 e i 700 milioni di € l’anno. Questi costi, sostenuti esclusivamente dalla collettività per garantire l’assistenza sanitaria ai cittadini ammalati di tumore, ai bambini che soffrono di allergie o alle persone che provano a curare leucemie fulminanti non sono contabilizzate in nessun bilancio Enel. Gli studi forniti dalla comunità scientifica internazionale non possono essere ignorati per inseguire una logica di profitto.

In qualità di rappresentante del movimento No al carbone e in qualità di azionista chiedo con forza che entro il 2020 si esca definitivamente dall’era del carbone a brindisi come richiesto dalla comunità europea, e che si riconverta la centrale Federico II a gas riformulando le scelte scellerate del consiglio d’amministrazione Enel. Le sponsorizzazioni al Basket, al teatro o progetti tesi a migliorare la degenze dei bambini in ospedale, non acquieteranno l’indignazione e la determinazione di un territorio che si è STANCATO di queste buffonate tese a distrarre la popolazione dai problemi reali che provoca la centrale.


30 Aprile – Rete Stop Enel nell’Assemblea degli Azionisti. Intervento Humberto Manquel Millaguir

Per i comitati internazionali della Rete Stop Enel, intervento di Humberto Manquel Millaguir nell’Assemblea degli azionisti 2013.

A Spezia nella scuola dell’infanzia di Fossamastra, a 50 metri dal pontile di scarico del carbone della centrale Eugenio Montale, sono stati installati flitri di depurazione dell’aria.

In Colombia 450 famiglie di contadini e 1000 pescatori hanno perso il loro reddito a causa della costruzione della diga El Quimbo.

Civitavecchia, dopo 25 anni di servitù energitica, è al primo posto nel Lazio per mortalità dovuta a tumori ai polmoni.

In Guatemala ENEL divide il profitto con un lantifondista implicato nelle dittature militari della guerra civile e che si serve ancora oggi il lavoro minorile.

A Brindisi a causa dell’inquinamento da polveri di carbone, nel 2007 un’ordinanza del sindaco ha impedito la coltivazione dei terreni agricoli attorno alla centrale Federico II.

Nella Patagonia il progetto HidroAysèn, se verrà costruito, inonderà 5900 ettari di terra e la linea si trasmissione sarà lunga più di 2000 km.

In Toscana, sul monte amiata la falda acquifera che approvvigiona mezzo milione di persone si è ridotta di centinaia di miliardi di litri a causa dello svilppo dei progetti geotermici.

Tutto questo è ENEL in Italia e nel mondo.

La società arriva con arroganza in ogni territorio per imporre i propri progetti con la complicità dei governi locali. In Cile, il mio paese, l’ENEL possiede il diritto di sfruttare i nostri fiumi grazie a una legge che risale alla sanguinosa dittatura militare di Pinochet .

ENEL con i suoi progetti distrugge il territorio e le economia locali. Questo metodo è odioso da un punto di vista etico e fallimentare da quello economico. Endesa è stato un investimento sbagliato che ha fatto aumentare Il debito dai 12 miliardi del 2007 ai 43 di oggi. Per questo scelte sbagliate pagheranno i lavoratori italiani infatti ENEL vuole ridurre il debito di 6 miliardi tagliando anche sul lavoro.

In America Latina ENEL persegue il consenso delle comunità locali con i cosiddetti programmi di responsabilità sociale che dividono e creano conflitti all’interno delle comunità e delle stesse famiglie. Nonostante questo ovunque i progetti hanno una forte opposizione, vengono ritardati o mai realizzati, e non stanno nemmeno portando agli azionisti il profitto previsto.

Siamo qui per dire che El Quimbo in Colombia, HydroAysen in Cile, le centrali nel Territorio Mapuche la Centra di Porto Tolle, Bagnore 4 sul Monte Amiata, la riconversione a carbone a Rossano Calabro sono tutti progetti che non si faranno, perchè noi ci opporremo uniti, come conferma la mobilitazione qui fuori. E voi azionisti se non chiederete un cambiamento di gestione perderete molti soldi.


Tre giorni stop enel, Rassegna Web

Ecco un po’ di link di testate web che hanno raccontato la tre giorni, gli incontri, gli interventi, i sit-in.

in aggiornamento…

http://www.agoravox.it/Enel-all-assemblea-degli-azionisti.html

http://www.paesesera.it/Header/Multimedia/Foto-del-giorno/No-al-carbone-la-campagna-StopEnel

http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/I-buoni-azionisti-all-assemblea-Enel-18160

http://www.misna.org/economia-e-politica/dighe-e-diritti-umani-con-stop-enel-parlano-le-popolazioni-colpite-30-04-2013-813.html

http://www.misna.org/economia-e-politica/dighe-e-diritti-umani-con-stop-enel-2-30-04-2013-813.html

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/30/enel-azionisti-critici-chiedono-cambio-di-rotta-allinsegna-delle-rinnovabili/579216/?p=579216?preview

http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/04/30/foto/flash_mob_in_piazza_di_spagna_stop_enel-57771917/1/

http://www.youtube.com/watch?v=PCQu1BgOniA&list=PLCKaS0nVMp-6luMKeOzFER4mW77eqNbm2

http://www.fcre.it/

http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20130430/manip2pg/07/manip2pz/339600/

http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/finanza/dettaglio/nRC_30042013_1835_584108327.html

 

Un articolo sull’edizione romana di Metro prematuramente irreperibile online.

Take dell’agenzia DIRE:

CLIMA. GREENPEACE AD AZIONISTI ENEL: NO CARBONE ITALIA E ROMANIA
AD ASSEMBLEA DI OGGI PROTESTA CONTRO PORTO TOLLE E GALATI.
(DIRE) Roma, 30 apr. – Greenpeace, attraverso l’azionariato della
Fondazione Banca Etica, torna a chiedere a Enel “di cambiare
rotta, cominciando ad archiviare i progetti di nuove centrali a
carbone, in Italia come in Europa”. Due, in particolare, i
progetti da cui partire: quello di Porto Tolle, in provincia di
Rovigo, e quello di Galati, in Romania.
   Per il progetto di Porto Tolle, centrale che sorge nel delta
del Po, Greenpeace denuncia “gli impatti sanitari di una
conversione a carbone dell’impianto”. Invece, l’opzione a gas
metano li “ridurrebbe di quasi 7 volte”. L’associazione ha
consegnato le sue analisi al ministero dell’Ambiente, che il 30
novembre scorso ha riaperto la procedura di Valutazione d’impatto
ambientale.
   L’altra centrale a carbone su cui Greenpeace ha sollevato le
sue osservazioni e’ quella di Galati, in Romania, sulle rive del
Danubio a 50 chilometri dal delta del fiume, patrimonio mondiale
dell’Umanita’ per l’Unesco. “Nelle ultime settimane 1.600 lettere
di protesta, dalla Romania, hanno raggiunto i vertici italiani e
locali di Enel, chiedendo la cancellazione del progetto”, segnala
l’associazione. Oggi, all’assemblea degli azionisti, interverra’
anche un cittadino rumeno, Mihai Valeanu, che a nome della
cittadinanza di Galati e del fronte della protesta ha chiesto a
Enel “di investire i suoi capitali in fonti rinnovabili, di cui
la Romania e’ ricca, e di abbandonare la strada del carbone, che
per quell’impianto Enel dichiara di voler importare dalle miniere
dell’ex blocco sovietico dell’Ucraina”.(SEGUE)
  (Com/Ran/Dire)
11:53 30-04-13
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CLIMA. GREENPEACE AD AZIONISTI ENEL: NO CARBONE ITALIA E ROMANIA -2-
(DIRE) Roma, 30 apr. – “Enel e’ un’azienda che procede spedita
verso il passato ignorando il futuro- spiega Andrea Boraschi,
responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia-
la multinazionale italiana conta di espandere ancora la sua
produzione col carbone, nel nostro Paese come in altre regioni
dell’Europa, noncurante dei danni che causa alla salute umana,
all’ambiente e al clima”.
   Per Greenpeace “il paradosso e’ che questa compagnia e’
controllata direttamente dal governo- dice Boraschi- ovvero,
rispetto a una situazione come quella di Galati c’e’ una
responsabilita’ diretta del nostro Paese nel voler realizzare un
impianto che le comunita’ locali non vogliono”.
   Su tali progetti “attendiamo un cambio di politiche
dall’azienda- conclude- e siamo determinati a chiedere quanto
prima al nuovo governo quale spazio vuole continuare a dare al
carbone in futuro”.
  (Com/Ran/Dire)
11:53 30-04-13
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ENERGIA. MOVIMENTI A ENEL: SERVE CAMBIAMENTO MODELLO ENERGETICO
IN AZIONE CAMPAGNA ‘STOPENEL’, 50 ASSOCIAZIONI SOCIETA’ CIVILE
(DIRE) Roma, 30 apr. – Un’azione a piazza di Spagna, una
conferenza stampa, un piccolo sit-in davanti alla sede dell’Enel
e cinque interventi “di azionariato critico” durante l’assemblea
degli azionisti della compagnia. La campagna ‘StopEnel’, composta
da oltre 50 realta’ della societa’ civile italiana e da una
ventina di gruppi internazionali, in occasione dell’assemblea
degli azionisti dell’Enel ha tenuto una giornata di mobilitazione
su piu’ fronti.
   Il messaggio indirizzato all’azienda “e’ univoco: serve un
cambiamento totale del modello energetico proposto, improntato
sull’inquinante carbone, ma anche su geotermico e idroelettrico,
che tutto sono tranne che fonti pulite e prive di massicce
conseguenze socio-ambientali”.
   Un nuovo modello energetico “non piu’ calato dall’alto ma
costruito a partire dai territori, dalle vertenze decennali che
gruppi di cittadine e cittadini liberi continuano a ravvivare,
seppur spesso isolatamente, fermando i progetti o limitandone i
danni”.
   Piu’ in generale “un modello di sviluppo che tenga conto di
tre valori fondamentali oggi calpestati ferocemente in ogni
singola vertenza territoriale”: salute, lavoro e democrazia.
(SEGUE)
  (Com/Amb/Dire)
16:11 30-04-13
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ENERGIA. MOVIMENTI A ENEL: SERVE CAMBIAMENTO MODELLO ENERGETICO -2-
(DIRE) Roma, 30 apr. – La lotta dei comitati italiani contro il
carbone trova una sponda in Romania e Albania, dove i progetti di
Galati e Porto Romano sono avversati perche’, “nel primo caso,
esacerberanno una situazione gia’ resa critica dalla presenza di
un’acciaieria, mentre nel secondo rischiano di far tornare
indietro nel tempo un territorio recuperato grazie ai fondi delle
Nazioni Unite, dopo decenni di inquinamento indiscriminato dovuto
alla presenza di un sito di stoccaggio chimico voluto dal regime
comunista”.
   Ma, aggiungono i comitati che aderiscono a ‘StopEnel’, c’e’
anche il caso del geotermico sull’Amiata: “la quantita’ di
anidride carbonica (CO2) prodotta dalle centrali
geotermoelettriche realizzate in quell’angolo di Toscana e’ di
852 tonnellate per GigaWattora elettrico, a differenza di una
centrale alimentata a metano che ne produce circa 350 e di una
una termoelettrica ad olio combustibile (molto inquinante) che ne
produce 700″.
   Insomma, concludono le associazioni, si tratta di “rinnovabili
‘di facciata’” come “le grandi dighe, come quelle in America
Latina in costruzione o in fase di progettazione e che l’Enel ha
in parte ‘ereditato’ dalla sua controllata spagnola Endesa”, come
la diga di Palo Viejo (Guatemala), gli impianti di El Quimbo
(Colombia) e Hidroaysen (Patagonia cilena), in territorio mapuche.
  (Com/Amb/Dire)
16:11 30-04-13
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ENERGIA. AZIONISTI-ATTIVISTI ENEL: NO CARBONE E OPERE IMPATTANTI
DIGHE IN COLOMBIA, CILE, GUATEMALA. NO ATOMO SPAGNA E SLOVACCHIA.
(DIRE) Roma, 30 apr. – Dal Cile alla Romania, passando per
Civitavecchia e Brindisi. Sono gia’ sei gli interventi di
azionisti-attivisti all’assemblea degli azionisti Enel. Sul banco
degli imputati c’e’ il carbone, innanzitutto, che gli interventi
incolpano anche di gravi conseguenze sanitarie oltre che
climatiche. Ma sul banco degli imputati ci sono anche le dighe
che in Sudamerica – e’ l’accusa – altereranno l’equilibrio
idrologico delle aree in cui vengono realizzate, e sotto accusa
finisce anche il geotermico toscano. E’ una strategia, quella
dell’azionariato critico, che porta avanti Banca etica, insieme
ad altre realta’ associative, da 6 anni.
   Tra i bilanci Enel rientrano opere “ad altissimi impatti
socio-ambientali- denunciano gli attivisti- come le mega dighe in
Colombia, Cile e Guatemala, le centrali a carbone a
Civitavecchia, Brindisi e la Spezia, gli impianti nucleari in
Spagna e Slovacchia, le rinnovabili di nome ma non di fatto quali
la geotermia in Toscana e le biomasse nel Pollino, le centrali
ultra-inquinanti di vario tipo in Est Europa e gli obsoleti
impianti a olio combustibile di Rossano, Porto Tolle e Montalto
di Castro”. (SEGUE)
  (Ran/Dire)
16:47 30-04-13
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ENERGIA. AZIONISTI-ATTIVISTI ENEL: NO CARBONE E OPERE… -2-
(DIRE) Roma, 30 apr. – “Sono una cittadina dell’Alto Lazio”, dice
Simona Ricotti, dei No Coke Civitavecchia, anche a nome
dell’associzione Re:Common. “‘Enel l’energia che ti ascolta’,
cosi’ si presenta l’azienda”, spiega citando uno spot, “ma che
invece viene vissuta come ‘Enel l’energia che ti opprime’, in
Italia e nel mondo”. Questo perche’ “imbavaglia le popolazioni”
che protestano contro la asserita pericolosita’ degli impianti.
“Siamo stati costretti ad acquistare delle azioni per poter
interloquire con voi”, aggiunge Ricotti, per “rendervi
maggiormente consapevoli” delle conseguenze ambientali ed etiche
“ma anche economiche” delle scelte dell’azienda: “devastazioni
sociali, ambientali e sanitarie” sui territori.
   Daniele Pomes, dei comitati No carbone di Brindisi, ricorda
che la centrale termoelettrica Federico II di Brindisi “fattura
circa 300 milioni l’anno bruciando milioni di tonnellate di
carbone stoccato in un enorme carbonile scoperto”. Cio’, pero’
avviene “a discapito della salute dei cittadini e dello sviluppo
dei territori”, con il trasporto del combustibile via nastro
trasportatore che ha causato “la contaminazione e quindi
l’interdizione alla coltivazione di oltre 400 ettari di campi
intorno alla centrale”.(SEGUE)
  (Ran/Dire)
17:35 30-04-13
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ENERGIA. AZIONISTI-ATTIVISTI ENEL: NO CARBONE E OPERE… -3-
(DIRE) Roma, 30 apr. – Per parte sua, Mihail Valeanu,
azionista-attivista di Galati (Romania), segnala agli altri
azionisti di aver viaggiato “per piu’ di mille chilometri per
partecipare a questa riunione e consegnare un appello”. Enel
“prevede investire nella mia citta’ piu’ di un miliardo di euro
per la costruzione di un impianto a carbone, ma questo miliardo
di euro e’ poca cosa rispetto agli enormi costi esterni che
questo impianto produrra’ in termini di cattiva salute e danni
all’ambientre, stimati da un istituto indipendente in oltre 9
miliardi”.
   Viene da ancora piu’ lontano Humberto Manquil Millaguir,
rappresentante delle comunita’ indigene Mapuche del Cile,
interessate dal progetto Hydroaysen. Un intervento decisamente
battagliero: “vengo da un paese multiculturale dove convivono
diverse popolazoni indigene tra le quali il popolo Mapuche- dice-
che ha resistito per 300 anni alla colonizzazione spagnola prima
e ai governi succedutivisi poi”. Oggi la resistenza “e’ contro
Enel” che agisce “senza il minimo rispetto per i diritti umani”,
una “resistenza internazionale della quale facciamo parte”.
L’opposizione – oltre a tutti gli altri impianti interessati
dalla campagna – e’ agli impianti di El Quimbo (Colombia),
Hidroaysen (Patagonia cilena) e in territorio mapuche, dove ci si
sta battendo per uno stop definitivo ai lavori, “considerate le
vaste conseguenze socio-ambientali legate alle opere”.(SEGUE)
  (Ran/Dire)
17:35 30-04-13
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ENERGIA. AZIONISTI-ATTIVISTI ENEL: NO CARBONE E OPERE… -4-
(DIRE) Roma, 30 apr. – Flavio Stasi dei Comitati Calabresi,
infine, si concentra sulle operazioni del 2009 e 2011 di
Forestale e Guardia di Finanza che hanno smantellato alcune
organizzazioni criminali che si occupavano dello smaltimento
illegale di rifiuti tossici. Le indagini “hanno appurato che
buona parte dei rifiuti tossici proveniva, vostro malgrado, dalla
centrale Federico II di Brindisi”, di proprieta’ Enel. Il fatto
e’ pero’ che la situazione delle aree dove erano stati sversati i
rifiuti e’ “sostanzialmente come al tempo delle inchieste”, con
la distruzione anche degli agrumi coltivati su quelle terre. E
lancia una proposta: Anziche’ sponsorizzare eventi culturali o
sportivi, “sponsorizzatee” la bonifica delle aree.
   E allora, “facciamoci carico, come azienda visto che sono
azionista, e cittadino”, quindi interssato anche dal controllo
statale su Enel, “della caratterizzazione e bonifica immediata di
quei territori- dice Stasi- per evitare disastri ambientali”
creando inoltre “un volano per lo sviluppo”.
  (Ran/Dire)
17:35 30-04-13
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ENERGIA. CONTI AD AZIONISTI-ATTIVISTI: NOSTRI IMPIANTI SICURI
CONTROLLI CONTINUI, COME A CIVITAVECCHIA, MA TUTTO IN REGOLA.
(DIRE) Roma, 30 apr. – “Le evidenze scientifiche sono sotto gli
occhi di tutti. I nostri impianti sono tutti funzionanti
ampiamente all’interno delle normative, italiane ed europee, sia
per il funzionamento tecnologico che per l’impatto sanitario”, e
sono “ampiamente al di sotto” dei limiti, sia per le emissioni di
CO2 che “anche e soprattutto” quelle di altre sostanze. Questo e’
“sotto gli occhi di tutti” e “nessuno puo’ provare il contrario”.
Fulvio Conti, amministratore delegato e direttore generale di
Enel, risponde cosi’ alle critiche degli azionisti-attivisti
intervenuti all’assemblea degli azionisti, una vasta compagine
che arrivava da Civitavecchia, dal Cile, dalla Romania, dalla
Puglia e dalla Calabria.
   ”Il carbone che noi chiamiamo pulito con orgoglio”, dice
Conti, “secondo fonti non pagate da noi ma dell’Onu o dell’Ocse,
dell’Iea, continuera’ ad essere anche nei prossimi decenni la
fonte primaria di energia per trasformare le calorie in
kiloWattora”, aggiunge l’ad e dg Enel: “con le tecnologie
esistenti siamo in grado di garantire che gli impianti non siano
in alcun modo dannosi per la salute”.
   Per fare un esempio, dice Conti, “a Civitavecchia abbiamo piu’
controlli di quanti ce ne possano essere con un vigle urbano
all’incrocio”. In altre parole, dice rispondendo all’attivista
Simona Ricotti dei No Coke Civitavecchia, “ci controllano tutti i
giorni, ci sono visite ogni giorno e mezzo per ispezioni. Non e’
mai emerso niente e non puo’ emergere niente perche’
quell’impianto (Torrevaldaliga Nord, ndr) e’
all’avanguardia”.(SEGUE)
  (Ran/Dire)
18:55 30-04-13
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ENERGIA. CONTI AD AZIONISTI-ATTIVISTI: NOSTRI IMPIANTI SICURI -2-
(DIRE) Roma, 30 apr. – E non c’e’ nessun ‘intervento’ sugli enti
locali, sottolinea Fulvio Conti, amministratore delegato e
direttore generale di Enel, “non compriamo amministrazioni locali
ne’ mai lo faremo”, questo perche’ “in ogni investimento in
questo Paese o in altri” fatto dall’azienda “non c’e’ niente di
nascosto, e’ tutto alla luce del sole” sottolinea Conti. “Sono
investimenti necessari, non capricciosi”, quelli che sviluppa
l’azienda, e questo vale “per qualsiasi territorio”, dice l’ad e
dg Enel.
   Rispetto ai dati sanitari, “lo studio Sentieri del ministero
Salute, non evidenzia criticita’ rispetto agli impianti
termoelettrici- aggiunge Conti- ne’ a Civitavecchia ne’ a
Brindisi” (affermazione contestata nella sua replica da Simona
Ricotti dei No Coke Civitavecchia). Certo, “accuse ci sono, ci
sono indagini in corso- segnala l’ad e dg Enel- ma per ragioni
ambientali e non certo sanitarie”: cio’ detto “vi invito ad
aspettare una eventuale condanna”.
   A Brndisi “stiamo investendo per il miglioramento ambientale-
aggiunge Conti- se stiamo pensando di investire per coprire il
carbomnile e’ perche’ pensiamo di voler eliminare anche un
possibile impatto che non dovrebbe essere dannoso, ma che a volte
puo’ sembrare particolarmente fastidioso se dovesse verificarsi
lo sfarinamento del carbone con l’emissione di polverino”.(SEGUE)
  (Ran/Dire)
18:55 30-04-13
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ENERGIA. CONTI AD AZIONISTI-ATTIVISTI: NOSTRI IMPIANTI SICURI -3-
(DIRE) Roma, 30 apr. – Per quel che riguarda la questione dei
rifiuti della centrale Federico II trovati in Calabria, “non sono
tossici”, garantisce Fulvio Conti, amministratore delegato e
direttore generale Enel: “non sono tossici: vengono esaminati da
laboratori terzi, e non sono pericolosi ne’ tossici”. Quindi
“l’affermazione che i rifiuti sono pericolosi non corrisponde a
realta’”.
   Per quel che riguarda la Romania, “non voglio dire che ha
fatto un viaggio inutile” dice Conti all’attivista Mihail Valeanu
di Galati, “ma vorrei verificare con lui che il progetto cui fa
riferimento non ha avuto nessuna autorizzazione e non stiamo
spingendo perche’ l’abbia. Stia rilassato per il momento: se si
sente in pericolo, smetta di sentircisi”.
   Infine, ad Humberto Manquil Millaguir, rappresentante delle
comunita’ Mapuche, Conti spiega che “in Cile noi ci comportiamo
da buoni cileni, facciamo progetti rispettando le normative
locali”, progetti “accettati e discussi nel massimo della
trasparenza delle normative locali. E se non c’e’ autorizzazione
noi non facciamo investimenti”.
  (Ran/Dire)
18:55 30-04-13

 

 


30 Aprile – Rete Stop Enel nell’Assemblea degli Azionisti. Intervento Flavio Stasi

Per la Rete Stop Enel intervento di Flavio Stasi nell’Assemblea degli Azionisti 2013 a proposito dello smaltimento illegale di rifiuti tossici residui della combustione.

Sono qui, portando la voce di alcune comunità calabresi, per investire questa assemblea di una problematica grave e urgente.

Tra il 2009 ed il 2011 alcune inchieste giudiziare, con particolare riferimento alle operazioni “Leucopetra” e “Poison” rispettivamente del Corpo Forestale dello Stato e della Guardia di Finanza, hanno sgominato una organizzazione criminale che si occupava di smaltire illegalmente dei rifiuti tossici, ed in particolare sono stati ritrovate circa 100.000 tonnellate di rifiuti tossici in località Lazzaro (RC) e circa 130.000 tonnellate in località San Calogero (VV).

Successive indagini hanno accertato che buona parte di quei rifiuti provenivano dalla centrale a carbone “Federico II” di Brindisi, di proprietà di questa azienda.

Ad oggi quei luoghi sono rimasti, purtroppo, quasi nello stesso stato del tempo delle inchieste, mentre il Prefetto di Vibo Valentia ha in passato ordinato la distruzione di tutti gli agrumi provenienti dagli agrumeti interessati dalla contaminazione.

Purtroppo su queste vicende grava la sinistra ombra dell’organizzazione criminale più potente al mondo, la ‘ndrangheta, come testimoniato dalla relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti in Calabria, retta dall’on. Pecorella, la quale afferma che la Calabria, a causa della criminalità organizzata, è terra di smaltimento di rifiuti speciali ed in particolare “smaltisce”, legalmente ed illegalmente, circa il 7% dei rifiuti speciali prodotti nell’intero paese, pur producendone dieci volte di meno.

Inoltre alcune relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia, in particolare nel 2009 e 2010, hanno denunciato come le ‘ndrine siano state interessate ai progetti di riconversione a carbone o di costruzione di nuove centrali in Calabria, quindi ai progetti di Rossano (CS) (seppure la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale è stata archiviata nel 2012) e Saline Joniche (RC), con riferimento proprio allo smaltimento dei rifiuti derivanti da combustione.

Ho avuto la possibilità di dare un’occhiata alle risposte preparate dall’azienda rispetto alle domande poste dagli azionisti prima di questa assemblea, alcune delle quali riguardavano proprio questo argomento.

L’azienda minimizza la questione, facendo riferimento al procedimento giudiziario ancora in corso.

Io voglio rafforzare questa minimizzazione, seppure alcuni dei dirigenti Enel sono stati addirittura sottoposti a misure cautelari, in quanto un profondo sostenitore della nostra Carta Costituzionale e quindi credo sia legittimo rispettare il presupposto di innocenza fino al terzo grado di giudizio.

Aldilà delle responsabilità giudiziarie, però, ci sono delle inconfutabili responsabilità aziendali, alcune delle quali morali ed etiche, e ricordo che, come ricordato dal dott. Colombo proprio in apertura di questa assemblea, questa Azienda ha un codice etico che quindi si impegna a rispettare.

Trovo che come Assemblea degli Azionisti dobbiamo ritenere intollerabile che un’azienda come Enel non metta in atto le procedure necessarie per evitare quanto accaduto. La mancanza di una pianificazione chiara dello smaltimento, la mancanza di trasparenza e la mancanza di controllo minuzioso rispetto alle destinazioni finali dei rifiuti provenienti dagli impianti dell’azienda, hanno condannato quei luoghi alla devastazione ed all’avvelenamento, considerando che si tratta dei luoghi che distano circa 300 metri dal mare e che fanno parte di Zone di Interesse Comunitario, con conseguenze per l’economia e per la salute. È intollerabile che queste mancanze abbiamo indirettamente permesso a delle organizzazioni criminali di guadagnare, a scapito delle comunità, profitti stimati in circa 24 milioni di euro.

Questo non ha creato solo un danno incalcolabile ed oggettivo per quei territori e quelle comunità, ma ha anche causato un danno enorme per l’azienda in termini di credibilità internazionale ed immagine, considerando quanto questo Consiglio d’Amministrazione ci tenga a questi aspetti sostenendo numerose iniziative di sponsorizzazione. Potete immaginare, aldilà di ogni responsabilità giudiziaria, quanto negativamente sia percepita l’azienda in quei luoghi ed in tutta la regione, paragonata ad uno straniero che utilizza la terra per scopi intollerabili.

Pongo delle questioni, che sono allo stesso tempo delle richieste.

Chiedo a questa Assemblea di assumere come propria la responsabilità morale ed etica di quanto accaduto. Chiedo quali sono stati i provvedimenti immediati e quali saranno i provvedimenti futuri per evitare che questi episodi si ripetano in futuro, fra le altre cose in quella che dovrebbe essere la patria dell’Azienda, laddove dunque Enel dovrebbe rivestire un ruolo di prestigio.

Ho ascoltato l’amministratore delegato Conti criticare i Governi per i provvedimenti economici che penalizzano l’azienda. Vorrei allargare questa critica, manifestando il timore (che tende a certezza) che quei luoghi resteranno in quello stato per lungo tempo, in quanto in Italia la realizzazione dei piani delle bonifiche è assolutamente una chimera.

Dunque propongo all’azienda una “sponsorizzazione” che, a differenza delle squadre di basket e delle trasmissioni televisive, potrebbe fruttare un ritorno di immagine enorme.

Ancor prima di vedere accertate le eventuali responsabilità legali dell’Azienda, Enel si faccia carico dei piani di caratterizzazione e bonifica di quei luoghi, restituendo alle comunità la sicurezza sanitaria e le proprie risorse economiche, cercando di risollevare la reputazione aziendale in una regione che ha visto, tra l’altro, Enel assolutamente non in grado di risolvere le controversie determinate dalla propria attività: è accaduto a Rossano (CS) laddove l’azienda ha completamente ignorato le delibere dei Consigli Regionali e Comunali e le iniziative della società civile continuando a tentare di imporre la riconversione a Carbone di quella centrale; come è accaduto a Laino Borgo (CS) laddove l’azienda insiste da anni nel voler avviare un mega impianto a biomasse nel bel mezzo di un Parco Nazionale.

Ad oggi il meridione è penalizzato da mancanza di programmazione locale, ma anche da mancanza di infrastrutture ed investimenti corretti. Stando anche alle parole del neo-premier, se vogliamo vedere realmente al meridione come volano per l’economia dell’intero paese, con ripercussioni positive per tutti i settori, allora è necessario smettere di vedere al meridione come sede di impianti completamente dissonanti dalle vocazioni del territorio, puntando invece alla valorizzazione e quindi improrogabilmente al ripristino della sicurezza sanitaria, del patrimonio naturale e paesaggistico. L’azienda se ne faccia carico, ne avrà un certo ritorno di immagine.


30 Aprile – Rete Stop Enel nell’Assemblea degli Azionisti. Intervento Simona Ricotti

Per i comitati italiani della Rete Stop Enel, intervento di Simona Ricotti nell’Assemblea degli azionisti 2013.

ENEL: l’energia che ti ascolta; cosi si presenta l’azienda in uno dei suoi più conosciuti spot pubblicitari. ENEL, l’energia che ti opprime viene, invece, vissuta l’azienda ovunque sia presente, in Italia come nel mondo.

E questo perché il Consiglio di amministrazione e quella pletora di dirigenti, che voi e noi, sia in qualità di azionisti che in qualità di cittadini, paghiamo profumatamente, si è volutamente mostrata sorda e cinicamente indifferente dinanzi alla sofferenza dei territori, incapace di ascoltare quanto avevano da dire intere popolazioni rispetto le scelte industriali dell’azienda che si sono trovate a subire. Peggio ha utilizzato milioni di euro per imbavagliare le popolazioni con ricorsi, consulenze pilotate, pressione sui mass media, finanziamenti ai governi locali e nazionali, sponsorizzazioni distribuite a pioggia su società ed associazioni; costi importanti che ENEL sostiene per imporre le proprie volontà sui territori, comprando il consenso degli enti locali che in Italia schiacciati dal patto di stabilità, altrove schiacciati dalla fame e dalla corruzione, si trovano a dover gioco forza accettare.

Milioni di euro che è bene sottolineare vanno ad incidere, unitamente alle tante altre scelte sbagliate, sul pesante debito finanziario dell’azienda.

Un debito di 43 miliardi di euro dovuto a scelte ed investimenti sbagliati, come quello dell’acquisto di ENDESA e di centrali obsolete nel Est europeo, cha sta comportando grandi debiti a fronte di bassi ricavi, facendo sì che il titolo crollasse in borsa, o come quello di continuare a spingere sulla realizzazione di nuovi impianti di cui non vi è alcuna necessità nell’attuale contesto di progressivo e crescente calo dei consumi energetici: 5% rispettivamente nel 2010, nel 2011 e nel 2012, che si attesterà, secondo le stime degli analisti internazionali, all’8% nel 2013, per raggiungere picchi a due cifre fin oltre il 2017.

Politiche aziendali non solo sorde, ma che si stanno rivelando una vera e propria trappola per gli azionisti che si trovano a dover decidere, al fine di ridurre il debito miliardario, un taglio di oltre 6 miliardi entro il 2017 tramite la chiusura di impianti a turbogas e olio combustibile per circa 7000 MW e al taglio di circa 3500 posti di lavori, e a dover sostenere nel contempo investimenti per nuovi impianti e riconversioni, come quelli di Porto Tolle, di Rossano, di Bagnore, dell’ Amiata, di cui non c’è alcun bisogno, e che, per di più, sono profondamente osteggiati dalle popolazioni e che proprio per questo graveranno sul bilancio con tutta una serie di pesanti costi aggiuntivi, che andranno ad appesantire quel 1,5 miliardi di euro per contenziosi già presenti nell’attuale bilancio.

Siamo stati quindi costretti a comprare delle azioni, per riuscire ad interloquire con voi, azionisti di ENEL, nella speranza di trovare luogo più fertile all’ascolto, di riuscire a rendervi maggiormente consapevoli di alcuni aspetti delle politiche aziendali che hanno ed avranno sempre più pesanti ricadute in termini non solo ambientali ed etici, ma anche in termini strettamente economici, se anche, con estremo cinismo, vi interessasse solo questo aspetto, su quelle che sono le prospettive aziendali di breve e medio termine.

Perché è bene che sappiate che ognuno di voi che siede qui, ogni singolo azionista ENEL, in virtù delle politiche aziendali portate avanti dal CdA, è responsabile a tutti gli effetti delle devastazioni sociali, ambientali e sanitarie che l’ente energetico agisce sui territori.

Responsabile delle pesantissime percentuali di mortalità e morbilità per patologie oncologiche, respiratorie e cardiovascolari che si registrano a Civitavecchia, a Brindisi, a La Spezia, in zona Amiata, etc; percentuali, badate bene, i cui dati sono costituiti da corpi, carne e sangue di migliaia di bambini, di uomini e donne che hanno pagato e continuano a pagare con la vita e con immani sofferenze le ricadute sulla salute di milioni di tonnellate di veleni che questi impianti immettono nell’ambiente circostante. E come non bastasse, l’Enel mette a disposizione gli impianti termici per bruciare i rifiuti ,vista la tossica autorizzazione governativa di utilizzare il “CSS” come combustibile, invece di avviare la chiusura degli inceneritori entro il 2020 come prevede la raccomandazione UE del 2012.

Responsabili della distruzioni di intere economie devastate dal pesantissimo inquinamento provocato da questi impianti, spesso in esercizio in violazione delle più elementari norme di sicurezza ambientali e per questo sottoposti a decine di inchieste giudiziarie,e rinvii a giudizio di dirigenti Enel come nel caso del Brindisino, ma non solo.

Responsabili della violazione dei diritti umani di intere popolazioni come in Cile, in Colombia, S.Salvador e Guatemala.

Responsabilità di cui ognuno di voi dovrà rispondere davanti alla propria coscienza e alla storia, ma di cui, invece l’azienda, e a questo forse sarete più sensibili. si troverà a rispondere in solido nelle sedi giudiziarie. E questo non farà certo bene all’immagine e ai bilanci di ENEL, nonostante gli sforzi di apparire azienda attenta alla sostenibilità ambientale e alla questione sociale,fuori e contro il “ codice etico”che tanto viene sbandierato.

Perché è bene che sia chiaro che porteremo ogni singola violazione dei diritti umani nelle sedi di giudizio europee ed internazionali; ogni singola violazione delle normative vigenti sulle leggi ambientali e sanitarie e delle rispettive autorizzazioni in tribunale; chiameremo a rispondere degli immensi danni sanitari che sta subendo la popolazione e chiederemo il risarcimento danni per ognuno. E questo avrà un costo enorme per l’azienda, è bene gli azionisti lo sappiano, non solo in termini di spese legali, di consulenze e quanto altro, ma soprattutto in termini di risarcimenti e di danno all’immagine: la difesa della nostra vita, della nostra salute e delle nostre terre contro l’immagine aziendale.

Ci sono poi i cosiddetti costi esterni, che seguendo l’ormai consolidata logica per cui si privatizzano i benefici economici e si scaricano i costi ambientali, sanitari e sociali sullo Stato, ovvero sui contribuenti, si troverà a pagare l’intero paese e ci si dovrebbe spiegare come il socio di parte pubblica, che dovrebbe sedere in questa assise a rappresentare gli interessi del popolo italiano, intenda far coincidere tali oneri con l’interesse nazionale.

Dove risiede, ad esempio, l’interesse nazionale nell’approvare un piano industriale che prevede di portare la quota di energia prodotta con il carbone al 50%, ben sapendo che tale tipologia di combustibile è quella che presenta le maggiori esternalità; basti considerare che applicando il metodo d calcolo dei costi esterni messo a punto dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) per l’insieme delle centrali a carbone di ENEL in Italia (dati 2009) si stima un costo esterno complessivo di 1772 milioni di euro.

La decisione della decarbonizzazione nella produzione di energia presa dalla UE, è quindi ambientalmente auspicaile, socialmente utile ma anche economicamente convincente.

Stesso interesse nazionale che non riusciamo a comprendere nella Strategia Energetica Nazionale(SEN) approvata dal Governo Monti- che si basa essenzialmente su “ Italia HUB del gas per la UE(con rigassificatori,grandi depositi e gasdotti); aumento produzione idrocarburi (con trivellazioni petrolifere e fraking); sottrazione di1/5 di territorio agricolo per produzione di agrocombustibili – tre filoni insostenibili per il nostro gia fragile Paese ,in cui si alternano dissesto idrogeologico,alluvioni e terremoti , e per le popolazioni che ne subiranno come al solito danni e conseguenze.

Vogliamo inoltre in questa sede evidenziare che riteniamo inaccettabile che ENEL, società il cui socio di maggioranza relativa è il Governo italiano, non ottemperi alla volontà plebiscitaria violando così la sovranità popolare sancita con il referendum del 2011, di rigetto della strategia nucleare, prevedendo l’uscita dell’azienda dalla produzione nucleare e da progetti in itinere in Spagna,Slovacchia,Bulgaria,Russia.

Le politiche energetiche che ENEL persiste nel voler portare avanti si sono dimostrate economicamente, socialmente ed ambientalmente fallimentari, il futuro sta in un diverso modello di energia, una energia giusta. che sappia inserirsi con armonia nei territori e ne incentivi anziché distruggere le vocazioni, che sia al servizio e non contro i cittadini, che si basi su una produzione diffusa ed utilizzi le nuove tecnologie reticolari di trasmissioni.

Non cambiare indirizzo significa continuare a percorrere una strada fallimentare che non farà che aumentare il debito dell’azienda e le bollette degli utenti, per questo vi sollecitiamo a fermarvi, ad applicare la Moratoria su tutto l’autorizzato, compresi i pozzi geotermici dell’Amianta, e le riconversioni a carbone, così da avviare un nuovo piano energetico basato sulle reali necessità del paese.

Una strada che in realtà è obbligata perché vogliamo dirlo con la determinazioni di chi sta difendendo il proprio futuro: la diga de El Quimbo in Colombia, HydroAysen in Cile, le centrali nel territorio Mapuche, le riconversioni a carbone di Porto Tolle e Rossano Calabro, la centrale di Bagnore e quelle in zona Amiata, sono tutti progetti che “non si faranno”perchè noi ci opporremo uniti, con la forza e la consapevolezza universale di chi sta proteggendo la propria terra e il futuro dei propri figli.


30 Aprile, Stop Enel nei luoghi simbolo di Roma – Foto e Rassegna

Nell’ambito della tre giorni Stop Enel, i comitati hanno voluto portare i loro striscioni e la loro protesta nei luoghi simbolo di roma nel mondo: il Colossero, la scalinata di Piazza di Spagna, la Fontana di Trevi.

Ecco le foto

Alcune testate nazionali riportano la notizia

Photogallery La Repubblica

Il Fatto quotidiano

VEDI ANCHE 30 Aprile, Sit-In di fronte all’assemblea degli azionisti Enel


30 Aprile, Sit-In di fronte all’assemblea degli azionisti Enel

309941_10152988531080107_218210358_nNell’ambito della 3 giorni della Rete Internazionale Stop Enel, il 30 Aprile, durante lo svoglimento dell’Assemblea degli Azionisti dell’ENEL, i comitati impattati da progetti della multinazionale italiana si sono dati appuntamento proprio di fronte alla sede, in viale Regina Margherita 125, a Roma.

Durante il Sit-In i vari comitati hanno tenuto una conferenza stampa.

Di seguito i video e le foto.

[VIDEO] Conferenza stampa

Ionut Brigle, Bankwatch – Romania

Miller Armin Dussán Calderón, Asoquimbo – Colombia

Concepcion Santay, Sindaco dell’Alcaldia Indigena di San Juan Cotzal – Trianolo Ixil, Guatemala

Gianni delle Gemme, No al Carbone Brindisi

Marzia Marzoli, No Coke Alto Lazio

Sos Geotermia, Monte Amiata

Daniela Patrucco, Spezia Via Dal Carbone