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Sulla questione dei migranti serve serietà

Non si usi il solito pretesto dell’emergenza.
Avevo chiesto, nel corso di diversi incontri con l’amministrazione comunale, su una questione difficile e delicata come quella dell’accoglienza dei migranti, di agire con concretezza per il bene della città ed evitare inutili kermesse mediatiche senza alcuna utilità.

Si era chiesto, inoltre, l’invio di un documento con richiesta di incontro urgente al Prefetto, che avremmo sottoscritto unitariamente come consiglieri comunali.

Pertanto, in coerenza con quanto richiesto, per più di una settimana ho letto silenziosamente comunicati soprattutto della maggioranza, per altro spesso fumosi e contraddittori, la quale però non trovava tempo e modo di produrre la richiesta urgente alla prefettura.

Oggi il piattino è servito: siamo stati informati del fatto che il Prefetto ha intenzione di ghettizzare 150 persone a contrada seggio, presso una struttura privata, e le belle parole (condivisibili) sull’accoglienza diffusa sono rimaste tali.

Direi che, per evitare ulteriori debacle, è il caso di fare qualche precisazione.

Intanto, per ciò che riguarda il centro storico, gli uffici comunali sanno dei lavori di ristrutturazione dell’ex aziendale fin dagli ultimi giorni di Luglio, allorquando hanno ricevuto comunicazione per ristrutturazione di edificio scolastico. Una classe dirigente attenta si sarebbe chiesta quale nuova scuola avremmo inaugurato di li a a poco nel centro storico, ma la nostra classe dirigente (pluripremiata con soldi nostri) non lo ha fatto, così nel frattempo, mentre il proprietario dello stabile chiedeva il cambio di destinazione d’uso (da scuola a dormitorio) sono scaduti i 30 giorni a disposizione degli uffici per poter contestare i lavori. Anche in questo caso siamo arrivati tardi.

Del resto non avremmo saputo niente di tutto questo se non avessi sollevato la questione del centro di accoglienza nel corso dell’ultimo consiglio comunale, il 19 Agosto, altra inesattezza proposta dall’intera maggioranza che, come tutti i movimenti politici della città, fino a quel momento ha finto di non sapere nulla.

Al posto di comunicati inutili si sarebbe dovuto produrre un documento da inviare con urgenza al Prefetto, con richiesta di incontro, che avremmo sottoscritto come gruppi consiliari, ma, come ormai è consuetudine, alla disponibilità della minoranza si risponde con tentativi maldestri di strumentalizzazione senza alcuna utilità per la comunità.

Questo documento avrebbe dovuto rappresentare la linea di tutta la città, pronta ad accogliere, come già detto in consiglio comunale, ed a non girare la testa dall’altra parte rispetto all’esodo biblico di intere popolazioni che fuggono dalle guerre, ma che intende adottare un modello di accoglienza ed integrazione vera, evitando ghettizzazioni e speculazioni su un fenomeno umano, sociale e storico.

Oggi siamo quasi, sottolineo quasi, di fronte a fatto compiuto.

Continuo a manifestare la massima disponibilità ed il massimo sostegno all’Amministrazione se la linea comune è quella dell’accoglienza diffusa, responsabile e basata sull’integrazione reale, distante da squallidi business e ghettizzazioni di massa che rifiutiamo e che ostacoleremo con ogni mezzo.

Mi auguro, però, che d’ora in poi le cose si facciano con serietà e senza altre inutili parate.

È necessario che sull’ex aziendale si prenda posizione chiara: non ci sia alcuna concessione.

È necessario impedire che la prefettura passi sopra le teste della comunità e degli enti locali con il solito pretesto dell’emergenza, uno scenario visto fin troppe volte in Calabria e che non ha mai prodotto risultati positivi per nessuno se non per lo speculatore di turno.

Inoltre è assurdo che, come amministratori, non abbiamo il quadro completo delle strutture private che hanno dato disponibilità ad ospitare dei migranti ed in quali dimensioni: la questione non può essere ristretta ad una trattativa prefettura-privati, con il rischio che di volta in volta verremo informati a cose fatte senza nessuna strategia, nessuna direzione e senza nessun rispetto per la città e le sue Istituzioni.

Al contrario è la prefettura che deve prendere atto di un piano preciso di accoglienza che aderisca al tessuto economico, sociale e vocazionale del territorio, che preveda, per altro, progetti di integrazione reale e controllata e che non può non essere prodotto dall’amministrazione comunale e solo da essa.

Queste sono rivendicazioni sulle quali chi oggi rappresenta la città avrà il massimo sostegno. Altri tipi di scenari sono inaccettabili e richiederanno, quindi, provvedimenti ed iniziative di tipo diverso in sinergia con l’intera comunità.


Sulla sanità servono interventi urgenti e chiarezza

Restano perplessità sull’atto aziendale.
L’incontro con il Presidente Oliverio ed il direttore Mauro sulle questioni che riguardano lo Spoke Rossano-Corigliano è servito per mettere in chiaro alla politica regionale che il livello della sanità sullo Ionio Cosentino resta ampiamente al di sotto della civiltà e richiede quindi interventi urgenti ed investimenti. Riteniamo che l’era dei progetti strampalati e dei provvedimenti ad personam debba essere chiusa.

Inutile fare l’elenco delle gravissime disfunzioni degli ospedali, la sintesi è che i nostri nosocomi sono da film dell’horror. È evidente che qualcuno ci guadagna: la sanità convenzionata, che è un modo elegante per descrivere la sanità privata, e le altre Regioni. Chi ci perde è la nostra gente.

Ricordo che il responsabile principale di questa drammatica situazione è l’ex commissario Giuseppe Scopelliti, il quale sostenuto elettoralmente da Mascaro e da buona parte della sua maggioranza (nonché da parte dell’attuale opposizione) è stato l’artefice del criminale piano di rientro sanitario che ha chiuso gli ospedali di Cariati e Trebisacce ed accorpato confusamente Rossano e Corigliano.

Tornando all’oggi, insieme agli altri capigruppo abbiamo chiesto ed ottenuto dal governatore degli impegni precisi rispetto al nuovo ospedale, alla centralità dello spoke Rossano-Corigliano ed ad alcuni interventi urgenti che questo richiede: potenziamento del pronto soccorso, attivazione di nuova strumentazione, nuovo personale medico e paramedico. Se questi impegni non saranno rispettati, la risposta istituzionale e sociale del nostro territorio dovrà essere, e per quanto ci riguarda sarà, molto decisa.

Abbiamo inoltre chiesto che il consiglio comunale sulla sanità alla presenza del governatore non venga procrastinato oltre a metà settembre e sarà anche occasione per verificare il mantenimento degli impegni assunti.

Nonostante i chiarimenti, restano molte le perplessità sull’atto aziendale che continua a dividere Rossano e Corigliano in due distretti diversi, una scelta dalla dubbia efficienza e dalla sicura profonda inopportunità, un provvedimento che può e deve essere rivisto.

Dovranno essere le due città, insieme all’intero territorio ionico, a non cadere nell’ennesimo tranello che le vuole divise e deboli nei confronti del capolouogo e di altri territori, superando i campanilismi e basandosi sulla qualità dei servizi.

Inutile girarci intorno, la questione ginecologia-ostetricia è stata affrontata fino ad ora con mediocrità. Ribadisco che è inconcepibile avere un reparto chirurgico senza centro trasfusionale, senza sala rianimazione, senza elisoccorso, con mezzi del 118 che fanno la spola carichi di provette. Se non si interviene su questa situazione, come già detto nei mesi scorsi a costo di risultare impopolare, i nostri figli nasceranno tutti in Basilicata, aggravando l’emigrazione sanitaria.

Se è questo quello che vogliamo, siamo sulla strada giusta.

Attendiamo ora risposte ed impegni anche dal Commissario Scura, una figura ormai ectoplasmica che sembra manifestarsi esclusivamente con provvedimenti improponibili, un uomo del governo Renzi che nel rispetto della tradizione commissariale calabrese ed italiana si muove senza alcuna considerazione delle comunità e delle istituzioni locali. Non c’è dubbio sul fatto che la fase emergenziale debba essere chiusa al più presto, evitando tragedie irreparabili come i 15 anni di emergenza rifiuti, ma ciò non toglie che il commissario Scura abbia il dovere di interloquire con i territori.