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E propaganda fu, anzi, peggio

La proposta c’era, il coraggio di farla no.

IMG-20150310-WA0011Data la delicatezza e l’importanza dell’argomento, proverò nel limite del possibile ad evitare ogni possibile polemica, senza però censurare il profondo imbarazzo provato come cittadino di Rossano di fronte allo spettacolo di ieri.
Un consiglio comunale convocato su un tema come la centrale Enel, non sulle sagre estive o sul colore delle mattonelle per tre metri di marciapiede, in cui il sindaco di una città che vorremmo importante non solo interviene soltanto alla fine lasciando ad intrepidi consiglieri di maggioranza l’ingrato – ed inopportuno – compito di dire e non dire, ma piuttosto che tracciare sintesi e prospettive, si impegna nell’accapigliarsi con questo e con quello e nel fare superflue cronistorie.
La mia non è davvero una polemica, è solo profondo imbarazzo.
Quello che si è capito, sforzandosi di cogliere una posizione tra fatti e smentite, è che la proposta c’era, anzi c’è, ma è così barbara ed incivile che nessuno ha avuto il coraggio di spiattellarla.
Nessuno si è alzato dicendo: io sono per l’inceneritore. Qualcuno ha provato a mischiare le carte in tavola, chiamandolo centrale di Manfredonia, impianto a letto fluido, termo(s)valorizzazione, ma alla fine ognuno ha mollato la palla rovente al collega di fianco, limitandosi, al massimo, alla solita, demagogica, intramontabile barzelletta del “però non si può dire no a tutto”, storico prologo del “si a tutto, basta che ci aggiustiamo qualcuno” a cui la nostra classe dirigente ci ha abituato.
Ad onor del vero ad essere stati chiari, oltre ai consiglieri di minoranza, sono stati dei consiglieri di maggioranza che hanno detto a chiare lettere di essere contrari alla riconversione ad inceneritore, nonostante nessuno l’avesse proposta, ed a questi va il mio sincero apprezzamento.
Così quello che era un legittimo timore, cioè quello di veder trasformata la questione centrale in un tema di propaganda elettorale, è svanito non per mancanza di volontà, ma per inconcludenza dell’amministrazione. Ciò che resta è l’irresponsabilità di aver rischiato di innescare una divisione sociale dannosa non per qualcuno in particolare, ma per l’intero territorio della sibaritide.
Unico segnale positivo ritengo sia quello dell’apertura di un tavolo tra istituzioni e società civile che possa formulare delle proposte per l’utilizzo del sito di Sant’Irene, con una precisazione: sbaglieremmo, a mio modesto avviso, a chiamarlo tavolo tecnico. Non credo ci sia da decidere se una tecnologia è più efficiente di un’altra o se un filtro è meglio di un altro, non credo ci sia da fare convegni scientifici.
C’è da decidere cosa fare del nostro territorio, su che tipo di sviluppo puntare, e sulla base di questo servirsi della tecnica per raggiungere obiettivi strategici, col fine di rilanciare un territorio che ha forte bisogno di coraggio e programmi a lungo termine. Un tavolo politico, quindi, non tecnico, perché di questo dovrebbe occuparsi la politica, a partire da chi occupa temporaneamente i ruoli istituzionali fino al singolo cittadino sensibile. Se c’è da far questo, di certo la società civile della città non si tirerà indietro.

Flavio Stasi
Referente Regionale Legge Rifiuti Zero


[VIDEO] Carbone pulito, coscienze sporche. 28-30 Aprile. Tre giorni Stop Enel

Il 30 aprile si celebrerà a Roma l’assemblea degli azionisti di Enel Spa. Dalle mega dighe della Colombia, del Cile, del Guatemala al carbone di Civitavecchia, Brindisi, La Spezia; dal nucleare in Spagna alle rinnovabili di nome e non di fatto, come la geotermia in Toscana e le biomasse sul Pollino ; dalle mega centrali dell’Est Europa ai catorci ad olio combustibile di Rossano, Porto Tolle, Montalto di Castro: Enel rappresenta in pieno il modello energetico che ha caratterizzato gli ultimi cinquant’anni di politiche industriali dell’occidente, un modello fallimentare basato sull’esaurimento di risorse naturali, sullo sconvolgimento dell’ecosistema sulla prevaricazione sistematica della volontà, degli interessi e dell’identità delle comunità locali, in Italia come all’estero.

locandinaLa Campagna “Stop Enel” nasce per contrastare queste politiche e promuovere un nuovo modello energetico. La rete che ha già dato vita a due assemblee internazionali e invita tutti a partecipare a tre giorni iniziative ed approfondimenti che si svolgeranno a Roma:

Domenica 28 aprile – ore 10.30-17.30

Seconda Assemblea Internazionale della Campagna Stop Enel

CineTeatro Volturno Occupato – Via Volturno 37

Lunedì 29 aprile, ore 10.30 – 13.30

Seminario di approfondimento: Il ruolo di ENEL nel mercato dei crediti di Carbonio

CineTeatro Volturno Occupato – Via Volturno 37

Pomeriggio: Incontro del Coordinamento Nazionale No Carbone

Martedì 30 aprile – ore 14.00

Sit in STOPENEL durante lo svolgimento dell’assemblea degli azionisti

Di fronte alla sede nazionale di ENEL – Via Regina Margerita 125

Scarica la locandina

Scarica l’APPELLO AI TERRITORI


Bentornati nell’ottocento, ma autorizzati dal Ministero.

DSCF0663_Dobbiamo dirlo: apprezziamo la risposta di Enel Spa. La multinazionale miliardaria, dimostrandosi più democratica di molte istituzioni “democratiche” non si sottrae al dibattito pubblico che noi abbiamo sempre stimolato. Del resto i fumi che la centrale di Sant’Irene libra in aria attraverso le torri da 200 metri li respiriamo noi cittadini i quali, quindi, devono essere informati sull’attività della centrale, preferibilmente prima che le caldaie vengano messe in funzione.

Nell’apprezzamento, tuttavia, siamo costretti a chiedere ulteriori chiarimenti e qualche rettifica.

Intanto, apprendiamo con piacere che Enel Spa smentisce i dati da noi forniti nel comunicato stampa del 17 Marzo, perché si trattava di dati profondamente inquietanti: migliaia di chili di ossido di zolfo, ossido di azoto, monossido di carbonio eccetera. Il punto, un po’ imbarazzante a dire il vero, è che quei dati sono stati forniti dalla stessa Enel Spa, e sono riportati nel Registro Continue reading


Rossanesi, bentornati nell’ottocento.

DSCF0705_Sotto gli sguardi apparentemente indifferenti dei rossanesi, sono ormai molti fine settimana che le torri di Sant’Irene sbuffano inebriando il cielo con benefico vapore bianco.

Già, perché ora, grazie a complesse e ultra inquinanti formule chimiche, il fumo nero che un tempo vedevamo uscire dalle ciminiere degli impianti industriali diventa bianco come i vapori di una sauna rilassante, se non addirittura trasparente.

A questo punto rivolgiamo delle domande che richiedono risposte immediate da parte di Enel, senza le quali ognuno è autorizzato a pensar male.

Quando si è parlato della famosa petroliera che avrebbe dovuto attraccare al porto di Corigliano carica di olio per riempire i mega-serbatoi della Centrale, l’azienda ha rassicurato tutti Continue reading


La ‘ndrangheta sul carbone. Davvero?

donna-imbavagliataBalza sulle prime pagine dei giornali regionali, e persino sui quotidiani nazionali, la notizia delle presunte correlazioni tra il progetto della centrale a carbone di Saline Joniche (RC) e le cosche ndranghetiste del reggino, in particolare la cosca dei Iamonte di Melito Porto Salvo. L’inchiesta condotta dalla DDA di Reggio Calabria e diretta dalla Procura della Repubblica ha portato alla custodia cautelare di 65 persone, tra cui anche esponenti istituzionali, ed ha riguardato tutta l’attività delle cosche, dal traffico di stupefacenti agli appalti. Io sono garantista, non credo nella gogna mediatica ma in una forma di giustizia alta, altra, sociale, e per questo non ritengo che gli indagati siano colpevoli.

Allo stesso tempo però ho abbastanza rispetto per la mia intelligenza e per quella della mia gente per constatare dei dati di fatto: dietro le torri di babele industriali lasciateci dal Pacchetto Colombo (Centrale Enel di Rossano e liquichimica di Saline per esempio) non ci sono di certo “errori di valutazione”, così come non sono stati problemi tecnici quelli dell’Autostrada Salerno – Reggio Calabria, o come non sono delle semplici sviste quelle che causano i copiosi disastri ambientali e le truffe miliardarie intorno ai rifiuti solidi urbani. Ed il business delle centrali a carbone rispecchia tutte le caratteristiche di queste note vicende: giro di soldi enorme ; profitti stratosferici nelle mani di pochi ; aziende nascoste come tra le scatole cinesi ; l’auspicio, forse il disperato bisogno, di incorrere in organi di controllo “distratti” ; una quantità impressionante di costi pagati dalla collettività, in termini economici, di salute, ambientali.

Fatto, ed anche detto, ormai un anno e mezzo fa.

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L’unica cosa pulita del carbone è la coscienza di chi lo combatte.

Giacchè ci sono, mi chiedo se per conoscere cosa si cela dietro il ciclo dei rifiuti calabrese dovremo aspettare i libri di storia dei nostri pro-nipoti, visto che sembra non interessarsene nessuno; visto che per scoprire i disastri ambientali bisogna bloccare le strade e trascinare gli inquirenti a due metri dai reati (anche se non sempre è sufficiente); visto che le procure sembrano più impegnate a perseguitare chi ama il proprio territorio ed osa rivendicare dignità, per esempio per la ferrovia, piuttosto che a perseguitare chi lo distrugge alzandoci un bel po’ di soldi. Chissà.


I sindacati curino gli interessi di tutti. L’unico pregiudizio è di Enel.

Non capiamo di quali pregiudizi e barriere illogiche parlino i rappresentanti sindacali del territorio riguardo alla centrale di Sant’Irene, se non quelli della Società Enel, che a fronte di uno smantellamento delle centrali a carbone in tutto il mondo, ha proposto arrogantemente ad un territorio a vocazione turistica ed agricola una centrale a carbone.

Ma non solo: il progetto di Enel, è bene ricordarlo, prevede navi carboniere da centomila tonnellate attraccate di fronte alla centrale; piattaforme galleggianti colme di carbone che fanno la spola; diciassettemila tir carichi di biomasse, ceneri, fanghi, residui della combustione sulla SS 106 (un tir ogni 29 minuti circa); tutto questo per non ottenere un posto di lavoro in più rispetto a quelli attuali, così come recitato dallo stesso progetto enel (sintesi non tecnica, pag. 22). Continue reading


L’industria che piace alla classe politica incapace

Contributo comparso sulle pagine regionali de Il Quotidiano della Calabria del 25 Giugno 2012.

di Flavio Stasi

La crisi avanza e lungo il territorio rispuntano i progetti di mostri inquinanti come la centrale a carbone di Saline Joniche. Il vento fetido della speculazione, che spira da Roma e arriva fino allo stretto, passando sembra aver risvegliato anche qualche parassitario appetito bizantino: a Rossano qualcuno torna sul progetto di riconversione.

Inutile tornare sugli aspetti sanitari, tecnici, politici, economici del combustibile fossile: qualsiasi sia il punto di vista da dove lo si guarda, quella del carbone è una semplice follia, dettata da interessi di multinazionali e di una cricca di sciacalli locali, da chi vende il terreno dove si costruirà la centrale a chi gestirà una parte di posti di lavoro in cambio di voti o deleghe sindacali. Questa è storia della nostra regione.

Ma se certe proposte indecenti meritano spazio su un quotidiano è per un’altra ragione.

Una classe politica accorta e assennata mirerebbe alla valorizzazione del territorio, a dare inizio ad uno sviluppo regionale e locale che crei posti di lavoro migliorando la qualità della vita dei calabresi, che sfrutti le risorse naturali e storiche della nostra regione. Una classe politica che sia in grado quindi di programmare senza pregiudizi e scadenze, che coinvolga le comunità nelle scelte che la riguardano, che si basi sui dati reali, economici e storici della nostra regione e soprattutto che sia in grado di pianificare a lungo termine. La classe politica che non abbiamo mai avuto, con prove inconfutabili. Continue reading


Da Porto Tolle a Reggio Calabria, no al carbone.

tratto da il Manifesto del 30 Ottobre 2011

Le forze dell’ordine avevano tentato di spaventare cittadini e negozianti di Adria: domani state attenti, arrivano i no-carbone. Ma in molti nella cittadina veneta devono aver abbassato le serrande non per paura, ma per sfilare in corteo: migliaia di persone hanno riempito le strade fin dal primo pomeriggio per fermare il progetto del carbone a Porto Tolle.

Nello stesso giorno altre manifestazioni si sono tenute a Civitavecchia, a Brindisi, a Vado Ligure (SA), a Saline Joniche (RC). Non ci sono secessioni artificiali che tengono, dal profondo sud della Calabria alle pianure venete, a pochi mesi dal referendum sul nucleare, un popolo intero si è espresso chiaramente: basta carbone.

Dalle piazze collegate in tanti denunciano le conseguenze che la combustione del fossile avrebbe sulla salute. Tanti medici, ma anche semplici cittadini costretti a diventare esperti di medicina ed ingegneria, evidentemente con ottimi risultati.

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135 mila tonnellate di veleni di Enel e del carbone in Calabria

Nel 2009 l’operazione “Leucopetra” aveva smascherato un’associazione a delinquere che aveva interrato in provincia di Reggio Calabria più di centomila tonnellate di fanghi tossici provenienti dalla centrale a carbone di Brindisi “Federico II”, quella che Enel definisce d’avanguardia e con cui finanzia concerti, squadre di basket e visite pastorali del Papa.

Quando qualche settimana fa la Guardia di Finanzia informava dello smaltimento illegale in Calabria di 135 mila tonnellate di rifiuti tossici, prodotti da una “azienda leader del settore energetico”, nessuno lo ha detto ma sembrava un film già visto. Oggi scopriamo, per niente sorpresi, che nelle campagne di Vibo Valentia sono state sepolte 127 mila tonnellate di sostanze tossiche e pericolosissime prodotte ancora una volta dalla centrale a carbone di Brindisi, contenenti Nichel, Vanadio, Stagno, Selenio, Floruri e Solfati: stiamo parlando di veleno per il nostro organismo. Continue reading


Nessuna deroga alla volontà del territorio

Alla faccia della responsabilità nazionale, con la pressione dei mercati alle stelle e milioni di cittadini col fiato sospeso, il governo inserisce nella finanziaria una norma appositamente per il carbone, che nulla ha a che vedere col debito pubblico, con la borsa, con la stabilità del paese ed il suo sviluppo, anzi. Annunciando la pubblicazione del documento “Finanziaria di lacrime, sangue e carbone” denunciamo l’ennesimo tentativo di Enel e del Governo di agire in deroga alle norme democratiche, di tutela della salute, dell’ambiente e dell’economia dei territori. È l’ennesimo tentativo di scavalcare tutte le istituzioni e le istanze territoriali del territorio, a partire dalle associazioni del turismo, dell’agricoltura, della pesca, fino alla Provincia ed al Consiglio Regionale. Si intende calare dall’alto un altro disastro per l’economia e lo sviluppo della sibaritide.

Quello che speculatori energetici e faccendieri di governo non hanno capito è che si può agire in deroga alle norme, ma non alla volontà popolare. I cittadini del nostro territorio hanno già pagato per quarant’anni, con la propria salute e la propria economia, le speculazioni di predatori dell’energia e le inadeguatezze della classe politica: non abbiamo nessuna intenzione di pagare ancora. Anzi, viste le promesse mai mantenute riteniamo sia giunto il momento di incassare, per cui Enel e Governi pensino alla bonifica del territorio, alla tutela dei lavoratori dell’impianto e dell’indotto, nonché alle infrastrutture ad alle indagini epidemiologiche, dati i dati allarmanti, per comprendere quali danni hanno portato centrale ed elettrodotto ai cittadini.

Flavio Stasi

Coordinamento Nazionale No Carbone – CNNC

Rete Difesa del Territorio “Franco Nisticò” – RDT

 

Allegato: [Documento] Finanziaria di lacrime, sangue..e carbone