Sventati carbone e nucleare, ora pensiamo allo sviluppo del territorio

Grazie all’impegno di tutti gli italiani, la Sibaritide ha sventato un altro colpo fatale per il proprio territorio: non tutti lo sanno, infatti, ma uno dei siti individuati per la costruzione di impianti nucleari era proprio la foce del Crati, a pochi chilometri dallo scempio di Sant’Irene. Il messaggio che in questi mesi i comitati territoriali e referendari hanno lanciato è chiaro: i cittadini non vogliono più pagare con la propria salute ed il proprio portafogli le speculazioni di multinazionali e di una classe dirigente inadeguata.

Oggi, del tutto incoerentemente, quasi tutti stanno provando a salire sul carro dei vincitori, ma questa è una vittoria dei cittadini e dei comitati popolari, la cui azione non si esaurirà nelle urne, così come non è iniziata con la campagna referendaria. Il nostro territorio è ancora tormentato da molti problemi che ne impediscono lo sviluppo: i falchi Enel sono sempre pronti a rifilare alle popolazioni del mezzogiorno le tecnologie più obsolete facendo leva sul ricatto del lavoro, mentre il sistema dei rifiuti al collasso tiene le nostre contrade ostaggio di discariche e impianti inutili.

Dopo aver chiuso la pratica carbone ed aver scongiurato il pericolo nucleare, è il momento di pianificare il nostro sviluppo e valorizzare le nostre risorse, coscienti di essere più forti ed ascoltati di prima. I nostri territori da tempo prendono a calci la fortuna di avere mare, boschi, centri storici e accoglienza, mentre intere nazioni si arricchiscono di turismo per molto meno.

Prendiamo atto della netta contrarietà alla riconversione a carbone definita dal programma elettorale del neo sindaco di Rossano, ed auspichiamo di poter continuare a lavorare con l’alleanza delle istituzioni locali, qualsiasi sia il loro colore, con la certezza che non ci tireremo certo indietro se saremo costretti a farne a meno per difendere gli interessi del nostro territorio.

Iniziamo col rivendicare i crediti di tanti anni ai danni, per esempio, di Enel, la quale potrebbe impiegare un’unghia dei suoi quattro miliardi di euro di profitto annuale per ripagarci dei 40 anni di inquinamento atmosferico, 40 anni di turismo scoraggiato dalle sue ciminiere, senza contare le tante promesse mai mantenute.

Svestiamoci dei panni di chi sa soltanto tirare a campare ed iniziamo a costruire un posto per noi e per i nostri figli sulla nostra terra.

 

Flavio Stasi

Coordinamento Nazionale No Carbone

Rete Difesa del Territorio “Franco Nisticò”


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