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Questione SP 188. Report incontro col commissario.

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Anche se ormai a sera, informo gli interessati sulla questione della SP 188.

Dopo giorni di attesa, come cittadini interessati alla questione, questa mattina siamo riusciti ad incontrare il commissario facente funzioni di Sindaco del Comune di Rossano alla presenza del dirigente dei lavori pubblici del Comune. Si sono analizzate delle possibilità per cercare di riaprire la strada nel più breve tempo possibile. Abbiamo ribadito che qualunque sarà la scelta intrapresa, la città ha bisogno di rivedere riaperta la strada, ovviamente in sicurezza, nel giro di poche settimane e non di molti mesi come hanno lasciato intendere gli uffici della provincia.

Tale richiesta non può essere elusa né con ostacoli tecnici, visto che le soluzioni sono molteplici, né con la scusa della mancanza dei soldi: quando vogliono le istituzioni, con particolare riferimento a Provincia e Regione, soldi ne trovano a cascata.

Abbiamo quindi chiesto al Commissario di rappresentare la città in questa direzione, ed ha preso l’impegno di prendere subito appuntamento con gli uffici provinciali.

Nel frattempo, visto che al momento non è stata ottenuta alcuna risposta né progresso nella faccenda, come cittadini ci siamo detti pronti a tenere una seconda manifestazione mercoledì prossimo.

Non cesseremo di lavorare fin quando questa vicenda non sarà risolta.

Flavio Stasi

 


La metro leggera arriva a Berlino. Il fumo negli occhi si ferma a Thurio.

Littorina-nella-stazione-di-SibariSembra che la metropolitana di superficie, unico argomento realmente importante nel dibattito pubblico della sibaritide, non si limiti a congiungere Sibari con l’aeroporto di Crotone, ma di giorno in giorno il suo percorso si allunga vertiginosamente raggiungendo, almeno per ora, l’Università della Calabria. Una notizia di certo lieta per le centinaia di studenti che, però, nel frattempo, per affrontare gli esami di Luglio si affollano sugli autobus del secolo scorso che partono all’alba ed arrivano nel campus di Rende appena per le 8, giusto in tempo per prendere parte alle attività didattiche.

È la politica degli annunci, o meglio, delle cornacchie.

Da quattro anni a questa parte, appollaiate sui rami solidi di comuni e consigli regionali, questi sinistri volatili hanno gracchiato di continuo, sparandone di tutti i colori.
Prima è stato il tempo dell’ospedale unico, il nuovo tempio della salute e della tecnologia che avrebbe vinto contro ogni gufo e speculatore politico (memorabile fu il comunicato di Giuseppe Caputo contro le “cassandre”) mentre, nello stesso tempo, chiudevano – col loro tacito consenso – gli ospedali di Cariati e di Trebisacce, riversando sui presìdi dell’area urbana centinaia di cittadini disperati e lasciando medici ed infermieri a combattere contro i mulini a vento. Strano: l’annuncio dell’ospedale unico non ha curato i malati ma i guadagni del progetto, sono certo, hanno curato la depressione di qualcuno.

Poi è stato il turno del depuratore unico. Un progetto megagalattico e mega-inutile, con chilometri di nuova rete fognaria da costruire e decine di pompe di sollevamento da installare per collegare tutto il territorio alle nuove grandi vasche depurative di Insiti. Trenta milioni di euro, forse quaranta, e di certo non basteranno, ce ne vorranno di più e ancora di più. Nel frattempo un pezzo del centro storico di Rossano e buona parte delle contrade di Rossano e di Corigliano scaricano liberamente la fogna a mare, quasi con gioia dispettosa, ed i depuratori attuali, che andrebbero ristrutturati, continuano ad arrancare senza che nessuno intervenga. Strano: l’annuncio del depuratore consortile non ha purificato per miracolo le acque, ma sono certo che i finanziamenti per il nuovo depuratore faranno bene a qualcuno e che i posti di lavoro saranno affidati con accuratezza a cittadini che, in seguito, voteranno i candidati giusti.

E ancora avanti con gli annunci: il tribunale, la differenziata, il porto turistico (il porto di Corigliano è troppo affollato dalle zanzare?), la bonifica di Olivellosa, le navi da Crociera (la Costa Concordia?), le navi spaziali, gli aerei supersonici e chi più ne ha più ne metta, fino ad arrivare alla metro leggera, cioè l’annuncio che dovrebbe far dimenticare a centinaia di migliaia di calabresi che questa classe dirigente di maldestre cornacchie ha permesso che venisse tagliata una tratta ferroviaria al giorno lasciandoci con le stazioni desertiche ed interrompendo uno sviluppo, seppur lentissimo, che era durato decenni.

La sibaritide non può avere una sanità eccellente, una depurazione impeccabile, infrastrutture da ventiduesimo secolo? Io credo di si, deve averle, ha tutte le risorse necessarie per avere uno sviluppo vocazionale e proficuo, ma per farlo deve smetterla di accontentarsi delle briciole, deve smetterla di abboccare agli annunci e pretendere la realizzazione di ogni cosa al millimetro, fino al colore delle viti ed alla tonalità dei mattoni, soprattutto deve sostituire le cornacchie gracchianti con una classe dirigente libera e coraggiosa.

Flavio Stasi


Parole, commedie, pompierie.

Sono ormai da 15 giorni che vivo giorno e notte qui, tra le aule del tribunale, circondato da avvocati ed istituzioni. Eppure a volte mi sembra di vivere in un altro pianeta.

Lo Stato ci ha sputato in faccia un’altra volta ed incredulo assisto a decine di comizi e cerimoniali, repliche malriuscite di se stesse. Ancora assisto a pompieraggi subdoli ed ipocriti, all’elogio della “via diplomatica”, quella delle telefonatine e degli incontri privati, alla via, cioè, che portata avanti da sola ci ha castigato brutalmente. Il perché di questo ostinato pompieraggio è il terrore che la popolazione possa sfuggire dal controllo di servili commedianti travestiti da politici.

Sono tra coloro che persegue strenuamente l’unità di tutte le forze, peroro anche col sacrificio la causa superiore smussando le lance affilate che ho avuto cura di accumulare nel tempo, ma nulla ho in comune con loro.

Guai a chi mi confonde con loro.

Le ferite di quelle lance politiche si rileveranno brutalmente a tempo debito, sempre che la loro palese incapacità, come accade di continuo, non li sbrani voracemente prima.

Flavio Stasi


4 Settembre _ Quinto giorno di sciopero della fame

Vgiorno_elettrocardio_Siamo al quinto giorno di sciopero della fame, con la consapevolezza che il percorso intrapreso sia quello più giusto e quello più idoneo a far capire come la nostra straordinaria terra abbia bisogno di amore e passione, di tenacia e convinzione. La nostra e’ la terra in cui viviamo, in cui abbiamo deciso di lavorare, in cui si sono concentrati i nostri progetti, in cui cresceranno i nostri figli, è la nostra terra, bella e flagellata.

Noi due siamo uniti in questa battaglia sacrosanta e doverosa, che trova ragione nella difesa e nella salvaguardia di una comunità che assiste sistematicamente ad offese, a smantellamenti repentini di strutture pubbliche, a forme di violenta arroganza e di diffusa illegalità. Siamo uniti nella sofferenza, nella voglia di cambiamento, nella convinzione che una nuova prospettiva sia necessaria per questa Sibaritide.

I nostri corpi perdono ora dopo ora forze, i movimenti rallentano, i medici che giungono qui in tribunale manifestano sempre maggiore attenzione ed apprensione ad ogni visita. Abbiamo certamente paura, sentiamo su di noi il peso delle preoccupazioni di familiari ed amici, prestiamo sempre più attenzione ad ogni anomala reazione o funzionamento del nostro organismo, trovando straordinario conforto negli occhi di tutti coloro che, sempre più numerosi, raggiungono il palazzo di giustizia per dimostrare la loro vicinanza ed il loro calore, dandoci la netta sensazione di come sia sentito il nostro sacrificio e di come sia giusta la difesa del nostro territorio, fin troppo flagellato da soprusi e delitti.

Non sappiamo come andrà a finire, non sappiamo se assisteremo all’ennesima ingiustizia, non sappiamo cosa ci attende in queste ore delicate per le sorti del Tribunale di Rossano, della nostra comunita’ e per la nostra salute, sappiamo però di essere nel giusto.

Ing. Flavio Stasi, Avv. Mauro Mitidieri

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Appello alla cittadinanza ed alle istituzioni di Castrovillari

1235452_579566785443115_825022610_nIn questi giorni di presidio permanente e di sciopero della fame che ormai dura da 4 giorni abbiamo sempre lanciato dei segnali chiari, inequivocabili sulle ragioni della nostra lotta.

Vogliamo ribadirle nero su bianco affinché le nostre comunità, la tanta brava gente che vive dal Pollino allo Stretto, abbiano conferma dello spirito con cui stiamo conducendo questa battaglia. Allo stesso tempo vogliamo ribadire ai ciechi, agli egocentrici ed ai megalomani che si stanno rivelando tristemente in questa vicenda e che stanno attuando quotidianamente ignobili forzature, la più profonda lontananza.

La nostra non è una battaglia condotta contro un altro territorio, per il semplice fatto che il benessere di una comunità non si costruisce a scapito di un’altra comunità: fine della storia. La lotta fratricida che ha scandito la storia della Calabria e del Sud, fatta di cruenta divisione di misere briciole e che ci ha trascinato nel sottosviluppo in cui galleggiamo da decenni, la rigettiamo, non ci appartiene, è deplorevole, fallimentare, squallida.

Castrovillari e tutto il suo comprensorio è parte del nostro territorio e quelle comunità sono la nostra gente. Tutti quanti noi in Calabria viviamo sulla nostra pelle la negazione di diritti fondamentali, la negazione di prospettive di sviluppo e di benessere rafforzata dallo smantellamento sistematico del servizio pubblico: siamo insieme nel male e nel bene.

Da quattro giorni siamo in sciopero della fame per fermare quello smantellamento, affinché le istituzioni competenti diano ascolto al nostro comprensorio, ma inizino a dare ascolto a tutta la Calabria. L’idea è quella di iniziare pietra per pietra, angolo per angolo, comunità per comunità, a costruire un futuro per questa terra. Ecco perché noi non ci sogneremmo nemmeno di lottare per salvare il nostro ospedale a scapito di altri; non ci sogneremmo di lottare per scongiurare una devastazione ambientale e rifilarla altrove; non ci sogniamo di lottare per il nostro tribunale e farne chiudere altri. Noi stiamo difendendo il nostro Tribunale perché necessita a questo sterminato comprensorio, come siamo certi che il Tribunale di Castrovillari necessiti all’arco Pollinare e dell’alto jonio, come siamo certi che sia evidente agli occhi di ogni creatura dotata di intelligenza l’irrazionalità, l’illegittimità e l’impraticabilità dell’accorpamento.

Per queste ragioni, da cittadini e calabresi, chiediamo alle istituzioni sane, ma soprattutto alla cittadinanza del comprensorio di Castrovillari, di abbandonare a loro stesse quelle patetiche burocrazie che in questa fase stanno agendo, badate bene, non per la salvaguardia delle nostre comunità, ma contro il salvataggio di un tribunale in Calabria, cosa grave ed imperdonabile, col solo scopo di ottenere meri e temporanei benefici personali e corporativi.

Noi abbiamo deciso di continuare lo sciopero della fame fin quando il Governo non correggerà l’assurda stortura combinata a danno del nostro territorio, lo facciamo con senso di sacrificio e decisione: abbiamo bisogno anche della vostra condivisione e solidarietà.

Ing. Flavio Stasi, Avv. Mauro Mitidieri


Una lotta Giusta. Una lotta di civiltà.

1237176_10202002796373684_851501213_nIl sole sbatte sulla facciata principale del palazzo di giustizia. Quella di ieri è stata una giornata calda e le luci del mattino danno idea che anche quella di oggi lo sarà. Il vocio della gente arriva dalla piazza fino all’aula Libeccio che affaccia sui tetti della città vecchia. I volontari della croce rossa sono andati via da poco, i valori glicemici miei e di Mauro sono estremamente bassi, ma ci sentiamo bene. Discutiamo, pianifichiamo, condividiamo.

Le notizie continuano contrastanti. Non neghiamo l’un l’altro un po’ d’amarezza per goffe fughe in avanti, ma qualunque cosa accada noi, tutti noi, la gente che viene a trovarci, quegli avvocati e cittadini che picchettano il presidio, girano, scrivono, chiamano, parlano, tutti noi siamo nel Giusto e per questo non molleremo fin quando il Governo non compirà il suo dovere: correggere l’assurda stortura combinata ai danni delle nostre comunità. Questa non è una lotta tra territori, tutto il sud è un solo territorio, il nostro. Questa è “solo”, un’altra, una lotta di civiltà.

Flavio Stasi

3 Settembre 2013


Sciopero della fame in difesa del tribunale

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Cari tutti,
vorrei informarvi che dopo 5 giorni di presidio 24 ore su 24 al Tribunale di Rossano, per scongiurarne la chiusura da stamattina, insieme a Mauro Mitidieri, sono entrato in sciopero della fame, ed ho intenzione di mantenerlo fin quando il Ministro Cancellieri non emetterà un decreto correttivo.

Inutile dirvi che ciò che mi sta a cuore non è la difesa degli interessi corporativi e privati che, purtroppo, albergano in molti palazzi di giusizia tra cui il nostro, nè sono interessato ad un concetto spesso fin troppo astratto di legalità.  Ciò che mi sta a cuore è fermare lo smantellamento di ogni servizio pubblico che sta trascinando la nostra terra in uno stato di drammatico abbandono e inciviltà.

Salute e lotta.

Flavio


Lo Stato abbandona, noi no.

Il vento straccia la stoffa degli striscioni che sventolano legati alla sommità dell’edificio. La luce che proviene dall’alto è fioca, inibita da uno strato di nuvole chiare, e illumina il nero del lutto abbracciato all’asta ed alla bandiera italiana. È appena terminata la seconda notte di presidio per la difesa del Tribunale. Vuoti corridoi ed aule hanno accompagnato lo scomodo ma fiero sonno di chi ha deciso di non lasciare questo Palazzo neanche per la notte, ma al risveglio, guardando il cielo, qualcuno ha immaginato (imprecando) pollinari amministratori impegnati in una frenetica danza della pioggia che affoghi le speranze ed i diritti della terra ionica. Scacciamo questi pensieri: non è una lotta tra campanili, così come non è tutela di interessi corporativi che innegabilmente esistono, ma è difesa dei diritti e delle prospettive del territorio.

Il vento si insinua tra le duecento sedie che formano il temporaneo arredo urbano dello spiazzale di fronte all’ex caserma dei Vigili del Fuoco, dove a breve sfileranno le istituzioni di tutto il comprensorio. Che quei posti a sedere vengano occupati o no, che alle parole di uomini fasciati seguano fatti o no, non lasceremo che il progetto di spopolamento della Calabria, perseguito con la demolizione sistematica di ogni servizio pubblico, prosegua senza prove di forza con chi su questa terra è nato, su questa terra vive, questa terra ama.

Ferrovie, sanità, strade, ogni tipo di servizio: se è ormai chiaro che lo Stato ha deciso di abbandonare (definitivamente) il nostro territorio nel degrado favorendo esclusivamente gli interessi particolari e della criminalità organizzata, sia chiaro che noi non lo abbandoneremo.

Flavio Stasi

28 Agosto 2013


Quello che i “Sì Tav” non dicono

di Flavio Stasi

Articolo comparso sulle pagine regionale de “Il Quotidiano della Calabria”

Sentire il dibattito parlamentare del 29 Marzo dopo aver assistito a decine di sterili dibattiti sulle infrastrutture, organizzati qua e la per la Calabria da partiti o sindacati, è una delle cose più tragicomiche che un cittadino calabrese possa fare.

Siamo una regione con infrastrutture da terzo mondo, lo siamo fin dalla tanto festeggiata Unità d’Italia, ma solo negli ultimi dieci anni la nostra classe politica ha prodotto una quantità tanto abnorme di chiacchiere senza seguito, evidentemente in malafede, che se per ogni parola spesa avessimo avuto un centimetro di ferrovia, saremmo all’avanguardia in tutto l’occidente.

Potrebbe sembrare “anti-politico” e forse lo è, ma mi chiedo: la verità può essere anti-politica? Non è che sono le fesserie dei nostri amministratori ad essere anti-politiche e pro-interessi-personali?

Fatto sta che la SS 106 è ancora la nostra arteria principale, se la vogliamo chiamare così, mentre la linea ferrata jonica è un pesce d’Aprile: i cittadini calabresi da Reggio Calabria a Rocca Imperiale lo hanno capito da un pezzo. Stiamo solo aspettando che un giorno il Premier di turno, accompagnato dal Ministro dei Beni Culturali, arrivi e dica “abbiamo scherzato, questa non è la vostra ferrovia, l’abbiamo realizzata solo per girare un film western!”. Continue reading


In difesa della Stazione di Sibari e della linea ionica: Mo Basta!

La chiusura della stazione di Sibari non è solo un pugno in faccia popolazioni di tutta la fascia ionica calabrese, ma è il segnale di come la classe dirigente voglia ridurre il nostro territorio ad un avamposto del terzo mondo, senza servizi ma con industrie ultra-inquinanti e discariche.

Ci chiediamo: perchè Governi, Regioni e le dirigenze di Trenitalia e RFI hanno investito per decenni in opere disastrose che la gente dei territori non vuole (come il Ponte sullo Stretto e la TAV), fino a inviare l’esercito come è successo in Val Di Susa, mentre dall’altra parte lascia centinaia di migliaia di cittadini con infrastrutture inesistenti e obsolete?

Risulta chiaro che alla attuale classe dirigente non importa nulla dei servizi ai cittadini, della mobilità e della qualità dei trasporti, è invece interessata a mega-progetti con cui intascare miliardi di soldi pubblici (nostri) per la fortuna di imprenditori amici e ‘ndranghetisti. Continue reading