tratto da il Manifesto del 30 Ottobre 2011
Le forze dell’ordine avevano tentato di spaventare cittadini e negozianti di Adria: domani state attenti, arrivano i no-carbone. Ma in molti nella cittadina veneta devono aver abbassato le serrande non per paura, ma per sfilare in corteo: migliaia di persone hanno riempito le strade fin dal primo pomeriggio per fermare il progetto del carbone a Porto Tolle.
Nello stesso giorno altre manifestazioni si sono tenute a Civitavecchia, a Brindisi, a Vado Ligure (SA), a Saline Joniche (RC). Non ci sono secessioni artificiali che tengono, dal profondo sud della Calabria alle pianure venete, a pochi mesi dal referendum sul nucleare, un popolo intero si è espresso chiaramente: basta carbone.
Dalle piazze collegate in tanti denunciano le conseguenze che la combustione del fossile avrebbe sulla salute. Tanti medici, ma anche semplici cittadini costretti a diventare esperti di medicina ed ingegneria, evidentemente con ottimi risultati.
Recenti ricerche, come il rapporto “Coal’s Assault on Human Health”, hanno confermato tutte le gravi proprietà inquinanti della combustione del carbone, che vanno dalle polveri sottili alla radioattività delle scorie. Ma non solo la tutela della salute al centro dei discorsi dei tanti cittadini che prendono parola, ma anche economia, sviluppo, lavoro. In un periodo dove al centro del dibattito ci sono licenziamenti e stangate dei Governi, questa parte d’Italia osa ribellarsi al ricatto del lavoro su cui fanno leva molto spesso progetti inquinanti come quello del carbone.
Ecco perchè quello che viene fuori da questa giornata non è un semplice, seppur legittimo, dissenso,
ma una visione diversa dello sviluppo del paese. Comitati e associazioni chiamano a raccolta anche quel mondo del lavoro tanto martoriato dalla crisi, dal precariato e della disoccupazione, prefigurando un’allenza sociale che non miri più alla singola vertenza, ma che crei i presupposti per la creazione di economie e posti di lavoro che valorizzino e non sfruttino barbaramente il territorio.
Ecco perchè molte piazze criticano l’azione del sindacato, spesso in prima linea in appoggio a progetti di centrali: “difendono le industrie, non i lavoratori. Sono lavoratori anche quelli che si ammalano per l’aria e l’acqua avvelenata” si sente risuonare.
E ancora si reclama democrazia, denunciando le leggi emanate dal Governo appositamente per aggirare norme di tutela sanitaria o ambientale: l’ultima è stata addirittura inserita nella finanziaria anti-crisi, e permetterebbe ad Enel di aggirare le leggi regionali del Veneto e della Calabria per la riconversione a carbone di vecchie centrali. A Saline Joniche si ironizza, sottolineando che una delle holding che partecipa al progetto di nuova centrale, in Emilia Romagna si occupa oltre che di acqua, anche di inceneritori e di onoranze funebri: “ci fanno il servizio completo”. Ma si parla anche di ‘ndrangheta, ricordando che in Calabria sono già due i siti sequestrati perchè interessati dallo smaltimento illegate di centinaia di migliaia di tonnellate di scorie provenienti dalla centrale a carbone di Brindisi.
Una gioranta intensa, prodotta dal lavoro e i sacrifici di tanti cittadini e comitati che lottano da anni contro colossi dell’economica, ma che lancia un messaggio chiaro ai consigli di amministrazione ed agli uffici ministeriali. Prossimo appuntamento: Crotone, 12 Novembre, giornata nazionale per la fine dei commissariamenti d’emergenza e la bonifica dei siti inquinati.
Flavio Stasi
Coordinamento Nazionale No Carbone