Se chi difende il carbone continua a vantare l’esempio di Civitavecchia, evidentemente non esistono argomentazioni valide a sostegno di queste tesi.
Innanzitutto il contesto: per lo studio dell’impatto ambientale della riconversione della centrale di Civitavecchia è stato istituito fin dal 2003 un osservatorio ambientale che ha ricevuto, oltre a cospicui finanziamenti di Enel, milioni di euro di soldi pubblici. I risultati di questo investimento sono riportati nell’ultima relazione annuale dello stesso osservatorio: nessuno. Non a caso la procura di Civitavecchia ha recentemente aperto un’inchiesta per appurare in che modo sia stato investito il denaro pubblico e per quale motivo l’osservatorio non ha assolto nessuno dei propri doveri di tutela ambientale. Nel frattempo si sta istituendo un secondo osservatorio che non sarà finanziato da Enel ed in cui tra i delegati, come ovvio, ci saranno anche medici e scienziati i quali sostituiranno un’inutile schiera di faccendieri politici.
I cittadini, in ogni caso, hanno sopperito alle mancanze istituzionali promuovendo un monitoraggio autonomo dell’aria, presentato il 19 Giugno 2010 a Tarquinia, al quale ha assistito anche una delegazione della sibaritide e del forum ambientale calabrese. Lo studio, autofinanziato dai cittadini dell’Alto Lazio, è stato commissionato ad un laboratorio scientifico indipendente. I dati, seppur ancora non esaustivi, evidenziano una qualità dell’aria critica nelle zone soggette ai fumi della centrale, con presenze di metalli tossici come arsenico, nichel e cromo, nonché di polveri sottili; inoltre intorno alla centrale si registra presenza di radioattività preoccupante. Del resto gli esami epidemiologici della zona evidenziano dati anomali per malattie cardiorespiratorie e fenomeni tumorali, esattamente come in altre zone interessate da industria pesante o centrali a carbone.
Enel sostiene che i filtri dell’impianto garantiscono un abbattimento delle polveri del 99% ma si tratta, nel migliore dei casi, di un artificio comunicativo. Il 99% infatti viene calcolato sul peso del particolato. Le polveri più tossiche sono quelle fini ed ultrafini, che hanno un peso così trascurabile da non venire neanche prese in considerazione e che nessun filtro riesce a trattenere.
Gli agricoltori hanno subito il decadimento qualitativo (e d’immagine) dei propri prodotti che ha causato un forte colpo all’economia del territorio, così si sono organizzati nel “Comitato Agricoltori Uniti dell’Alto Lazio” per contrastare il carbone e la politica energetica di Enel a Civitavecchia. Nel frattempo, tra una spigola ed un geranio, il 3 aprile di quest’anno, in quello che Enel definisce “l’impianto più avanzato al mondo”, scoppiava una tubatura uccidendo un operaio trentatreenne e ferendone altri.
La sibaritide non sarà né come Civitavecchia, né come Brindisi, né come Vado Ligure. I cittadini non permetteranno altre devastazioni del territorio, anzi, ci stiamo attrezzando per scongiurare quelle che già ci sono.
Flavio Stasi
Rete di Difesa Territoriale Franco Nisticò
Coordinamento Nazionale Contro il Carbone