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Questione accoglienza migranti: qualche riflessione sull’incontro con il Prefetto

Come era ampiamente prevedibile, e nel rispetto della tradizione, il Prefetto ha anteposto la “ragion di Stato” alla Ragione e basta.

Certo chi va dicendo, rispondendomi, che se avessimo fatto una nostra proposta 8 giorni prima non sarebbe cambiato nulla, si è trovato a chiedere 1 giorno di tempo in più per “capire la situazione”. Evidentemente fare il consigliere 10 anni non comporta tutta questa esperienza.

Per la Cronaca: dopo domani sarà effettuato un sopralluogo alla struttura di Seggio per capire se questa è idonea ad ospitare esseri umani, ed in quale quantità. Se, come sembra, non è adatta, sarà dovere degli uffici comunali dimostrarlo con documentazione opportuna.

Più in generale il Prefetto, come è ovvio che sia, promuove il modello di “accoglienza” del Ministero e della Comunità Europea, quello cioè dei casermoni, dei “centinaia”, senza però chiudere totalmente la porta ad un modello di integrazione reale, delle “decine”, quello che in Consiglio Comunale ho definito “diffuso”. Sta alle nostre istituzioni, evidentemente, renderlo realizzabile in breve tempo.
So che per molti questo è un pretesto per dire no, MA NON PER ME.
Ecco perché sentire “tecnici” della Prefettura dire che non è possibile strutturare più punti di accoglienza con poche persone perché “non è gestibile” mi ha fatto salire i brividi. Ho evitato di rispondere (almeno su questo), non era il luogo opportuno, ma non ci vuole un sociologo per dimostrare che è il capovolgimento esatto della realtà, troppo palese per essere fortuito.

Semmai questo modello è MENO REMUNERATIVO e, perché no, più laborioso per le istituzioni incaricate di gestirlo: molto più semplice mettere 200 persone in un casermone, poi se ne parla.

Anche oggi però mi sono chiesto, senza alcun giudizio nei confronti delle persone, quale sia il ruolo del Prefetto nell’ordinamento democratico italiano se non quello di sovvertirlo sistematicamente. Negli ultimi decenni mi sembra che le prefetture si siano dimostrate il vettore principale del paradigma dell’emergenza con cui si è permesso ad un classe dirigente indecente di spendere soldi pubblici per un problema…senza mai risolverlo. Se i Governi fossero costretti a trattare con gli enti locali, infatti, sarebbero costretti ad adottare un modello di accoglienza diverso, e quindi a risolvere il problema.

Evidentemente a molti sta bene così, sta bene che centinaia di persone vengano stipate in un luogo qualsiasi senza alcuna speranza di integrazione, sta bene che qualcuno ci si arricchisca sopra, sta bene creare contrapposizione tra poveri, sta bene che si creino inutili tensioni sociali. Del resto se tutti i problemi si affrontassero con criterio ci sarebbero, probabilmente, molte meno tensioni sociali e le istituzioni atte a gestirle avrebbero meno senso…o no?


Sulla questione dei migranti serve serietà

Non si usi il solito pretesto dell’emergenza.
Avevo chiesto, nel corso di diversi incontri con l’amministrazione comunale, su una questione difficile e delicata come quella dell’accoglienza dei migranti, di agire con concretezza per il bene della città ed evitare inutili kermesse mediatiche senza alcuna utilità.

Si era chiesto, inoltre, l’invio di un documento con richiesta di incontro urgente al Prefetto, che avremmo sottoscritto unitariamente come consiglieri comunali.

Pertanto, in coerenza con quanto richiesto, per più di una settimana ho letto silenziosamente comunicati soprattutto della maggioranza, per altro spesso fumosi e contraddittori, la quale però non trovava tempo e modo di produrre la richiesta urgente alla prefettura.

Oggi il piattino è servito: siamo stati informati del fatto che il Prefetto ha intenzione di ghettizzare 150 persone a contrada seggio, presso una struttura privata, e le belle parole (condivisibili) sull’accoglienza diffusa sono rimaste tali.

Direi che, per evitare ulteriori debacle, è il caso di fare qualche precisazione.

Intanto, per ciò che riguarda il centro storico, gli uffici comunali sanno dei lavori di ristrutturazione dell’ex aziendale fin dagli ultimi giorni di Luglio, allorquando hanno ricevuto comunicazione per ristrutturazione di edificio scolastico. Una classe dirigente attenta si sarebbe chiesta quale nuova scuola avremmo inaugurato di li a a poco nel centro storico, ma la nostra classe dirigente (pluripremiata con soldi nostri) non lo ha fatto, così nel frattempo, mentre il proprietario dello stabile chiedeva il cambio di destinazione d’uso (da scuola a dormitorio) sono scaduti i 30 giorni a disposizione degli uffici per poter contestare i lavori. Anche in questo caso siamo arrivati tardi.

Del resto non avremmo saputo niente di tutto questo se non avessi sollevato la questione del centro di accoglienza nel corso dell’ultimo consiglio comunale, il 19 Agosto, altra inesattezza proposta dall’intera maggioranza che, come tutti i movimenti politici della città, fino a quel momento ha finto di non sapere nulla.

Al posto di comunicati inutili si sarebbe dovuto produrre un documento da inviare con urgenza al Prefetto, con richiesta di incontro, che avremmo sottoscritto come gruppi consiliari, ma, come ormai è consuetudine, alla disponibilità della minoranza si risponde con tentativi maldestri di strumentalizzazione senza alcuna utilità per la comunità.

Questo documento avrebbe dovuto rappresentare la linea di tutta la città, pronta ad accogliere, come già detto in consiglio comunale, ed a non girare la testa dall’altra parte rispetto all’esodo biblico di intere popolazioni che fuggono dalle guerre, ma che intende adottare un modello di accoglienza ed integrazione vera, evitando ghettizzazioni e speculazioni su un fenomeno umano, sociale e storico.

Oggi siamo quasi, sottolineo quasi, di fronte a fatto compiuto.

Continuo a manifestare la massima disponibilità ed il massimo sostegno all’Amministrazione se la linea comune è quella dell’accoglienza diffusa, responsabile e basata sull’integrazione reale, distante da squallidi business e ghettizzazioni di massa che rifiutiamo e che ostacoleremo con ogni mezzo.

Mi auguro, però, che d’ora in poi le cose si facciano con serietà e senza altre inutili parate.

È necessario che sull’ex aziendale si prenda posizione chiara: non ci sia alcuna concessione.

È necessario impedire che la prefettura passi sopra le teste della comunità e degli enti locali con il solito pretesto dell’emergenza, uno scenario visto fin troppe volte in Calabria e che non ha mai prodotto risultati positivi per nessuno se non per lo speculatore di turno.

Inoltre è assurdo che, come amministratori, non abbiamo il quadro completo delle strutture private che hanno dato disponibilità ad ospitare dei migranti ed in quali dimensioni: la questione non può essere ristretta ad una trattativa prefettura-privati, con il rischio che di volta in volta verremo informati a cose fatte senza nessuna strategia, nessuna direzione e senza nessun rispetto per la città e le sue Istituzioni.

Al contrario è la prefettura che deve prendere atto di un piano preciso di accoglienza che aderisca al tessuto economico, sociale e vocazionale del territorio, che preveda, per altro, progetti di integrazione reale e controllata e che non può non essere prodotto dall’amministrazione comunale e solo da essa.

Queste sono rivendicazioni sulle quali chi oggi rappresenta la città avrà il massimo sostegno. Altri tipi di scenari sono inaccettabili e richiederanno, quindi, provvedimenti ed iniziative di tipo diverso in sinergia con l’intera comunità.


Graziano ha ragione, c’è bisogno di cambiare…a partire da lui.

Foto di proprietà CMP Agency

Foto di proprietà CMP Agency

Sono certo che a molti farebbe comodo una intera campagna elettorale come quella vista in questi giorni, combattuta a suon di telefonate e occhiolini rassicuranti, senza nessun dibattito politico reale. È in questo clima di finzione che slogan come “il coraggio di cambiare” possono passare inosservati.

Ammetto che da parte di Giuseppe Graziano, candidato del centrodestra al posto di Caputo, mi sarei aspettato però un minimo di assunzione di responsabilità piuttosto dell’ormai classico copione di quello “nato ieri” sceso in campo per salvare la patria.
Ed allora, per completezza di informazione, provo ad andare dietro le quinte di questo esilarante spettacolo. Graziano, piuttosto, “nasce” almeno nel 2005 con l’elezione di Loiero a governatore e soprattutto con la nomina di Diego Tommasi ad Assessore Regionale all’ambiente. Il destino di Tommasi e quello di Graziano, da quel momento in poi, si incroceranno di continuo e la carriera di quest’ultimo, a quel punto, impennò vertiginosamente.
Un mese dopo viene assunto come dirigente esterno della Regione e dopo un mese ancora, nel Luglio 2005, è già promosso Dirigente Generale vicario del Dipartimento Ambiente della Regione, praticamente direttore generale. A settembre viene nominato contemporaneamente direttore del Parco del Pollino, a Dicembre è presidente del “Nucleo Via”, l’organo tecnico che autorizza impianti e discariche, a Gennaio del 2006 diventa Colonnello del Corpo Forestale.

Nel giro di un anno Graziano diventa la massima autorità amministrativa in tema di ambiente, rifiuti, depurazione, dissesto idrogeologico, energia, un ruolo che ha rivestito per sei lunghissimi anni. Con quali risultati? Un disastro epocale da cui la Calabria stenta ad uscire, dalle discariche che franano ai depuratori che affogano eccetera eccetera eccetera.

Qualcuno, dopo qualche anno, ha notato che uno stesso soggetto non poteva essere contemporaneamente in aspettativa nella forestale, dirigente regionale (con numerosi incarichi) e direttore del Parco, percependo praticamente gli stipendi pubblici di una ventina di operai, così la Corte dei Conti di Potenza, nel 2011, lo ha condannato a restituire 20 mila euro alle casse pubbliche. E se è vero che ci vuole il coraggio di cambiare, questo non c’è stato: nel Giugno 2014, cioè tre anni dopo, il Ministero ha scoperto una serie di mega-stipendi illegittimi della Regione Calabria tra i quali quello di Graziano, il quale dovrà restituire il malloppo insieme a molti suoi colleghi.

Ma la scalata del Colonnello non finì lì. All’epoca un solo ente era importante quanto il Dipartimento Ambiente di cui Graziano era dirigente: il famigerato ufficio del Commissariamento all’Emergenza Ambientale, l’ente che è riuscito a spendere 2 miliardi di euro in 15 anni senza nessuna spiegazione. A dividere le stanze del Commissario e quelle del Dipartimento c’era soltanto una porta di legno: in 50 metri quadrati sedevano il commissario ed il dirigente vicario che era contemporaneamente il direttore nel nucleo Via ed il valutatore dei dirigenti provinciali Arpacal, cioè si decideva vita morte e miracoli del ciclo dei rifiuti della Calabria.

Ricordo a me stesso che secondo la Commissione Parlamentare d’Inchiesta retta dall’avv. Pecorella (PDL) il ciclo dei rifiuti calabrese era gestito da un “sistema di potere non estraneo ad interessi politico-malavitosi”, seppure all’epoca nessuno si accorse di nulla.
Allora qualcuno avrà pensato: “una porta divisoria è un po’ troppo”, così nel novembre 2006 Graziano è stato nominato sub-commissario all’emergenza ambientale. Non so se è chiaro: se esiste un commissariamento per i rifiuti è perché assessorato e dipartimento, secondo il governo, non sono in grado di gestire il settore.
Nominare il dirigente vicario come sub-commissario è stato un po come se i servizi sociali togliessero dei bambini ai propri genitori e poi glieli riaffidassero dicendogli “bravi, continuate così”.

Una stortura che non passò inosservata ad un servitore dello Stato come il Prefetto Ruggieri, nominato Commissario anche egli a Novembre 2006, il quale definì quella nomina inopportuna aggiungendo “non si capisce quando lo stesso soggetto parla da sub-commissario o da direttore generale del dipartimento”. E chi lo capirebbe? Il prefetto Ruggieri fu uno dei pochi commissari che, piuttosto di assumere amici e parenti, fece degli allontanamenti a persone, secondo lui, assunte illegittimamente. Il premio? Dopo 4 mesi venne sollevato dall’incarico mentre Graziano restò lì.

Non solo: in audizione presso la commissione d’inchiesta il Commissario ha vantato un solo risultato: “abbiamo aperto la discarica di Rossano”, risultato conseguito con un rossanese che era sub-commissario, dirigente vicario e presidente del nucleo via. Ovviamente, da rossanese, nulla da rimproverargli, evidentemente era tutto in regola. Non solo. Quando il Comune di Rossano e la Regione Calabria (entrambi di centrosinistra) firmarono il famoso protocollo d’intesa che ha permesso di scaricare nella discarica di Rossano i rifiuti dell’intera regione, lo stesso protocollo che Forza Italia ha criticato ferocemente e continua giustamente a criticare, Graziano era ancora il massimo dirigente del dipartimento, ma anche in questo caso, di certo, si sarà accertato che fosse tutto a posto. Quella discarica è tutt’ora sotto sequestro per disastro ambientale mentre i dirigenti di Forza Italia soffrono di gravi amnesie.

Dopo pochi anni, infatti, un cambiamento c’è stato davvero: a pochi mesi dalle elezioni regionali sia Diego Tommasi che Giuseppe Graziano hanno aderito a Forza Italia, quest’ultimo candidandosi persino a consigliere regionale. E proprio nel corso di questa radiosa campagna elettorale sono stati entrambi appassionatamente rinviati a giudizio per l’inchiesta sugli incarichi nell’Arpacal, cioè l’agenzia di protezione ambientale che dovrebbe vigilare, ovviamente, su discariche, impianti, depuratori eccetera.

Dopo tutto questo, leggere un messaggio elettorale in cui si parla di cambiamento, devo ammettere, è comico. Io sono d’accordo con Graziano, ci vuole il coraggio di cambiare davvero, magari a partire proprio da lui.

Flavio Stasi


Dopo 60 giorni di immobilità totale il Sindaco incontra il comitato.

14 Ottobre 2014.

Dopo 60 giorni di immobilità totale il Sindaco incontra il comitato.

urlEra il 26 Agosto quando ho denunciato pubblicamente la presenza non di una tonnellata, non di un cassonetto, ma di 60 mila metri cubi di rifiuti di origine sconosciuta, non autorizzati, nella discarica pubblica di Bucita, sito già posto sotto sequestro per altre ragioni (disastro ambientale). L’ho denunciato carte alla mano.

In tutto questo tempo non ho fatto altro che chiedere, pubblicamente ed alla luce del sole, degli interventi politici ed istituzionali immediati, urgentissimi, indilazionabili per impedire che la presenza di questi rifiuti continui ad inquinare la terra su cui camminiamo e coltiviamo, l’acqua che beviamo ed in cui facciamo il bagno, per salvaguardare la salute delle comunità dell’intero territorio anche alla luce della inspiegabile escalation di malattie su cui nessuno (quasi) proferisce una parola.

Per sessanta giorni la classe dirigente di questo territorio, oltre alle istituzioni regionali e nazionali, è rimasta immobile, probabilmente troppo impegnata in trattative sottobanco per elezioni provinciali e regionali.

Domani (15 ottobre) il Sindaco, dopo una richiesta di incontro formale, dopo ripetute richieste pubbliche, dopo una raccolta firme nelle contrade vicino alla discarica per rafforzare la richiesta, ha deciso di incontrare il comitato di Bucita di cui mi onoro di far parte.

Come sempre alla luce del sole e senza nessun tatticismo, nel rallegrarmi del fatto che il primo cittadino abbia deciso finalmente di discutere di questo argomento, trovo corretto e doveroso informare i cittadini del fatto che mi recherò all’incontro, insieme ad altri membri del Comitato più autorevoli di me, con spirito costruttivo e aperto alla massima collaborazione (come già fatto in passato) pur di ottenere interventi tesi alla risoluzione del problema ed alla salvaguardia della salute pubblica seppure, in tutta onestà, trovo l’immobilità istituzionale registrata a tutti i livelli, su una vicenda grave delicata come questa, semplicemente stomachevole.

Flavio Stasi


Appello ai consiglieri regionali di coscienza: non approvate la legge di riordino, non fate la porcata d’agosto.

6 Agosto 2014 _ Nota Stampa

Appello ai consiglieri regionali di coscienza: non approvate la legge di riordino, non fate la porcata d’agosto.

pugliano-assessoreIl consiglio regionale di domani, mercoledì 7 agosto, porta all’ordine del giorno ancora una volta la discussione sulla cosiddetta legge di riordino del settore rifiuti. Una legge che, a differenza di quanto propagandato dall’assessore Pugliano e qualche onorevole già in campagna elettorale, nulla ha a che vedere con il piano dei rifiuti e non offre nessuno strumento per migliorare la raccolta differenziata in Calabria.

Al contrario questa legge, se approvata, non farà altro che impedire ai comuni di gestire da soli l’unica cosa che, fino ad ora, hanno potuto gestire autonomamente, ovvero la raccolta. Esattamente come per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani la regione intende creare mega enti inutili ed ingessati anche per la raccolta, distruggendo le poche esperienze positive presenti e consegnando di fatto interi territori nelle mani di aziende che, ovviamente, continueranno senza scrupoli a fare i propri interessi e non quelli delle comunità.

In pratica il modello centralizzato ed ultra fallimentare di impianti e discariche viene esteso anche alla raccolta, un modello che ha prodotto una emergenza ogni tre mesi nonostante i due miliardi di euro di soldi pubblici spesi senza alcun controllo, un modello che ha favorito l’ormai accertato controllo della ‘ndrangheta nel settore e che riversa giorno dopo giorno drammatiche conseguenze sulle spalle dei cittadini, da un punto di vista economico ma anche, forse soprattutto, da un punto di vista sanitario.

La legge di riordino del settore, con cui uscire definitivamente dall’assetto commissariale e responsabilizzare finalmente gli enti locali ed i territori, avrebbe potuto rappresentare un passo importante. Purtroppo questa giunta regionale, impegnata nel corso di tutta la legislatura a gestire scandali giudiziari e gli interessi dei propri gruppi di potere, rischia di trasformarla nella definitiva debacle della politica nel settore dei rifiuti, un altro
conclusivo immeritato regalo a quelle sette o otto aziende che rappresentano un conclamato e indecente sistema di potere politico-malavitoso.
Uscire dalla situazione drammatica in cui versa la Calabria su questo ed altri settori, una situazione scaturita di certo di quindici anni di commissariamento d’emergenza ma anche da oltre un ventennio di leggi ignobili e di apparati dirigenziali incapaci o collusi, non sarà per nulla facile. Uno degli ultimi atti di questa legislatura sgangherata retta da un governatore non eletto e da un assessore all’ambiente imputato per disastro
ambientale, rischia di rendere il cammino della nostra regione verso la normalità ancor più faticoso e lungo.
Probabilmente la melina, i ripensamenti, i rimbalzi, i ritardi che ha subito questa legge facevano parte tutti di uno schema premeditato e squallido che ha portato, casualmente, a tentare di votare questo importante provvedimento sotto l’ombrellone, la classica porcata d’agosto.
Tuttavia mi appello ai consiglieri regionali di coscienza se ce ne sono ancora, a coloro che nel caos e nel clima profondamente torbido intendono mantenere comunque il decoro istituzionale ed il rispetto per le tante sofferenze che il sistema-rifiuti ha imposto ai territori ed ai cittadini della Calabria, un sistema che va scardinato e non rafforzato: impedite che un’altra legge inutile, deleteria ed insostenibile venga approvata.

Flavio Stasi
REFERENTE REGIONALE LEGGE RIFIUTI ZERO – CALABRIA


La legge di riordino metterà sotto ricatto i comuni.

Il Consiglio decaduto non faccia porcate d’agosto.

foto2_52ea80696158fSenza timore di smentita buona parte dei consiglieri regionali non hanno neanche capito di cosa si tratta, ma la Regione Calabria, retta da una schiatta di onorevoli incollati alle poltrone e da un assessore che passerà alla storia per la propria incapacità, intende approvare la legge di riordino del settore dei rifiuti.
Una legge scritta su misura non per delle sane aziende che fanno del proprio lavoro un volano di sviluppo per il territorio, ma per quelle sette o otto società parassite che hanno costruito un impero economico alle spalle dei cittadini calabresi e devastando i territori, un sistema di potere conclamato.
Questa legge, infatti, toglie ai comuni la possibilità di gestire direttamente la raccolta dei rifiuti ed imporrà un’azienda per ogni comprensorio, riproponendo illegittimamente e senza alcuna consultazione gli ambiti di raccolta delle vecchie disastrose società partecipate: Sibaritide SPA, Vallecrati SPA, Appennino Paolano SPA eccettera.
Questo significa, di fatto, dividere la Calabria per azienda privata e rendere ancora più inermi e ricattabili i comuni di ogni territorio, i quali fino ad ora riuscivano a gestire almeno la raccolta scontrandosi successivamente con un sistema di smaltimento centralizzato in Regione letteralmente osceno e che, come dimostrato dai documenti della commissione parlamentare d’inchiesta, è significativamente infiltrato dalla ‘ndrangheta. Ora si vuol centralizzare e verticalizzare anche la raccolta, rendendo praticamente impossibile, ad ogni singolo amministratore, dare una svolta alla gestione dei rifiuti sul proprio territorio.
Dopo il muro di gomma delle discariche questa legge creerà un muro di gomma ancora prima, quello della raccolta.
L’intenzione di questo consiglio regionale è quella di approvare l’ennesima porcata sotto l’ombrellone ed appena prima della definitiva, e sinceramente agognata, fine di questa impresentabile legislatura, un intento ingiustificabile e inaccettabile.
Mi appello, a nome dei tanti cittadini stufi della telenovella criminale dei rifiuti calabresi, a quei consiglieri regionali di coscienza che, anche nella tempesta istituzionale di questi mesi, si sono distinti: non permettete che questa legislatura facci a ulteriori danni alla nostra terra.
Infine mi appello a tutti i Sindaci, di ogni colore e latitudine: esprimete anche voi a viva voce la vostra contrarietà o vi troverete a dover trattare, per la raccolta dei rifiuti del vostro comune, ad un tavolo lunghissimo e burocratizzato di fatto ingessato dai diktat di speculatori privati.

Flavio Stasi
REFERENTE REGIONALE LEGGE RIFIUTI ZERO – CALABRIA


Il riordino dei rifiuti sarà devastante per i comuni.

25 Luglio 2014 _ Nota Stampa

Il riordino dei rifiuti sarà devastante per i comuni.
Nessuno ha eletto Gualtieri, basta coi commissari.

foto-firma-protocollo-conai-19-02-14Il consigliere Mirabelli, in Consiglio Regionale, ed altri suoi colleghi, chiedendo che venisse approvata con urgenza l’hanno chiamata “Piano dei Rifiuti”. Significa che gli onorevoli che la sostengono, di fatto, non sanno neanche di cosa si tratta visto che la legge di riordino è cosa ben differente dal piano dei rifiuti. Questo è il livello con cui il consiglio regionale decaduto affronta un problema come quello dei rifiuti e del resto, a dirla tutta, la legge proposta dal Dipartimento Politiche per l’Ambiente della Regione tutto è tranne che un riordino.

Si tratta di un provvedimento con cui si definiscono gli ATO (ambiti territoriali ottimali) e ARO (ambiti di raccolta) dei rifiuti, cosa decisamente auspicabile se gli ambiti fossero davvero ottimali, cioè studiati per le esigenze dei territori, magari decisi dai territori stessi, e non calati dall’alto e fatti apposta per le esigenze dei privati. Infatti saranno definiti ATO le province, con conseguente ingolfamento automatico almeno di Cosenza, ed ARO, udite udite, i vecchi comprensori delle società partecipate: Vallecrati, Sibaritide, Appennino Paolano eccetera eccetera.

Significa, in sostanza, due cose. Primo, che la Calabria sarà spartita per quelle sette o otto aziende private che, di fatto, già fanno il bello ed il cattivo tempo sui territori, gestendo raccolta indifferenziata, differenziata e discariche, in una logica non tanto liberista, ma cretinista visto che solo un cretino promuoverebbe davvero la differenziata sapendo di guadagnare dieci volte di più scaricando tutto in discarica. Secondo, che i comuni
smetteranno di poter gestire autonomamente l’unica cosa che fin’ora potevano gestire, cioè la raccolta. Di disastro in disastro.

Si è detto che l’approvazione di questa legge è urgente: falso.

L’unica premura della regione nell’approvare questo testo è, paradossalmente, la norma transitoria, cioè l’affidamento dei soldi delle tariffe pagate dai comuni, quindi dai cittadini, ad una contabilità speciale, cioè fuori dal bilancio regionale, a disposizione del dirigente del Dipartimento Ambiente, Bruno Gualtieri, con cui saranno pagati i soliti privati che, ancora una volta, costruiranno enormi profitti sull’incapacità volontaria e clamorosa
della Regione di gestire il settore rifiuti. Gira e rigira, l’acqua finisce sempre nello stesso, grasso, mulino.

Da quando è cessato formalmente il commissariamento in Calabria, cioè dal marzo 2013, la Regione Calabria avrebbe dovuto normalizzare la gestione dei rifiuti, affidando ai comuni l’onere e l’onore di programmare le proprie risorse e sostenendo iniziative virtuose come impianti di compostaggio o di recupero di materia. Invece, se possibile, ci troviamo in una situazione ancora peggiore, con un commissario camuffato da dirigente che fa quel che vuole da quasi due anni relegando giunta e consiglio a meri gruppi ratificatori.

Oggi il ritornello di onorevoli e affini è sempre lo stesso: tutta colpa dei quindici anni di emergenza e dei commissari, figure ormai lontane. Si tratta del tentativo ridicolo di dipingere Assessori e Dirigenti del Dipartimento Ambiente come degli inconsapevoli cappuccetto rosso tra le fauci di lupi commissari, quando, in realtà, ogni provvedimento, a partire dalle autorizzazioni delle fantastiche discariche in giro per la Calabria, passava (e passa) sotto il naso dei dirigenti, Gualtieri compreso. E del resto, all’epoca, nessuno osava mettere in discussione l’operato dei commissari, al contrario le giunte di centrodestra e centrosinistra ne hanno chiesto sistematicamente, tutti gli anni, la proroga.

I consiglieri regionali, oggi, se avessero un minimo di decenza, eviterebbero di compiere l’ennesimo scempio nel settore rifiuti, l’ennesima proroga di fatto di un commissariamento senza fine e, soprattutto, senza nessuna utilità cercando, invece, di superare l’estate senza nuovi mostri per il territorio calabrese ed affidando ai comuni la responsabilità di gestire i rifiuti dalla raccolta allo smaltimento, lasciando agli stessi la facoltà di associarsi in
ambiti ottimali secondo le esigenze dei territori. Se i sindaci non saranno in grado di farlo i cittadini sapranno come ricompensarli. Ben più difficile è ricompensare un dirigente regionale, pagato coi nostri soldi, non eletto e coi poteri di un commissario.

Flavio Stasi


Pugliano, i disastri ambientali ed i colpi di coda.

foto-firma-protocollo-conai-19-02-14Un giorno sono certo riuscirò a scrivere “Benvenuti in Calabria, terra dei due mari, delle splendide rovine della Magna Grecia intrecciate a foglie di ulivo e clementine”. Per ora, ahime, il motto è diverso.

Benvenuti in Calabria, terra dell’assessore regionale all’ambiente che, rinviato a giudizio per disastro ambientale, parte di una giunta regionale illegittima il cui presidente è decaduto per essere stato condannato a 6 anni di reclusione per abuso d’ufficio, alle porte dell’ennesima estate emergenziale moralizza cittadini e sindaci cercando di imporre le proprie, ormai rinomatamente fallimentari, soluzioni drastiche. Lo ammetto: io Pugliano lo capisco.

Dopo aver fatto per qualche anno il sub-commissario all’emergenza concludendo dignitosamente i 15 anni di porcherie dell’ufficio del commissariamento, cioè del sistema di potere politico malavitoso che governa il ciclo dei rifiuti in Calabria, negli ultimi tempi ha tentato ripetutamente (talvolta riuscendoci) di propinare alla Calabria leggi vergogna e provvedimenti di urgenza con cui poter aprire discariche private, usare impianti privati, far trasferire rifiuti all’estero ai privati, affidare impianti pubblici ai privati eccetera eccetera.

Franco Pugliano sarà ricordato per sempre nella storia della Calabria per essere stato l’Assessore all’Ambiente che, in tempi in cui la legge imponeva la raccolta differenziata al 65%, è stato in grado di farla scendere dal 13% all’11%. Un eroe moderno dell’incapacità.
Ora che è ormai al capolinea e che dovrà lavorare duro per diventare nuovamente consigliere comunale di Rocca di Neto, non augurandolo alla splendida cittadina del crotonese, non può far altro che tentare l’ultimo colpo di coda prima del dolce momento del suo congedo politico, cercando di concretizzare in pochi mesi la legge di riordino con cui si divide la Calabria per aziende, il commissariamento dei comuni che non pagano per il servizio che la regione non eroga, l’aumento delle tariffe, il regalo di 200 milioni a 3 aziende per caricare rifiuti in una nave ed inondare la sibaritide di monnezza, magari aprire qualche discarica e chi lo sa cos’altro.

Premetto che non sono giustizialista, sono fortemente garantista e contrario all’utilizzo spasmodico delle misure cautelari. Eppure sono mesi che mi rimpalla nella testa una domanda.

Ma possibile che emettiamo arresti domiciliari come fossero bruschette e riempiamo le carceri con poveracci non ancora condannati, magari accusati di furto di pollame, solo per paura che reitirino il reato o inquinino le prove e non esiste nessuna misura per un assessore all’ambiente, cioè il massimo responsabile istituzionale del settore rifiuti, rinviato a giudizio per disastro ambientale presso una delle più importanti discariche regionali? Io di leggi non ci capisco nulla, ma devo dire che, da ignorante, mi sembra un’interpretazione bizzarra.

La Calabria del resto è la terra del “hai visto che hanno beccato quello che ha interrato rifiuti dieci anni fa?”. Mai che sentissi dire “hai visto che lo hanno beccato quello che interrava rifiuti la settimana scorsa?”.

Tornando al merito politico della questione, l’assessore Pugliano non ha alcuna legittimità nel proporre soluzioni di alcun tipo nel campo dei rifiuti, né ha l’autorevolezza di redarguire gli amministratori locali che, da una parte sono rei di essere incapaci di fare la differenziata, ma dall’altra non pagano per un servizio che effettivamente non ricevono. Il paradosso è che quei pochi comuni che fanno la differenziata in Calabria hanno spesso più difficoltà di chi scarica buste di tal quale dal momento che la filiera dei materiali non esiste ed il sistema impiantistico è disastrato e pensato appositamente per arricchire i possessori di discarica. Per quale ragione i contribuenti, noi cittadini prima dei comuni, dovrebbero versare soldi nelle casse regionali? Per permettere a Pugliano di regalare 180 milioni di euro in due anni per esportare monnezza? O forse per rinnovare il sistema impiantistico tarato al 35% di differenziata e che non sarà mai in grado di recuperare materiale e compost?

Lo scrittore Erri De Luca è stato recentemente rinviato a giudizio per istigazione al sabotaggio contro la TAV. Ovviamente non ho né la statura né l’autorevolezza di De Luca, ma se onorare contratti e pagare i contributi è un dovere, lo dovrebbe essere per entrambe le parti e la Regione Calabria sta decisamente mancando i propri impegni, per altro andando nella direzione esattamente opposta all’organizzazione di un ciclo dei rifiuti accettabile prima che virtuoso.

Finché ad occupare posti politici e dirigenziali sarà questo apparato io, francamente, non gli darei neanche dieci centesimi. Che i tribunali, visto il tanto tempo libero, mi indaghino per istigazione all’evasione ma, mi raccomando, come misura cautelare mi sequestrino il notebook, io reitererò di certo il reato.

Flavio Stasi
Referente Regionale Legge Rifiuti Zero
stasi.rifiutizero@gmail.com


Qualche chiarimento all’onorevole confuso.

Replica all’on.le Santelli

Se avessi avuto qualche dubbio sugli strabici piani della classe dirigente regionale rispetto al settore rifiuti, l’on.le Santelli, con inaudita grazia, sarebbe stata in grado di spazzarli via in un attimo.

Sono certo che tra me e l’ex sottosegretario alla Giustizia l’ignorante sia uno soltanto, ma a prescindere da questo dato poco interessante, trovo utile e costruttivo proporre qualche chiarimento a chi, sono certo in buona fede, sembra non avere contezza neanche di ciò che dice.

Intanto ribadisco che la legge che attribuisce poteri speciali alla Regione, cioè attribuisce la possibilità di continuare ad agire al di sopra della normativa di tutela sanitaria ed ambientale esattamente come nei quindici anni di commissariamento, è stata votata compattamente da Forza Italia, Continue reading


La Calabria e la sua via d’uscita dalla crisi

Commento comparso sulle pagine regionali de Il Quotidiano della Calabria del 4 Novembre 2011.

di Flavio Stasi

La notizia del referendum greco fa crollare le borse d’Europa.

Verrebbe da chiedersi: la “democrazia” dei mercati, delle privatizzazioni e della concorrenza può essere più spudorata di così? Non è la volontà popolare della Grecia a dimostrarsi incompatibile col liberismo, siamo ad un livello di chiarezza ancora superiore: basta semplicemente che esista la possibilità che il popolo si esprima, e crolla giù tutto.

Anche i più abili prestigiatori di regime stanno abbandonando ogni tatticismo sputandoci la verità in faccia. Uno dei più autorevoli, il Financial Times, per esempio, commenta la notizia greca seccamente: «chiedere al popolo di esprimersi sull’accordo del 27 ottobre è come chiedere al tacchino se vuole essere sacrificato». Insomma, gli accordi che i vari governi stanno prendendo a Bruxelles sono delle fregature enormi, e proprio per questo è bene che il popolo non si esprima, che venga guidato silenziosamente verso il forno già caldo insieme a quattro patate.

Questo accade lontano, a Bruxelles, ad Atene, a New York, a Roma.

In Calabria invece dobbiamo ritenerci fortunati, visto che la crisi ce l’abbiamo dall’Unità d’Italia. Continue reading