La chiusura della stazione di Sibari non è solo un pugno in faccia popolazioni di tutta la fascia ionica calabrese, ma è il segnale di come la classe dirigente voglia ridurre il nostro territorio ad un avamposto del terzo mondo, senza servizi ma con industrie ultra-inquinanti e discariche.
Ci chiediamo: perchè Governi, Regioni e le dirigenze di Trenitalia e RFI hanno investito per decenni in opere disastrose che la gente dei territori non vuole (come il Ponte sullo Stretto e la TAV), fino a inviare l’esercito come è successo in Val Di Susa, mentre dall’altra parte lascia centinaia di migliaia di cittadini con infrastrutture inesistenti e obsolete?
Risulta chiaro che alla attuale classe dirigente non importa nulla dei servizi ai cittadini, della mobilità e della qualità dei trasporti, è invece interessata a mega-progetti con cui intascare miliardi di soldi pubblici (nostri) per la fortuna di imprenditori amici e ‘ndranghetisti.
Gli amministratori che hanno governato questo territorio negli ultimi decenni hanno sistematicamente permesso lo smantellamento della linea ionica ferroviaria, rispondendo sempre fedelmente agli ordini provenienti dagli uffici centrali dei propri Partiti, ed i cittadini sono perfettamente consapevoli di quanto le loro promesse siano strumentali e senza seguito.
Si tratta evidentemente di un percorso che hanno condiviso giunte regionali ed amministratori locali di centro-destra e centro-sinistra, indi per cui invitiamo quegli stessi amministratori attualmente in carica, piuttosto di fare inutili moine, a dimettersi immediatamente: risulta evidente l’incapacità di rappresentare le istanze della popolazione.
Il potenziamento della linea ionica, favorendo lo spostamento delle merci e delle persone sulla ferrovia, e la progettazione di un sistema di comunicazione che valorizzi le enormi risorse del nostro territorio, sono le uniche vie percorribili per uno sviluppo reale della sibaritide e della Calabria.
Ci mobiliteremo nelle prossime settimane insieme a tutti i cittadini della Sibaritide per pretendere quindi un’inversione di rotta sui trasporti, partendo da tre punti irrinunciabili: la restaurazione delle tratte a lunga percorrenza; la riapertura delle stazioni della sibaritide, con investimenti e riqualificazione anche sociale delle strutture; l’avvio di un processo di stesura partecipata di un nuovo piano dei trasporti che tenga conto delle esigenze della popolazione calabrese.
Lo stesso spirito con cui migliaia di calabresi hanno sfilato a Crotone il 12 Novembre, pretendendo e ottenendo la fine del ridicolo commissariamento all’Emergenza Rifiuti, accompagnerà questa mobilitazione: Mo Basta, delle nostre vite decidiamo noi.
Flavio Stasi
per la Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”