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Le residenze private e l’impero decadente di Latorre

di Flavio Stasi

Articolo pubblicato sulle pagine regionali de Il Quotidiano della Calabria dell’8 Febbraio 2012.

Sembra ieri quando gli studenti riempirono il piazzale antistante l’aula magna contro i tagli della legge 133 e di Mariastella Gelmini, il Ministro che ciarlava di meritocrazia e che per superare l’esame di Stato da avvocato si è spostata da Brescia a Reggio Calabria, dove lo superavano tutti.

Sembra ieri, ed il Rettore Latorre era lì a fare l’anti-Mosè: gli studenti erano un’onda e lui tentava di calmare le acque.

Secondo il governo i provvedimenti avrebbero dovuto tagliare gli sprechi e colpire le caste. In realtà i veri, malcelati e raggiunti obiettivi, erano esattamente opposti: tagliare il diritto allo studio e accentrare tutta la gestione delle Università nelle mani di pochi potenti, assimilandole a delle Spa. Obiettivi difficilmente raggiungibili senza l’aiuto di chi occupava le poltrone più ambite degli atenei, ed il Rettore dell’Unical non si è tirato indietro. Come avrebbe potuto? Continue reading


Latorre è come Berlusconi..anzi, peggio.

Contributo comparso sulle pagine regionali de Il Quotidiano della Calabria, 9 Agosto 2011

Titolo originale: Gli sgomberi di Latorre prima delle stangate

di Flavio Stasi

Libero Teatro, Filorosso, Assalto, Laboratorio Politico Aula P2. Ne siamo consapevoli: quello che sta accadendo all’Unical non è frutto del caso.

I mercati ancora non reagiscono alle promesse di BCE e G7, e se indici e borse non sono certo il pane quotidiano di ragazzi e lavoratori calabresi, purtroppo questo non basta ad esorcizzarne gli effetti. Se il crollo non verrà fermato, infatti, la crisi si trasformerà in una violenta depressione, ovvero in aumento della disoccupazione e tagli allo stato sociale.

Se i dati sulla disoccupazione in Italia sono già oggi drammatici, al sud sono terrificanti. Svimez sostiene che 2 giovani su 3 sono “a spasso”, nonostante si tratti di dati falsati (senza alcuna colpa dell’istituto): tra quelli considerati “non disoccupati” infatti, bisogna considerare i precari, ovvero quelli che in un anno lavorano 6 mesi, 3 mesi, addirittura 1 mese, senza diritti o quasi. Continue reading