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Ruspe e polizia per demolire i centri di iniziativa politica

di Flavio Stasi *

Tratto da “il Manifesto”, 17 Agosto 2011

TITOLO ORIGINALE: Ondata di normalizzazione all’Unical. Disposti tre sgomberi d’Agosto e ancora polizia tra le aule.

Dopo la militarizzazione dell’Ateneo avvenuta in occasione della visita del Presidente Napolitano e la comparsa della celere in antisommossa per “difendere” l’aula magna da un’assemblea degli studenti, il suolo dell’Università della Calabria è nuovamente solcato da reparti della forze dell’ordine.

Questa volta, però, accompagnano ruspe e addetti alla manutenzione: è Agosto, il campus è deserto. Obiettivo: tre sgomberi, normalizzazione.

Seppur in maniera differente, Lsa Assalto, P2 Occupata e Filorosso rappresentano gli unici luoghi di libero confronto all’interno di una università fiaccata da riforme aziendaliste, tagli ministeriali e burocrazia delle caste accademiche. Luoghi di aggregazione, di confronto e soprattutto centri nevralgici delle lotte studentesche, contro i Governi e contro le manovre del prof. Latorre, Rettore dal 1999, che pur di restare in carica ha richiesto e ottenuto la modifica dello Statuto d’Ateneo. Continue reading


Latorre è come Berlusconi..anzi, peggio.

Contributo comparso sulle pagine regionali de Il Quotidiano della Calabria, 9 Agosto 2011

Titolo originale: Gli sgomberi di Latorre prima delle stangate

di Flavio Stasi

Libero Teatro, Filorosso, Assalto, Laboratorio Politico Aula P2. Ne siamo consapevoli: quello che sta accadendo all’Unical non è frutto del caso.

I mercati ancora non reagiscono alle promesse di BCE e G7, e se indici e borse non sono certo il pane quotidiano di ragazzi e lavoratori calabresi, purtroppo questo non basta ad esorcizzarne gli effetti. Se il crollo non verrà fermato, infatti, la crisi si trasformerà in una violenta depressione, ovvero in aumento della disoccupazione e tagli allo stato sociale.

Se i dati sulla disoccupazione in Italia sono già oggi drammatici, al sud sono terrificanti. Svimez sostiene che 2 giovani su 3 sono “a spasso”, nonostante si tratti di dati falsati (senza alcuna colpa dell’istituto): tra quelli considerati “non disoccupati” infatti, bisogna considerare i precari, ovvero quelli che in un anno lavorano 6 mesi, 3 mesi, addirittura 1 mese, senza diritti o quasi. Continue reading