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Alluvione, danno e beffa

Si individuino le responsabilità.
Un mese dopo l’alluvione abbiamo chiesto l’istituzione di una commissione di controllo per vigilare sull’utilizzo dei fondi che sarebbero arrivati a seguito della calamità, con un obiettivo preciso: evitare che i fondi venissero dirottati su quelle stesse aziende che, direttamente o indirettamente, hanno causato parte del disastro del 12 agosto.

 Stiamo parlando, per esempio, della cementificazione di zona Matassa o dei lavori sull’argine del Citrea.

Tale commissione non è stata istituita e puntualmente abbiamo premiato aziende e tecnici che hanno cementificato i torrenti, sbancato colline, manomesso gli argini.

Questa la prima beffa a danno dei rossanesi, ma quella della mancata presenza di Rossano nello stanziamento del Governo da 800 milioni per i danni ai privati è davvero un rospo troppo grande da ingoiare.

Oliverio, tramite il dipartimento regionale della Protezione Civile, e Mascaro tramite gli uffici comunali, verifichino ogni via plausibile per recuperare questa vigliaccata nei confronti del nostro territorio, e ritengo che l’intera delegazione parlamentare calabrese, trasversalmente, piuttosto di badare ad interviste e proclami, debba andare a bussare con veemenza agli uffici governativi per ottenere il giusto e sacrosanto risarcimento per cittadini e attività produttive della sibaritide.

Nel caso in cui questo non avvenga in tempi brevi, ritengo che la risposta delle città di Rossano e Corigliano, anch’essa danneggiata dall’alluvione, debba essere decisa ed a 360 gradi, sociale ed istituzionale, senza badare a colori politici o distinzioni.

In ogni caso quanto accaduto impone l’individuazione delle responsabilità: di fronte a centinaia di persone gravemente danneggiate, di fronte ad un tessuto produttivo profondamente colpito, non siamo disposti ad accettare il solito scarica barile all’Italiana. Qualcuno ha sbagliato e riteniamo che Mascaro ed Oliverio, piuttosto di elargire premi e promozioni per la propria classe dirigenziale (come stanno facendo in queste settimane), individuino chi e cosa non ha funzionato negli uffici pubblici prendendo provvedimenti seri. Questo forse non ripagherà i nostri concittadini dei tanti danni subiti, ma almeno contribuirà ad evitare che tali porcherie accadano in futuro.

Non solo, ad un anno dall’alluvione credo sia doveroso che si faccia un punto con gli uffici competenti su ciò che è stato fatto, come è stato fatto, su come e quanti soldi sono stati spesi, su cosa c’è ancora da fare e perché non è stato ancora fatto, domande che ogni cittadino si pone e che ritengo debbano essere affrontate nella massima trasparenza in Consiglio Comunale.


Il riordino dei rifiuti sarà devastante per i comuni.

25 Luglio 2014 _ Nota Stampa

Il riordino dei rifiuti sarà devastante per i comuni.
Nessuno ha eletto Gualtieri, basta coi commissari.

foto-firma-protocollo-conai-19-02-14Il consigliere Mirabelli, in Consiglio Regionale, ed altri suoi colleghi, chiedendo che venisse approvata con urgenza l’hanno chiamata “Piano dei Rifiuti”. Significa che gli onorevoli che la sostengono, di fatto, non sanno neanche di cosa si tratta visto che la legge di riordino è cosa ben differente dal piano dei rifiuti. Questo è il livello con cui il consiglio regionale decaduto affronta un problema come quello dei rifiuti e del resto, a dirla tutta, la legge proposta dal Dipartimento Politiche per l’Ambiente della Regione tutto è tranne che un riordino.

Si tratta di un provvedimento con cui si definiscono gli ATO (ambiti territoriali ottimali) e ARO (ambiti di raccolta) dei rifiuti, cosa decisamente auspicabile se gli ambiti fossero davvero ottimali, cioè studiati per le esigenze dei territori, magari decisi dai territori stessi, e non calati dall’alto e fatti apposta per le esigenze dei privati. Infatti saranno definiti ATO le province, con conseguente ingolfamento automatico almeno di Cosenza, ed ARO, udite udite, i vecchi comprensori delle società partecipate: Vallecrati, Sibaritide, Appennino Paolano eccetera eccetera.

Significa, in sostanza, due cose. Primo, che la Calabria sarà spartita per quelle sette o otto aziende private che, di fatto, già fanno il bello ed il cattivo tempo sui territori, gestendo raccolta indifferenziata, differenziata e discariche, in una logica non tanto liberista, ma cretinista visto che solo un cretino promuoverebbe davvero la differenziata sapendo di guadagnare dieci volte di più scaricando tutto in discarica. Secondo, che i comuni
smetteranno di poter gestire autonomamente l’unica cosa che fin’ora potevano gestire, cioè la raccolta. Di disastro in disastro.

Si è detto che l’approvazione di questa legge è urgente: falso.

L’unica premura della regione nell’approvare questo testo è, paradossalmente, la norma transitoria, cioè l’affidamento dei soldi delle tariffe pagate dai comuni, quindi dai cittadini, ad una contabilità speciale, cioè fuori dal bilancio regionale, a disposizione del dirigente del Dipartimento Ambiente, Bruno Gualtieri, con cui saranno pagati i soliti privati che, ancora una volta, costruiranno enormi profitti sull’incapacità volontaria e clamorosa
della Regione di gestire il settore rifiuti. Gira e rigira, l’acqua finisce sempre nello stesso, grasso, mulino.

Da quando è cessato formalmente il commissariamento in Calabria, cioè dal marzo 2013, la Regione Calabria avrebbe dovuto normalizzare la gestione dei rifiuti, affidando ai comuni l’onere e l’onore di programmare le proprie risorse e sostenendo iniziative virtuose come impianti di compostaggio o di recupero di materia. Invece, se possibile, ci troviamo in una situazione ancora peggiore, con un commissario camuffato da dirigente che fa quel che vuole da quasi due anni relegando giunta e consiglio a meri gruppi ratificatori.

Oggi il ritornello di onorevoli e affini è sempre lo stesso: tutta colpa dei quindici anni di emergenza e dei commissari, figure ormai lontane. Si tratta del tentativo ridicolo di dipingere Assessori e Dirigenti del Dipartimento Ambiente come degli inconsapevoli cappuccetto rosso tra le fauci di lupi commissari, quando, in realtà, ogni provvedimento, a partire dalle autorizzazioni delle fantastiche discariche in giro per la Calabria, passava (e passa) sotto il naso dei dirigenti, Gualtieri compreso. E del resto, all’epoca, nessuno osava mettere in discussione l’operato dei commissari, al contrario le giunte di centrodestra e centrosinistra ne hanno chiesto sistematicamente, tutti gli anni, la proroga.

I consiglieri regionali, oggi, se avessero un minimo di decenza, eviterebbero di compiere l’ennesimo scempio nel settore rifiuti, l’ennesima proroga di fatto di un commissariamento senza fine e, soprattutto, senza nessuna utilità cercando, invece, di superare l’estate senza nuovi mostri per il territorio calabrese ed affidando ai comuni la responsabilità di gestire i rifiuti dalla raccolta allo smaltimento, lasciando agli stessi la facoltà di associarsi in
ambiti ottimali secondo le esigenze dei territori. Se i sindaci non saranno in grado di farlo i cittadini sapranno come ricompensarli. Ben più difficile è ricompensare un dirigente regionale, pagato coi nostri soldi, non eletto e coi poteri di un commissario.

Flavio Stasi