Intervento comparso sulle pagine regionali de Il Quotidiano della Calabria, 8 Novembre 2010
Chi Sabato è stato a Saline Joniche ha potuto vedere come una comunità che ha subito, come molte altre in Calabria, le vessazioni della speculazione e degli avvelenatori, possa stringersi nella difesa del proprio territorio e ritrovarsi sotto uno striscione: “NO al CARBONE”. È una battaglia che il popolo di Saline, di Rossano, dell’intero meridione, vinceranno: neanche in una finta democrazia da terzo mondo come quella italiana si riusciranno a far trionfare ragioni tanto deboli come quelle del carbone. Eppure Enel Spa, Sei Spa, Ministeri (Spa?), faccendieri politici e sindacali ci provano con veemenza, evidentemente con lucrosa determinazione.
E se nel giorno del No di Saline, qualcuno riesce a scrivere che “il carbone è ad emissioni quasi zero”, considerando che si tratta del combustibile più tossico attualmente in circolazione, il ribrezzo evidentemente non basta: la questione è molto più profonda.
Il carbone, o meglio la sua riproposizione, è un segno del decadimento economico, sociale e culturale del nostro tempo. Mentre i vertici dello stato si impegnano nel dipanare squallore quotidiano, le sue braccia amministrative lavorano per monetizzare terra, mare, città, vite umane. Del resto tutto è in vendita dopo aver venduto la propria coscienza.
Ecco, ciò che rimarrà ai posteri è che in Italia, al Sud, qualcuno nel 2010 è stato in grado di vendersi alla causa del carbone, così come all’occultazione dei rifiuti tossici nelle scuole, causando alla nostra terra eterna vergogna, come se non bastasse la ‘ndrangheta.
Ma in un certo senso abbiamo la possibilità, come popolo, di passare alla storia per non aver ceduto ai ricatti ed alla decadenza di una società squallida, per avere finalmente difeso non solo il proprio uscio di casa, ma anche l’aria che respiriamo e, soprattutto, una prospettiva di sviluppo, un futuro per i nostri figli. Ecco cosa significano il NO di Saline, il NO di Rossano.
Il prof. Perna, in un interessante intervento comparso tra le pagine di un quotidiano, giudica strutturalmente debole la posizione del No, non sono affatto d’accordo. Quello che è uno storico tormentone, quasi un luogo comune, associato ai movimenti di ogni tipo, trovo sia la conseguenza di un’incapacità: quella di non sapersi dare una dimensione ed una prospettiva, quindi comportarsi come componente Politica. Il no al carbone è automaticamente la lotta contro un modello di sviluppo economico e sociale, in particolare contro la sua azione devastatrice nei confronti del territorio, quindi della salute e dell’economia dei cittadini. C’è davvero da contrapporvi un’alternativa?
Certo, un modello di sviluppo differente, solidale, eco-compatibile, è quello che va costruito e condiviso, è la nostra proposta sempre attuale, non come ambientalisti bensì come cittadini coscienti, ma non confondiamo le cose: a Saline, come a Rossano, l’alternativa è la terra! Molti si affaccendano nel fare contro-proposte: centrali a gas, parchi, musei. Tutto meglio del carbone, ovvio. Ma per quanto riguarda le centrali alternative, la proposta eco-compatibile non esiste: in Calabria produciamo il doppio dell’energia che consumiamo; elettrodotti tranciano le nostre foreste e causano dispersione; il nostro turismo, quindi l’economia, è piegato dai disastri ambientali e dagli scempi di chi, quarantanni fa, ci prometteva, come oggi, lavoro e sviluppo con l’industria. La vera proposta alternativa, fortissima perché finalmente non subalterna alla logica della speculazione, è: restituite alla gente il suo territorio! Si tratta di bonifica e smantellamento, reimpiego dei lavoratori in altri settori o in altre mansioni, da pretendere senza tentennamenti nei confronti di quei colossi energetici che sul sottosviluppo del meridione hanno incassato miliardi di profitto, ed in quel sottosviluppo vogliono continuare a tenerci come cani al guinzaglio. A Rossano, per esempio, Enel Spa ha da pagare e far lavorare per decenni: in primis per tutte le promesse fatte quarant’anni fa e mai mantenute.
Qualche sindacalista storcerà il naso, a proposito: qualcuno ci spieghi perché la UIL a Reggio Calabria è contro il carbone, ed a Rossano è il miglior alleato di Enel Spa; qualcuno ci spieghi perché la CGIL a Reggio Calabria si è espressa in maniera forte e decisa mentre dalle nostre parti resta strumentalmente ambigua. In ogni caso se coloro che storcono il naso sono quelli che da quarant’anni trattano e dividono la “torta” con politica e poteri forti, difendendo le ragioni dei lavoratori solo a parole, allora che storcessero anche l’intero viso. Anche dentro questi sindacati, chi pensa che il lavoro sia riscatto e non ricatto siamo sicuri che si compiacerà della nostra lotta.
E dovevano arrivare Enel Spa e Sei Spa per accendere il nostro bisogno di cultura e di aggregazione? Bene i musei, bene i parchi, ma non confondiamo le cose: sulla terra bonificata è il territorio a decidere se e cosa fare. O forse dobbiamo chiedere ai nostri avvelenatori, ed ai loro fiancheggiatori, di non fare la centrale ma di fare qualcos’altro? Questa sarebbe una posizione forte?
L’ho detto ieri: il carbone è sporco come le coscienze di chi lo propone. La battaglia di chi ha la coscienza pulita appartiene alla gente calabrese e ne determinerà il suo futuro: passiamo alla storia per aver detto no al carbone e per aver cominciato a ricostruire il futuro della nostra terra.
Flavio Stasi
Rete di Difesa Territoriale “Franco Nisticò”
Coordinamento Nazionale No Carbone
Novembre 8th, 2010 at 15:38
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