30 Aprile – Rete Stop Enel nell’Assemblea degli Azionisti. Intervento Daniele Pomes

Signori azionisti,

oggi sono qui a rappresentare il movimento No al carbone di Brindisi, che possiede 5 azioni enel e sono solo un pretesto per poter discutere degli enormi fatturati realizzati a discapito della salute dei cittadini, e dello sviluppo del territorio.

La centrale termoelettrica Federico II di Brindisi fattura circa 600milioni di euro, bruciando ogni anno milioni di tonnellate di carbone stoccato in un enorme carbonile scoperto.

La centrale è a 15 km dal porto dove approdano le navi carboniere e da li il carbone, attraverso un nastro trasportatore che taglia in due la fascia costiera, arriva alla centrale.

La movimentazione del carbone è quindi il punto cruciale della produzione da carbone a Brindisi.

Nel 2007 le polveri di carbone che fuoriescono dal nastro trasportatore hanno causato la contaminazione e quindi l’interdizione alla coltivazione di oltre 400 ettari di campi in torno al nastro perché ritenuti pericolosi ai fini alimentari, causando così la chiusura di 60 aziende agricole e la perdita di centinaia di posti di lavoro. Le poche sopravvissute hanno enormi problemi di approvvigionamento di acqua, perché la costruzione del nastro ha distrutto la falda acquifera.

Poi c’è il problema dell’allagamento del nastro trasportatore. Il nastro fu progettato male e costruito peggio, e in casi di abbondanza di piogge, le acque piovane del canale adiacente esondano, allagando e bloccando il nastro. Lo scorso gennaio Enel non sapendo affrontare il problema adeguatamente decise di far aspirare l’acqua dal nastro per riversarla nei terreni agricoli circostanti e nei torrenti adiacenti il nastro trattando queste acque contaminate, come acqua di rose. L’arpa e la magistratura bloccarono questo comportamento criminale, constatando gli svernamenti la cui entità è ancora al vaglio degli inquirenti.

Oltre al problema del trasporto e dello stoccaggio, c’è anche quello dello smaltimento delle ceneri di carbone. Due anni fa il corpo forestale dello stato ha scoperto una cava in Calabria dove venivano stoccate le ceneri e i fanghi provenienti da Brindisi; dirigenti dell’Enel sono indagati per disastro  ambientale e associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti pericolosi. Anche in provincia di Brindisi, nell’ottobre scorso, è stato smascherato un sistema di smaltimento illecito anche delle ceneri della Federico II dal NoE di Lecce. Il caso è passato nelle competenze della direzione distrettuale antimafia perché pare esserci un complesso sistema di malaffare nel trattamento di queste sostanze pericolose. Queste pratiche hanno la sola finalità di ridurre le spese e aumentare i profitti…e in qualche modo anche i vostri dividendi! I guai giudiziari per alcuni dirigenti Enel non finiscono qui: dal 12 dicembre infatti ne sono sotto processo 12 per imbrattamento e gettito pericoloso di cose. Già dalle prime battute però il capo d’imputazione è stato riformulato come reato ambientale.

Un altro aspetto che è giusto sotto lineare è l’inutilità di alcuni investimenti rispetto alle reali esigenze di efficienza energetica per diminuire le quantità di carbone da bruciare. Il primo è quello della cattura di co2. Quest’impianto in grado di catturare solo l’anidride carbonica nella quantità dell’1-2%, è costato diversi milioni di € senza ottenere nessun risultato apprezzabile se non in forma di propaganda. Nichel, piombo, cadmio, mercurio e tutte le altre sostanze cancerogene continuano ad essere emesse tranquillamente; oltre al fatto che la cattura dell’ 1-2% di 15 milioni di tonnellate di co2, che non è una sostanza inquinante ma climalterante, sono un quantitativo ridicolo rispetto all’investimento effettuato.

Un altro investimento messo in cantiere da oltre 20 anni è la copertura del carbonile all’interno della centrale. In effetti il progetto serve all’Enel per adeguarsi alle prescrizioni imposte dall’AIA e a garantire la produzione per i lustri a venire, però i problemi del trasporto rimangono tali in quanto è tecnicamente impossibile decompressurizzare 15 km di nastro trasportatore.

Oltre agli effetti negativi sul territorio in termini di economia ed occupazione, ci sono dei costi sanitari mai addebitati alla centrale che, secondo una stima dell’agenzia europea dell’ambiente, ammontano tra i 500 e i 700 milioni di € l’anno. Questi costi, sostenuti esclusivamente dalla collettività per garantire l’assistenza sanitaria ai cittadini ammalati di tumore, ai bambini che soffrono di allergie o alle persone che provano a curare leucemie fulminanti non sono contabilizzate in nessun bilancio Enel. Gli studi forniti dalla comunità scientifica internazionale non possono essere ignorati per inseguire una logica di profitto.

In qualità di rappresentante del movimento No al carbone e in qualità di azionista chiedo con forza che entro il 2020 si esca definitivamente dall’era del carbone a brindisi come richiesto dalla comunità europea, e che si riconverta la centrale Federico II a gas riformulando le scelte scellerate del consiglio d’amministrazione Enel. Le sponsorizzazioni al Basket, al teatro o progetti tesi a migliorare la degenze dei bambini in ospedale, non acquieteranno l’indignazione e la determinazione di un territorio che si è STANCATO di queste buffonate tese a distrarre la popolazione dai problemi reali che provoca la centrale.


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