30 Aprile – Rete Stop Enel nell’Assemblea degli Azionisti. Intervento Simona Ricotti

Per i comitati italiani della Rete Stop Enel, intervento di Simona Ricotti nell’Assemblea degli azionisti 2013.

ENEL: l’energia che ti ascolta; cosi si presenta l’azienda in uno dei suoi più conosciuti spot pubblicitari. ENEL, l’energia che ti opprime viene, invece, vissuta l’azienda ovunque sia presente, in Italia come nel mondo.

E questo perché il Consiglio di amministrazione e quella pletora di dirigenti, che voi e noi, sia in qualità di azionisti che in qualità di cittadini, paghiamo profumatamente, si è volutamente mostrata sorda e cinicamente indifferente dinanzi alla sofferenza dei territori, incapace di ascoltare quanto avevano da dire intere popolazioni rispetto le scelte industriali dell’azienda che si sono trovate a subire. Peggio ha utilizzato milioni di euro per imbavagliare le popolazioni con ricorsi, consulenze pilotate, pressione sui mass media, finanziamenti ai governi locali e nazionali, sponsorizzazioni distribuite a pioggia su società ed associazioni; costi importanti che ENEL sostiene per imporre le proprie volontà sui territori, comprando il consenso degli enti locali che in Italia schiacciati dal patto di stabilità, altrove schiacciati dalla fame e dalla corruzione, si trovano a dover gioco forza accettare.

Milioni di euro che è bene sottolineare vanno ad incidere, unitamente alle tante altre scelte sbagliate, sul pesante debito finanziario dell’azienda.

Un debito di 43 miliardi di euro dovuto a scelte ed investimenti sbagliati, come quello dell’acquisto di ENDESA e di centrali obsolete nel Est europeo, cha sta comportando grandi debiti a fronte di bassi ricavi, facendo sì che il titolo crollasse in borsa, o come quello di continuare a spingere sulla realizzazione di nuovi impianti di cui non vi è alcuna necessità nell’attuale contesto di progressivo e crescente calo dei consumi energetici: 5% rispettivamente nel 2010, nel 2011 e nel 2012, che si attesterà, secondo le stime degli analisti internazionali, all’8% nel 2013, per raggiungere picchi a due cifre fin oltre il 2017.

Politiche aziendali non solo sorde, ma che si stanno rivelando una vera e propria trappola per gli azionisti che si trovano a dover decidere, al fine di ridurre il debito miliardario, un taglio di oltre 6 miliardi entro il 2017 tramite la chiusura di impianti a turbogas e olio combustibile per circa 7000 MW e al taglio di circa 3500 posti di lavori, e a dover sostenere nel contempo investimenti per nuovi impianti e riconversioni, come quelli di Porto Tolle, di Rossano, di Bagnore, dell’ Amiata, di cui non c’è alcun bisogno, e che, per di più, sono profondamente osteggiati dalle popolazioni e che proprio per questo graveranno sul bilancio con tutta una serie di pesanti costi aggiuntivi, che andranno ad appesantire quel 1,5 miliardi di euro per contenziosi già presenti nell’attuale bilancio.

Siamo stati quindi costretti a comprare delle azioni, per riuscire ad interloquire con voi, azionisti di ENEL, nella speranza di trovare luogo più fertile all’ascolto, di riuscire a rendervi maggiormente consapevoli di alcuni aspetti delle politiche aziendali che hanno ed avranno sempre più pesanti ricadute in termini non solo ambientali ed etici, ma anche in termini strettamente economici, se anche, con estremo cinismo, vi interessasse solo questo aspetto, su quelle che sono le prospettive aziendali di breve e medio termine.

Perché è bene che sappiate che ognuno di voi che siede qui, ogni singolo azionista ENEL, in virtù delle politiche aziendali portate avanti dal CdA, è responsabile a tutti gli effetti delle devastazioni sociali, ambientali e sanitarie che l’ente energetico agisce sui territori.

Responsabile delle pesantissime percentuali di mortalità e morbilità per patologie oncologiche, respiratorie e cardiovascolari che si registrano a Civitavecchia, a Brindisi, a La Spezia, in zona Amiata, etc; percentuali, badate bene, i cui dati sono costituiti da corpi, carne e sangue di migliaia di bambini, di uomini e donne che hanno pagato e continuano a pagare con la vita e con immani sofferenze le ricadute sulla salute di milioni di tonnellate di veleni che questi impianti immettono nell’ambiente circostante. E come non bastasse, l’Enel mette a disposizione gli impianti termici per bruciare i rifiuti ,vista la tossica autorizzazione governativa di utilizzare il “CSS” come combustibile, invece di avviare la chiusura degli inceneritori entro il 2020 come prevede la raccomandazione UE del 2012.

Responsabili della distruzioni di intere economie devastate dal pesantissimo inquinamento provocato da questi impianti, spesso in esercizio in violazione delle più elementari norme di sicurezza ambientali e per questo sottoposti a decine di inchieste giudiziarie,e rinvii a giudizio di dirigenti Enel come nel caso del Brindisino, ma non solo.

Responsabili della violazione dei diritti umani di intere popolazioni come in Cile, in Colombia, S.Salvador e Guatemala.

Responsabilità di cui ognuno di voi dovrà rispondere davanti alla propria coscienza e alla storia, ma di cui, invece l’azienda, e a questo forse sarete più sensibili. si troverà a rispondere in solido nelle sedi giudiziarie. E questo non farà certo bene all’immagine e ai bilanci di ENEL, nonostante gli sforzi di apparire azienda attenta alla sostenibilità ambientale e alla questione sociale,fuori e contro il “ codice etico”che tanto viene sbandierato.

Perché è bene che sia chiaro che porteremo ogni singola violazione dei diritti umani nelle sedi di giudizio europee ed internazionali; ogni singola violazione delle normative vigenti sulle leggi ambientali e sanitarie e delle rispettive autorizzazioni in tribunale; chiameremo a rispondere degli immensi danni sanitari che sta subendo la popolazione e chiederemo il risarcimento danni per ognuno. E questo avrà un costo enorme per l’azienda, è bene gli azionisti lo sappiano, non solo in termini di spese legali, di consulenze e quanto altro, ma soprattutto in termini di risarcimenti e di danno all’immagine: la difesa della nostra vita, della nostra salute e delle nostre terre contro l’immagine aziendale.

Ci sono poi i cosiddetti costi esterni, che seguendo l’ormai consolidata logica per cui si privatizzano i benefici economici e si scaricano i costi ambientali, sanitari e sociali sullo Stato, ovvero sui contribuenti, si troverà a pagare l’intero paese e ci si dovrebbe spiegare come il socio di parte pubblica, che dovrebbe sedere in questa assise a rappresentare gli interessi del popolo italiano, intenda far coincidere tali oneri con l’interesse nazionale.

Dove risiede, ad esempio, l’interesse nazionale nell’approvare un piano industriale che prevede di portare la quota di energia prodotta con il carbone al 50%, ben sapendo che tale tipologia di combustibile è quella che presenta le maggiori esternalità; basti considerare che applicando il metodo d calcolo dei costi esterni messo a punto dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) per l’insieme delle centrali a carbone di ENEL in Italia (dati 2009) si stima un costo esterno complessivo di 1772 milioni di euro.

La decisione della decarbonizzazione nella produzione di energia presa dalla UE, è quindi ambientalmente auspicaile, socialmente utile ma anche economicamente convincente.

Stesso interesse nazionale che non riusciamo a comprendere nella Strategia Energetica Nazionale(SEN) approvata dal Governo Monti- che si basa essenzialmente su “ Italia HUB del gas per la UE(con rigassificatori,grandi depositi e gasdotti); aumento produzione idrocarburi (con trivellazioni petrolifere e fraking); sottrazione di1/5 di territorio agricolo per produzione di agrocombustibili – tre filoni insostenibili per il nostro gia fragile Paese ,in cui si alternano dissesto idrogeologico,alluvioni e terremoti , e per le popolazioni che ne subiranno come al solito danni e conseguenze.

Vogliamo inoltre in questa sede evidenziare che riteniamo inaccettabile che ENEL, società il cui socio di maggioranza relativa è il Governo italiano, non ottemperi alla volontà plebiscitaria violando così la sovranità popolare sancita con il referendum del 2011, di rigetto della strategia nucleare, prevedendo l’uscita dell’azienda dalla produzione nucleare e da progetti in itinere in Spagna,Slovacchia,Bulgaria,Russia.

Le politiche energetiche che ENEL persiste nel voler portare avanti si sono dimostrate economicamente, socialmente ed ambientalmente fallimentari, il futuro sta in un diverso modello di energia, una energia giusta. che sappia inserirsi con armonia nei territori e ne incentivi anziché distruggere le vocazioni, che sia al servizio e non contro i cittadini, che si basi su una produzione diffusa ed utilizzi le nuove tecnologie reticolari di trasmissioni.

Non cambiare indirizzo significa continuare a percorrere una strada fallimentare che non farà che aumentare il debito dell’azienda e le bollette degli utenti, per questo vi sollecitiamo a fermarvi, ad applicare la Moratoria su tutto l’autorizzato, compresi i pozzi geotermici dell’Amianta, e le riconversioni a carbone, così da avviare un nuovo piano energetico basato sulle reali necessità del paese.

Una strada che in realtà è obbligata perché vogliamo dirlo con la determinazioni di chi sta difendendo il proprio futuro: la diga de El Quimbo in Colombia, HydroAysen in Cile, le centrali nel territorio Mapuche, le riconversioni a carbone di Porto Tolle e Rossano Calabro, la centrale di Bagnore e quelle in zona Amiata, sono tutti progetti che “non si faranno”perchè noi ci opporremo uniti, con la forza e la consapevolezza universale di chi sta proteggendo la propria terra e il futuro dei propri figli.


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