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Ecco quello che il carbone della Federico II scarica nelle acque di Brindisi

In una cosa i dirigenti di Arpa Puglia, al cospetto dei dirigenti Enel, sono stati chiari: le falde acquifere della provincia di brindisi sono «inquinate e compromesse al 90%». In pratica sono tossiche. Allo stesso tempo, però, la stessa agenzia regionale precisa che la causa non è da attribuirsi all’Enel, bensì è da ricercare nel petrolchimico e nelle industrie farmaceutiche del territorio.

Anche in questo caso non mettiamo in dubbio la parola di nessuno, saranno i cittadini a giudicare, ci prendiamo semplicemente la briga di sottolineare quanto riportato dai dati degli autorevoli registri europei, di pubblico dominio, quali Registro Europeo delle Emissioni Inquinanti (EPER, fino al 2005) e Registro Europeo Emissioni e Trasferimenti di Sostanze Inquinanti (E-PRPT) istituito dal parlamento europeo nel 2006.  Continue reading


Ecco lo scempio della Federico II di Brindisi

Ecco in forma dettagliata quello che Enel offre generosamente ai cittadini della provincia di Brindisi. I dati, pubblicati l’8 Giugno di quest’anno, riguardano specificatamente la centrale Federico II di proprietà di Enel Spa, sita a sud del capoluogo Brindisino, e sono di pubblico dominio presso il Registro Europeo delle Emissioni Inquinanti (EPER) e presso il Registro Europeo Emissioni e Trasferimenti di Sostanze Inquinanti (E-PRPT) istituito dal parlamento europeo nel 2006.
Da solo l’impianto a carbone di Brindisi rilascia in aria circa 15 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. Ricordiamo che nel 2020 la comunità europea applicherà le sanzioni per la mancata riduzione di CO2 agli stati membri. L’Italia negli ultimi anni ha aumentato le sue emissioni e le multe saranno salatissime: a pagarle non sarà la multinazionale Enel, ma il governo con i soldi pubblici tolti a sanità, scuola, pensioni e tutto il resto. Continue reading


Enel suona l’Arpa. Dopo Civitavecchia arrivano le fesserie su Brindisi.

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Ci vuole davvero coraggio. L’incontro avvenuto nei giorni scorsi tra l’Arpa Puglia e l’Upi dimostra quanto marcio esista nelle vicende che circondano le centrali a carbone.
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