Indimenticabile 3 Agosto

Fausto Bossi, Marco Reguzzoni e le miss padania

di Flavio Stasi

Dopo quindici anni di disastri, interrotti solo da goffe comparse di ex-qualcosa riadattate ad improbabili liberisti (soprannominati “centrosinistra”), il Premier decide di parlare al paese che lo ha eletto (in preda, evidentemente, ad una perdurante follia collettiva) in un momento drammatico. Il Paese è in preda alla voracità dei mercati, e questa rappresenta una delle rare occasioni in cui Camera e Senato ospitano il Governo ed il suo capo. Più che un dibattito parlamentare è una caotica ostentazione di incapacità e di squallido opportunismo.

Nonostante tutto, nonostante l’attenzione di tutto il mondo occidentale addosso, il Premier, in mezz’ora, è in grado di non dire praticamente nulla. O meglio, in una sequela di barzellette e propaganda, prepara gli italiani ad altre, enormi e dolorose supposte: liberalizzazioni, privatizzazioni e la “riforma” dello Statuto dei Lavoratori. Avete capito bene: per uscire dalla crisi bisogna eliminare garanzie del mondo del lavoro, ovvero di quella povera gente che fino ad ora ha pagato e ripagato e ripagato. E già. È chiaro che i diritti di uomini e donne che fanno andare avanti il Paese col proprio sudore, sono un ostacolo alla crescita. Il PDL in stato confusionale inizia così una giornata che rispecchia in pieno la sua storia: una lunga sfilza di contraddizioni politiche e squallore, sempre finalizzate al sangue della povera gente.

Se il Premier, infatti, intende svendere al mercato anche le nostre mutande, l’intervento di Alfano lascia sgomenti: “da quando sono i mercati a fare i Governi e non il popolo?”. La risposta sarebbe stata semplice: da quando avete venduto al mercato le pensioni, la scuola, l’università, la sanità, i trasporti, il tfr, i beni comuni, i rifiuti, l’energia, le poste. Praticamente tutto lo stato. Oggi in molti stanno denunciando il primato del mercato sulle nostre vite, anche se troppo tardi. Ma che il neo segretario del partito più liberista del Paese (seguito dal PD), in piena contraddizione con la propria linea politica e con quella appena illustrata dal Presidente del Consiglio, parli di primato della politica e del popolo sul mercato è davvero una barzelletta, anche se raccontata con enfasi ed in una spirale di pericoloso populismo, degna di una campagna elettorale, anche se del partito sbagliato. Non fosse stato per i referendum, il partito di Alfano avrebbe obbligato tutte le pubbliche amministrazioni a vendere persino l’acqua a multinazionali.

Del resto Gasparri, capogruppo PDL al Senato, contraddice totalmente, appena qualche ora dopo, il proprio capogruppo alla Camera, parlando specificatamente di privatizzazioni e “di pezzi di economia che ancora ha lo stato e che invece dovrebbero essere del mercato”. Che poi significa vendere a quelle quattro o cinque famiglie che detengono il 90% della ricchezza di tutto il paese. Dopo la capitolazione nell’integralismo liberista, non è un caso che Gasparri se la prenda col referendum che ha bloccato le privatizzazioni dei servizi locali: maledette folate di democrazia.

E poi c’è Reguzzoni. Capogruppo della Lega alla Camera, onorevole Reguzzoni. Onorevole Reguzzoni. Questo è Onorevole. Gli italiani si sono alzati una mattina per andare a votare, ed hanno fatto in modo che questo sia Onorevole. Sintesi dell’intervento: la crisi si risolve bloccando gli immigrati; bloccando i rifiuti a Napoli, costruendo inceneritori; il fondamento politico del Governo è l’alleanza Bossi-Berlusconi. Il fondamento politico. Fondamento. Politico. Onorevole Reguzzoni. Onorevole, connazionali miei, lo avete fatto onorevole.

Sull’opposizione è inutile disquisire: per far governare questi per 15 anni o si è profondamente contraddittori o si è clamorosamente incapaci…o entrambe le cose.

Sui “costi della politica” poi sono tutti d’accordo: dimezzare il numero dei parlamentari. Mica dimezzare gli stipendi ed eliminare i privilegi, ma dimezzare i parlamentari, così a decidere saranno sempre più pochi e magari possono spendere anche di più. Scommetto che siete tutti d’accordo anche voi.

L’Italia è in vendita, ovvero gli onorevoli e gli illustri stanno svendendo i nostri di dietro. Ricordiamocelo, uomini e donne di buona fede, al prossimo voto di convenienza, al prossimo voto utile, al prossimo voto razionale, al prossimo voto di simpatia, al prossimo voto se questa finta democrazia non brucia prima di allora.

A proposito, onorevole Gasparri, perché non privatizziamo anche le elezioni?


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