Che faccia tosta dimostra la classe dirigente locale e regionale, di centrodestra e centrosinistra, tentando di speculare elettoralmente sui rifiuti!
La sibaritide è al collasso così come il resto della regione: sono moltissime le città calabresi caratterizzate da quintali di rifiuti ai bordi delle strade. Inutile blaterare o tentare di difendere goffamente la propria parte politica: i responsabili hanno nome, cognome e partito.
Negli ultimi vent’anni i governatori della regione Calabria sono stati sia di centrodestra che di centrosinistra, ed hanno governato sia con governi “amici” che “nemici”. Le giunte regionali hanno chiesto ed ottenuto puntualmente il commissariamento per l’emergenza ambientale negli ultimi 14 anni, ricevendo (direttamente o indirettamente) poteri e fondi pubblici straordinari. Il risultato è il disastro che i cittadini dello ionio cosentino possono vedere ai bordi delle proprie strade, da Cariati a Trebisacce.
Coloro che a livello locale si ergono a paladini in questa drammatica faccenda, negli anni hanno sostenuto e portato voti e consensi a coloro i quali sono i responsabili politici di questo disastro, per cui farebbero bene, per decenza ed onestà intellettuale, a prendersi a loro volta le proprie responsabilità o, quanto meno, a restare in silenzio.
Se ne prendano la responsabilità i candidati sindaci, senza fingersi goffamente verginelle, ma soprattutto se ne ricordino gli elettori, tanto delle responsabilità quanto delle promesse.
Ribadiamo che se la classe dirigente, nel migliore dei casi, si è dimostrata clamorosamente incapace di gestire il ciclo dei rifiuti regionale, ‘ndrangheta e società multinazionali si sono rivelati abilissimi nello speculare su questa vicenda, quindi sulla salute dei cittadini.
La fine del ridicolo commissariamento all’emergenza ambientale, insieme all’avvio di un un sistema dei rifiuti basato sulla raccolta differenziata col fine del riciclo e del riutilizzo, è l’unica via d’uscita da questo tunnel sempre più profondo. Non solo: sarebbe anche la migliore soluzione da un punto di vista occupazionale, con la possibilità di creare decine di posti di lavoro grazie ad una gestione pubblica e partecipata del ciclo dei rifiuti.
Basta con la retorica della “questione culturale”: quella che manca realmente è la volontà politica di una classe dirigente inadeguata.
per la Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”