Pubblicato nella rubrica regionale Opinioni e Commenti de il Quotidiano della Calabria.
Titolo Originale: Carbone, Berni parla letteralmente a vanvera
Non ci stupisce che un sindacalista, uno di quelli al vertice degli apparati confederali, appoggi un progetto assurdo come quello del carbone: non sarebbe la prima volta che i sindacati fiancheggiano devastazioni del territorio, soprattutto quando si tratta di meridione, con parole d’ordine come “investimenti” e “sviluppo”.
Si è trattato, comunque, di una sequela di inesattezze e inopportune spregiudicatezze che meritano secca smentita.
Innanzitutto il bilancio energetico italiano è affossato dalle fonti fossili e non rinnovabili, ed è assurdo, per quanto “normale” in Italia, pensare di risolvere il problema con un’altra fonte fossile: si allungherebbe soltanto l’agonia del sistema energetico, ma nel frattempo si favorirebbero lobby e speculatori strangolando l’economia e le prospettive di sviluppo di interi territori.
In ogni caso è palesemente inopportuno far riferimento ai due casi calabresi, peraltro politicamente chiusi: la Calabria produce già due volte l’energia che consuma, ed il conto che i nostri territori pagano per il bilancio energetico è già salatissimo in termini sanitari, ambientali, economici, turistici, considerando non solo gli impianti, ma anche gli elettrodotti.
Dubitiamo che Berni sappia di cosa parla quando cita impianti a carbone che non recano danno al territorio: le riduzioni di emissioni inquinanti è, ovviamente, rilevante se paragonata alle caldaie a carbone della seconda metà del novecento, ma in termini reali le emissioni di CO2, metalli tossici in aria ed acqua e polveri sottili di un impianto di questo tipo non rappresentano un pericolo, bensì un danno grave e certo.
Del resto la Procura di Civitavecchia ha accertato che il super-moderno impianto di TorreValdaliga Nord sfora molti dei parametri della già anacronistica e fragilissima normativa vigente: stiamo aspettando ancora gli interventi del Ministero.
Addirittura Berna ignora che quella del sequestro della CO2 è solo una sperimentazione, non una tecnica applicabile da qualche azienda. I problemi relativi a questa ricerca sono numerosissimi, tra cui l’impatto negativo nelle zone sismiche.
Da brividi la prospettiva del riutilizzo in edilizia dei gessi prodotti dalla combustione del carbone: stiamo parlando di materiale con effetti mutageni. Come può un esponente nazionale del sindacato rilasciare dichiarazioni tanto gravi?
Anche il pre-trattamento del carbone produce residui pericolosissimi e speciali, per cui non sono ancora stati previsti siti di stoccaggio. Si tratta, insomma, di nuove discariche di rifiuti tossici da piazzare sul territorio.
E ancora sulla favola del “carbone sottovuoto”: forse alla Filcom hanno inviato progetti diversi da quelli pubblicamente accessibili? A Rossano, per esempio, l’ultimo progetto prevedeva che il carbone venisse stipato con ruspa e tramoggia, da una chiatta galleggiante alla spiaggia, altro che sottovuoto.
E ci fermiamo alle conseguenze ambientali-sanitarie, seppure tanto ci sarebbe da dire sul piano dei trasporti, sull’impatto economico, turistico, paesaggistico. Consigliamo al segretario Berni di informarsi meglio sull’argomento per non intaccare l’eventuale prestigio della categoria che rappresenta.
Permetteteci di concludere con una battuta: il carbone è meglio del nucleare? Certo. Così come tutto quello che è moderno è molto meglio del carbone. Faremmo meglio a dire che il nucleare è peggio del carbone, così come alcuni sindacati sono solo appena peggio di altri.
Flavio Stasi
Coordinamento Nazionale No Carbone