Monthly Archives: Luglio 2014

Ciao Lorenzo, e scusaci.

lorenzo-ilva-800Sembrerà strano ma io non sono ambientalista.

Tutte le volte che ho lottato, insieme ad altri, contro una discarica, un impianto inquinante, una legge indecente, tutte le volte che ho chiesto verifiche, controlli, indagini, non l’ho fatto per ambientalismo. Tutte quelle volte qualcuno mi ha chiamato ambientalista e mi ha detto “tu sei contro il progresso”. Ma il progresso è miglioramento ed un tumore a tre mesi non lo è.

Lorenzo ci ha lasciato, ma sono certo che qualche bambino, proprio grazie a quelle battaglie, continuerà a gironzolare per le strade, diventerà adulto e poi anziano. C’è ancora tanto lavoro da fare, tantissimo, ma questo pensiero mi rincuora e se mai avessi avuto dubbi, ora ne ho ancor di meno.

A te, Lorè, ti chiediamo scusa perché siamo stati incapaci di difendere te e la tua famiglia, e non come ambientalisti o attivisti e neanche come cittadini. Ti chiediamo scusa come Uomini.

Flavio Stasi

Muore Lorenzo, bimbo simbolo dramma Ilva – Primopiano – Ansa.it


Il riordino dei rifiuti sarà devastante per i comuni.

25 Luglio 2014 _ Nota Stampa

Il riordino dei rifiuti sarà devastante per i comuni.
Nessuno ha eletto Gualtieri, basta coi commissari.

foto-firma-protocollo-conai-19-02-14Il consigliere Mirabelli, in Consiglio Regionale, ed altri suoi colleghi, chiedendo che venisse approvata con urgenza l’hanno chiamata “Piano dei Rifiuti”. Significa che gli onorevoli che la sostengono, di fatto, non sanno neanche di cosa si tratta visto che la legge di riordino è cosa ben differente dal piano dei rifiuti. Questo è il livello con cui il consiglio regionale decaduto affronta un problema come quello dei rifiuti e del resto, a dirla tutta, la legge proposta dal Dipartimento Politiche per l’Ambiente della Regione tutto è tranne che un riordino.

Si tratta di un provvedimento con cui si definiscono gli ATO (ambiti territoriali ottimali) e ARO (ambiti di raccolta) dei rifiuti, cosa decisamente auspicabile se gli ambiti fossero davvero ottimali, cioè studiati per le esigenze dei territori, magari decisi dai territori stessi, e non calati dall’alto e fatti apposta per le esigenze dei privati. Infatti saranno definiti ATO le province, con conseguente ingolfamento automatico almeno di Cosenza, ed ARO, udite udite, i vecchi comprensori delle società partecipate: Vallecrati, Sibaritide, Appennino Paolano eccetera eccetera.

Significa, in sostanza, due cose. Primo, che la Calabria sarà spartita per quelle sette o otto aziende private che, di fatto, già fanno il bello ed il cattivo tempo sui territori, gestendo raccolta indifferenziata, differenziata e discariche, in una logica non tanto liberista, ma cretinista visto che solo un cretino promuoverebbe davvero la differenziata sapendo di guadagnare dieci volte di più scaricando tutto in discarica. Secondo, che i comuni
smetteranno di poter gestire autonomamente l’unica cosa che fin’ora potevano gestire, cioè la raccolta. Di disastro in disastro.

Si è detto che l’approvazione di questa legge è urgente: falso.

L’unica premura della regione nell’approvare questo testo è, paradossalmente, la norma transitoria, cioè l’affidamento dei soldi delle tariffe pagate dai comuni, quindi dai cittadini, ad una contabilità speciale, cioè fuori dal bilancio regionale, a disposizione del dirigente del Dipartimento Ambiente, Bruno Gualtieri, con cui saranno pagati i soliti privati che, ancora una volta, costruiranno enormi profitti sull’incapacità volontaria e clamorosa
della Regione di gestire il settore rifiuti. Gira e rigira, l’acqua finisce sempre nello stesso, grasso, mulino.

Da quando è cessato formalmente il commissariamento in Calabria, cioè dal marzo 2013, la Regione Calabria avrebbe dovuto normalizzare la gestione dei rifiuti, affidando ai comuni l’onere e l’onore di programmare le proprie risorse e sostenendo iniziative virtuose come impianti di compostaggio o di recupero di materia. Invece, se possibile, ci troviamo in una situazione ancora peggiore, con un commissario camuffato da dirigente che fa quel che vuole da quasi due anni relegando giunta e consiglio a meri gruppi ratificatori.

Oggi il ritornello di onorevoli e affini è sempre lo stesso: tutta colpa dei quindici anni di emergenza e dei commissari, figure ormai lontane. Si tratta del tentativo ridicolo di dipingere Assessori e Dirigenti del Dipartimento Ambiente come degli inconsapevoli cappuccetto rosso tra le fauci di lupi commissari, quando, in realtà, ogni provvedimento, a partire dalle autorizzazioni delle fantastiche discariche in giro per la Calabria, passava (e passa) sotto il naso dei dirigenti, Gualtieri compreso. E del resto, all’epoca, nessuno osava mettere in discussione l’operato dei commissari, al contrario le giunte di centrodestra e centrosinistra ne hanno chiesto sistematicamente, tutti gli anni, la proroga.

I consiglieri regionali, oggi, se avessero un minimo di decenza, eviterebbero di compiere l’ennesimo scempio nel settore rifiuti, l’ennesima proroga di fatto di un commissariamento senza fine e, soprattutto, senza nessuna utilità cercando, invece, di superare l’estate senza nuovi mostri per il territorio calabrese ed affidando ai comuni la responsabilità di gestire i rifiuti dalla raccolta allo smaltimento, lasciando agli stessi la facoltà di associarsi in
ambiti ottimali secondo le esigenze dei territori. Se i sindaci non saranno in grado di farlo i cittadini sapranno come ricompensarli. Ben più difficile è ricompensare un dirigente regionale, pagato coi nostri soldi, non eletto e coi poteri di un commissario.

Flavio Stasi


La metro leggera arriva a Berlino. Il fumo negli occhi si ferma a Thurio.

Littorina-nella-stazione-di-SibariSembra che la metropolitana di superficie, unico argomento realmente importante nel dibattito pubblico della sibaritide, non si limiti a congiungere Sibari con l’aeroporto di Crotone, ma di giorno in giorno il suo percorso si allunga vertiginosamente raggiungendo, almeno per ora, l’Università della Calabria. Una notizia di certo lieta per le centinaia di studenti che, però, nel frattempo, per affrontare gli esami di Luglio si affollano sugli autobus del secolo scorso che partono all’alba ed arrivano nel campus di Rende appena per le 8, giusto in tempo per prendere parte alle attività didattiche.

È la politica degli annunci, o meglio, delle cornacchie.

Da quattro anni a questa parte, appollaiate sui rami solidi di comuni e consigli regionali, questi sinistri volatili hanno gracchiato di continuo, sparandone di tutti i colori.
Prima è stato il tempo dell’ospedale unico, il nuovo tempio della salute e della tecnologia che avrebbe vinto contro ogni gufo e speculatore politico (memorabile fu il comunicato di Giuseppe Caputo contro le “cassandre”) mentre, nello stesso tempo, chiudevano – col loro tacito consenso – gli ospedali di Cariati e di Trebisacce, riversando sui presìdi dell’area urbana centinaia di cittadini disperati e lasciando medici ed infermieri a combattere contro i mulini a vento. Strano: l’annuncio dell’ospedale unico non ha curato i malati ma i guadagni del progetto, sono certo, hanno curato la depressione di qualcuno.

Poi è stato il turno del depuratore unico. Un progetto megagalattico e mega-inutile, con chilometri di nuova rete fognaria da costruire e decine di pompe di sollevamento da installare per collegare tutto il territorio alle nuove grandi vasche depurative di Insiti. Trenta milioni di euro, forse quaranta, e di certo non basteranno, ce ne vorranno di più e ancora di più. Nel frattempo un pezzo del centro storico di Rossano e buona parte delle contrade di Rossano e di Corigliano scaricano liberamente la fogna a mare, quasi con gioia dispettosa, ed i depuratori attuali, che andrebbero ristrutturati, continuano ad arrancare senza che nessuno intervenga. Strano: l’annuncio del depuratore consortile non ha purificato per miracolo le acque, ma sono certo che i finanziamenti per il nuovo depuratore faranno bene a qualcuno e che i posti di lavoro saranno affidati con accuratezza a cittadini che, in seguito, voteranno i candidati giusti.

E ancora avanti con gli annunci: il tribunale, la differenziata, il porto turistico (il porto di Corigliano è troppo affollato dalle zanzare?), la bonifica di Olivellosa, le navi da Crociera (la Costa Concordia?), le navi spaziali, gli aerei supersonici e chi più ne ha più ne metta, fino ad arrivare alla metro leggera, cioè l’annuncio che dovrebbe far dimenticare a centinaia di migliaia di calabresi che questa classe dirigente di maldestre cornacchie ha permesso che venisse tagliata una tratta ferroviaria al giorno lasciandoci con le stazioni desertiche ed interrompendo uno sviluppo, seppur lentissimo, che era durato decenni.

La sibaritide non può avere una sanità eccellente, una depurazione impeccabile, infrastrutture da ventiduesimo secolo? Io credo di si, deve averle, ha tutte le risorse necessarie per avere uno sviluppo vocazionale e proficuo, ma per farlo deve smetterla di accontentarsi delle briciole, deve smetterla di abboccare agli annunci e pretendere la realizzazione di ogni cosa al millimetro, fino al colore delle viti ed alla tonalità dei mattoni, soprattutto deve sostituire le cornacchie gracchianti con una classe dirigente libera e coraggiosa.

Flavio Stasi


In Calabria è in atto un democidio

donna-imbavagliataLa condizione del servizio sanitario in Calabria, a seguito del cosiddetto piano di rientro messo a punto ed attuato dai governi nazionali e regionali attraverso l’apposito Ufficio del Commissariamento, rappresenta senza timore di smentita un crimine nei confronti dell’umanità determinando la sistematica negazione, nei confronti di ogni singolo cittadino calabrese, del diritto alla salute, cioè di uno dei diritti fondamentali dell’uomo.

Quando si parla di salute non sono concesse mezze misure: aldilà di eroiche e sporadiche eccellenze individuali o strutturali, che pur ci sono non di certo per merito della classe dirigente, qualunque indagine o processo obiettivo sulla sanità calabrese non potrebbe fare a meno di rilevare come le politiche inadeguate siano continuamente causa di sofferenza e di morte.

Pertanto, tutti coloro che hanno proposto, ratificato o semplicemente non impedito, nella loro qualità di rappresentanti istituzionali o responsabili amministrativi, provvedimenti con i quali le istituzioni di ogni livello hanno dolosamente deciso di fronteggiare il disavanzo finanziario della sanità attraverso temporanei o definitivi interruzioni dei servizi sanitari, ridimensionamenti o accorpamenti delle strutture ospedaliere, diminuzione dell’offerta sanitaria ben al di sotto della soglia della dignità umana, sono responsabili di democidio.

Coloro che hanno il dovere morale e professionale di sorvegliare ed informare, continuando ad enfatizzare gli aspetti contabili della questione sanitaria calabrese ed ignorando il più grave ed importante aspetto sociale e civile, ne sono fiancheggiatori.

Non esiste nessuna condizione economica o geopolitica atta a giustificare un tale comportamento e le sue drammatiche conseguenze. Le brillanti democrazie moderne hanno dimostrato di essere capaci di rilevare e giudicare il democidio solo attraverso i libri di storia e dopo numerosi decenni. La nostra democrazia è forse più matura?

Nell’ordinamento italiano, seppure non è disciplinato il reato di democidio, si esplicita “chiunque compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità è punito, se dal fatto deriva la morte di più persone, con l’ergastolo”. L’articolo è il 422 del codice penale, il reato è quello di strage.

Non capisco per quale ragione non si proceda in tal senso, non tanto per l’accertamento delle responsabilità, quanto per l’interruzione di questa perpetua condizione di spaventosa, agghiacciante ingiustizia.
Non capisco cosa possa avere un governo nazionale o continentale di più urgente da trattare, non capisco cosa possa essere più significativo nel dibattito pubblico.
Non capisco, infine, se a pensarla così da queste parti sia solo io: se così non fosse, credo sia giunto il momento di avere coraggio di dirlo.

Flavio Stasi