Risparmiate l’ipocrisia sui nostri morti

Comparso sulle pagine regionali de “il Quotidiano della Calabria”, rubrica Opinioni e Commenti,  il 10 Marzo 2011

Tredici anni. Tredici lunghi anni di super poteri, di finanziamenti pubblici divorati, di amici ingrassati ed arricchiti, di leggi legalmente infrante. Tredici anni di “sana” alternanza e trasversale abbuffata di centrodestra e centrosinistra, in ogni salsa, al buffet del Commissariamento all’emergenza ambientale.

E ancora peggio quarant’anni di vere e proprie barzellette sulle infrastrutture calabresi, dalla pericolante A3 alla micidiale SS 106, fino alla impalpabile linea ferrata sulla costa ionica ed alla moribonda linea tirrenica. Un disastro totale e colpevole che, però, non ha affatto turbato né il presidente Scopelliti né il ministro Matteoli nell’inaugurare, una settimana fa, ben due gallerie a Montegiordano, la cui gara d’appalto risale “solo” a 13 anni fa.

Sbaglieremmo se parlassimo di fallimento: questo implicherebbe incapacità, ma a fronte di una volontà. Ed invece è evidente che ciò che manca da almeno vent’anni a governi regionali e nazionali è la volontà politica di risanare e bonificare un territorio martoriato dalla speculazione di ogni tipo.

Edilizia in primis, da sempre avallata dalla politica ed ultimamente fortificata grazie al cosiddetto piano casa. Ma anche speculazione energetica, sui rifiuti, sui trasporti. Tutte forme di devastazione del territorio, diretta o indiretta, mai ostacolate dalle classi dirigenti, che anzi ne hanno sempre saputo “far tesoro” in termini di interessi personali e di voto di scambio.

Sono fatti che ogni calabrese conosce bene senza dover scomodare la magistratura, ma che nonostante tutto, purtroppo, accettiamo in maniera rassegnata, forse egoistica.

E allora deve essere chiaro, e dobbiamo avere il coraggio di dire, che tra gli effetti della speculazione e della scelleratezza ci sono anche i morti. Tirarli in ballo non è affatto piacevole, ma se le inadeguatezze della nostra classe politica provocassero solo feriti, non lo avremmo fatto.

Dunque che onorevoli e affini, locali e non, ci risparmiassero le rituali, ipocrite omelie in tono sommesso a fronte delle stragi di strade e frane di questi giorni: non vi abboccano più neanche i numerosi, strapagati portaborse che i suddetti si portano appresso.

Sono centinaia e centinaia le vite spezzate sulla SS 106, a cui si aggiungono le vittime degli alluvioni e delle frane. Morti rapide, tra macerie di metallo, cemento o fango. E poi ci sono le morti lente, per questo forse ancor più efferate: quelle causate dai veleni scaricati in terra, acqua e aria, da Crotone ad Amantea, da Gioia Tauro a Praia a mare; quelle causate dagli elettrodotti sulle case; quelle causate da una sanità inadeguata prima e falciata poi. Sono migliaia, ma nessuno li conta e nessuno pagherà per esse.

Ma se è possibile sfuggire alle responsabilità legali, le responsabilità politiche e storiche di tutto questo sono facilmente identificabili ed hanno dei nomi e dei cognomi. I presidenti della regione ed i commissari degli ultimi quindici anni in primis, gli assessori regionali così come i faccendieri di governo di qualsivoglia colore: complici, fiancheggiatori e mandanti delle frane, dei crolli, dei tumori, delle curve assassine.

Un manipolo di affaristi che grazie alla logica dell’emergenza, in voga da decenni, ha piegato il sud e la Calabria ad un eterno ricatto, riducendo la nostra terra e le nostre vite ad una spremuta di profitti e di potere.

Allora un caloroso benvenuto al nuovo commissario all’emergenza ambientale, ed un benvenuto ai nuovi poteri commissariali costruiti sui nostri morti, grazie ai quali si continuerà ad agire in deroga a delle norme che comunque non sarebbero sufficienti a garantirci sicurezza sanitaria, sviluppo reale e valorizzazione delle nostre risorse, vocazioni e storia.

La speranza non è quella di poter fare a meno, un giorno, di poteri speciali con cui sopperire alle emergenze. La speranza è quella di liberarsi presto di quei poteri e soggetti che quelle emergenze le auspicano, le avallano, le provocano e vi speculano.

Flavio Stasi


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