Monthly Archives: Febbraio 2013

Il fanatismo e la corruzione.

La differenza tra la corruzione ed il fanatismo è che nel primo caso chi sbaglia ne è consapevole, neutralizza la propria coscienza appagandosi con l’introito; nel secondo caso chi sbaglia neutralizza la propria coscienza convinto di agire dandole ascolto.

La corruzione è misurata alla storia, al tempo, al luogo, il fanatismo è una macchia che attraversa ogni epoca e luogo.

Il corrotto tenterà di convincerti non esserlo, il fanatico non ha bisogno di convincere nessuno, ha ragione e basta.

Il corrotto sbaglia e sa di farlo, per il fanatico la parola sbaglio non è contemplata.

La corruzione è ignobile e ripugnante. Il fanatismo è mostruoso.

L’idea, la politica e la lotta sono un’altra cosa.

23 Febbraio 2013, Flavio Stasi.


Raddoppiare il numero dei parlamentari.

Una proposta per la fine del populismo e dei privilegi.

di Flavio Stasi

Commento comparso sulle pagine regionali de Il Quotidiano della Calabria.

urlTrovo scioccante l’adesione da parte delle compagini elettorali più disparate, da quelle dell’antipolitica fino alla destra passando per la cosiddetta sinistra radicale, nei confronti della proposta di dimezzare il numero dei parlamentari.

Si tratta di una delle tante proposte populiste che tiene banco da mesi e che sembra raccogliere, nostro malgrado, anche il consenso dei cittadini, soprattutto perché non esiste nessuna forza politica con la credibilità tale da poter confutare questa malsana idea.

Non posso non riferirmi specificatamente a tutta la sinistra italiana, che si dimostra ancora una volta subalterna ad idee e proposte che con i valori della sinistra (ma confido che il 90% degli iscritti e dei simpatizzanti non abbia la minima idea di quali siano tali valori) non hanno nulla a che vedere.

Nella cosiddetta democrazia rappresentativa, senza entrare nel merito della stessa, a prescindere da quale legge elettorale venga adottata e specificando che la legge attuale è palesemente ripugnante, il numero dei parlamentari rappresenta quanto i territori possono essere rappresentati. Si tratta di certo solo di una possibilità, non è detto che questo accada, ma di certo più è alto il numero dei rappresentanti, più possibilità ci sono di eleggere un’espressione reale del territorio o un portavoce di un’idea specifica, di un valore, di un programma, di una singola vertenza. Più parlamentari discutono una legge, più ci sono possibilità che i disparati punti di vista presenti nella nostra gente (per fortuna) possano quanto meno essere presi in considerazione all’interno della discussione parlamentare. Continue reading


La ‘ndrangheta sul carbone. Davvero?

donna-imbavagliataBalza sulle prime pagine dei giornali regionali, e persino sui quotidiani nazionali, la notizia delle presunte correlazioni tra il progetto della centrale a carbone di Saline Joniche (RC) e le cosche ndranghetiste del reggino, in particolare la cosca dei Iamonte di Melito Porto Salvo. L’inchiesta condotta dalla DDA di Reggio Calabria e diretta dalla Procura della Repubblica ha portato alla custodia cautelare di 65 persone, tra cui anche esponenti istituzionali, ed ha riguardato tutta l’attività delle cosche, dal traffico di stupefacenti agli appalti. Io sono garantista, non credo nella gogna mediatica ma in una forma di giustizia alta, altra, sociale, e per questo non ritengo che gli indagati siano colpevoli.

Allo stesso tempo però ho abbastanza rispetto per la mia intelligenza e per quella della mia gente per constatare dei dati di fatto: dietro le torri di babele industriali lasciateci dal Pacchetto Colombo (Centrale Enel di Rossano e liquichimica di Saline per esempio) non ci sono di certo “errori di valutazione”, così come non sono stati problemi tecnici quelli dell’Autostrada Salerno – Reggio Calabria, o come non sono delle semplici sviste quelle che causano i copiosi disastri ambientali e le truffe miliardarie intorno ai rifiuti solidi urbani. Ed il business delle centrali a carbone rispecchia tutte le caratteristiche di queste note vicende: giro di soldi enorme ; profitti stratosferici nelle mani di pochi ; aziende nascoste come tra le scatole cinesi ; l’auspicio, forse il disperato bisogno, di incorrere in organi di controllo “distratti” ; una quantità impressionante di costi pagati dalla collettività, in termini economici, di salute, ambientali.

Fatto, ed anche detto, ormai un anno e mezzo fa.

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L’unica cosa pulita del carbone è la coscienza di chi lo combatte.

Giacchè ci sono, mi chiedo se per conoscere cosa si cela dietro il ciclo dei rifiuti calabrese dovremo aspettare i libri di storia dei nostri pro-nipoti, visto che sembra non interessarsene nessuno; visto che per scoprire i disastri ambientali bisogna bloccare le strade e trascinare gli inquirenti a due metri dai reati (anche se non sempre è sufficiente); visto che le procure sembrano più impegnate a perseguitare chi ama il proprio territorio ed osa rivendicare dignità, per esempio per la ferrovia, piuttosto che a perseguitare chi lo distrugge alzandoci un bel po’ di soldi. Chissà.