Il carbone, il fiume Oliva, il ponte, la Calabria: siamo alla resa dei conti.

sul Quotidiano della Calabria, Opinioni e Commenti, 12 Giugno 2010

Quello
che stiamo vivendo negli ultimi anni come cittadini calabresi è
davvero raccapricciante. La battaglia che abbiamo portato avanti per
lo scandalo delle navi a perdere sembrava aver finalmente scosso le coscienze di gente che ormai da decenni vive in un
territorio splendido ma costantemente devastato dalla speculazione,
dalla cattiva amministrazione, dalla ‘ndrangheta.

Poi è
bastata una conferenza stampa, una teoria lacunosa, senza nessuna
dimostrazione, per far tornare tutto come prima, di nuovo in
silenzio, di nuovo tutti sordi, ciechi e muti. Chi faceva il pentito
delle istituzioni ha pensato bene di riallinearsi, per non perdere
treni importanti.

Noi
attivisti di tutta la regione, noi che rimbalziamo da Villa San
Giovanni a Laino Borgo senza rimborso per difendere la terra, l’aria
e la salute di tutti, ovviamente non ci siamo fermati, ed abbiamo
assistito negli ultimi mesi alla degenerazione di una situazione già
di per sé drammatica.

Nonostante
sia documentata una serie lunghissima di gravi danni e
responsabilità trasversali, col silenzio sulle navi dei veleni si è
ottenuto anche il lasciapassare per muovere tanti piccoli velenosi
tasselli.

Il ponte
sullo stretto regala alle imprese della mafia miliardi di soldi
pubblici, soldi nostri, e correlatamente, non me ne voglia nessuno,
sono davvero comiche le ultime due “notizie” sulla Salerno –
Reggio Calabria. Complimenti agli inquirenti per aver individuato gli
elementi giudiziari necessari per colpire le collusioni mafiose, è
sicuramente un passo coraggioso e necessario, ma avremo mai il
coraggio di affrontare la questione da un punto di vista politico e
sociale? In Calabria lo sanno anche gli alberi che sugli appalti
dell’autostrada le cosche e tutta una serie di faccendieri hanno
riempito i loro conti in banca! E qualcuno vorrebbe anche farci
pagare il pedaggio?

Nel
frattempo dal fiume oliva arrivano notizie “incoraggianti”: cosa
non hanno nascosto in quella valle non si sa, almeno questo non
possono dire che lo avevamo inventato, non siamo poi sempre e solo
visionari ed allarmisti. Ci chiediamo, finirà tutto qui? Qualcuno si
chiederà da dove arriva tutto il materiale tossico che si sta
esaminando? Speriamo che questa volta nessuno tiri fuori la prima
guerra mondiale e non si nascondano tutti dietro la mafia, che è
certamente tra i responsabili, ma che troppo spesso si usa come
spauracchio con cui coprire tutti.

Un
ipotetico intervistatore a questo punto potrebbe chiedere: “Signorina
Calabria, prospettive per il futuro?”. Centrale termoelettrica a
biomasse, sul pollino ed a Panettieri (CS), anche se le biomasse non
ci sono, poi si vedrà. Mega-discarica a Castrolibero, nel cuore
dell’affollatissima area urbana di Cosenza, visto che quelle che già
ci sono, regolari e non regolari, tutte dannose, non bastano. Si
potrebbe continuare per ore, ma di prospettive di vita per il futuro
non ne uscirebbero fuori, semmai altre prospettive di devastazione e
danni alla salute. Meno male che c’è la buona sanità!

E poi
c’è
il carbone. A leggere lo Studio di Impatto Ambientale redatto da Enel
sulla proposta di riconversione della centrale di Rossano (CS) si
impallidisce: nel bel mezzo della sibaritide un impianto enorme che
brucia il combustibile più inquinante tra quelli utilizzati in
energia, navi da centomila tonnellate cariche di fossile, ceneri,
gessi, residui, che vanno e vengono attraccando nel golfo di Sibari,
17.400 tir ad invadere la famosa SS 106, la statale della morte. A
guardare tutti potenziali cantieri dell’Enel si potrebbe pensare che
la Calabria sia un disastro dal punto di vista energetico, eppure si
scopre (dati Terna) che in realtà noi oggi produciamo già il doppio
di quello che consumiamo. Allora è tutto chiaro, è lampante. Altro
che mediterraneo da scoprire e lotta alla mafia, il progetto reale
vuole la Calabria come periferia industriale e discarica
dell’“impero”, sia esso romano o padano, poco importa. Via
magistrati puliti, giornalisti in gamba, militanti politici onesti. O
si lavora in silenzio, o si resta isolati, soli, senza voce. Ed è
proprio col bisogno di lavoro, coi bisogni della gente, che ci
convincono da quarantanni a sorbire tutto: la centrale porta lavoro,
il ponte porta lavoro, la discarica porta lavoro, tutto pulito, tutto
a favore della collettività.

Il
popolo
calabrese e di tutto il meridione sono alla resa dei conti, è in
gioco il nostro futuro, la salute, lo sviluppo, persino la nostra
identità culturale e sociale. Dobbiamo decidere se sottostare ancora
all’eterno ricatto della nostra terra, perdendola per sempre, oppure
se finalmente è arrivato il momento di svegliare definitivamente le
coscienze, difendere le nostre ricchezze ed osare scegliere il
proprio cammino.

A
Rossano
il 12 Giugno il Forum Ambientalista Regionale, quello della
manifestazione di Amantea, cercherà di rimettere insieme tutti i
fili lasciati in sospeso tempo fa, rimettendo in piedi anche quella
sana mobilitazione civile, dal basso, che altro non può fare che
bene alla nostra terra.

Quello
stesso giorno a Rossano ci sarà anche un appuntamento importante per
la battaglia contro il carbone, ci saremo tutti. Personalmente, per
onestà politica anche nei confronti degli organizzatori, devo dire
che non è il tipo di manifestazioni che credo possano rappresentare
e veicolare il dissenso, la rabbia, la disperazione e la voglia di
comunicare che aleggiano tra la nostra gente. Non possono essere le
istituzioni provinciali o locali, di qualsivoglia colore, né
esponenti di partiti che hanno governato e continuano a governare il
nostro paese, a ridare voce ai calabresi. Sono io stesso un militante
di partito, ma penso che ci sia bisogno di far ripartire la
partecipazione ed il protagonismo della gente, quella senza
interessi, dei comitati, delle associazioni, delle rete locali. Con
questo auspicio credo che prima dell’estate inoltrata si possa dare
vita ad una nuova grande manifestazione popolare, riempire di nuovo
una città come facemmo ad Amantea, per dire tanti no, ma soprattutto
per dire si alla nostra splendida terra ed al nostro futuro.

Flavio
Stasi

Forum
Ambientalista Regionale

Comitato
No
Carbone Rossano


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