I piccoli “errori” dell’ENEL

L’Enel vorrebbe far diventare la questione della
riconversione della centrale di Rossano una bagarre con questo o
quell’esponente politico. Un gioco che non interessa affatto al
territorio né ai suoi abitanti. Ad essere allarmati per la propria
salute e la propria economia, infatti, sono i cittadini di tutta la
sibaritide, come dimostrato dalla valanga di firme raccolte in pochi
giorni, senza difficoltà, con regolare documentazione, dai comitati
cittadini attraverso banchetti pubblici nelle piazze, per le strade,
alla luce del sole.

Sui contenuti esposti dall’ente, poi, esiste più di
un’inesattezza. Non c’è bisogno di prendere in considerazione
l’intero occidente per trovare i danni enormi che le centrali a
carbone provocano all’agricoltura, basta spostarsi a Cerano (frazione
di Brindisi), dove gli agricoltori sono stati ridotti alla fame
proprio a causa della presenza di impianti a carbone. Addirittura la
nota catena di distribuzione COOP, che prima si riforniva
regolarmente di prodotti agricoli di tutta la provincia di Brindisi,
ha escluso tra i propri prodotti tutti quelli provenienti da Cerano e
dintorni, tra cui si annoverano anche varietà di alta qualità.

Per quanto riguarda i posti di lavoro in fase di
cantiere, è curioso che Enel, sia nella nota stampa sia nella
relazione tecnica, stabilisca durata ed entità della fase di massima
occupazione (per altro contraddicendosi più volte) e non faccia lo
stesso per la fase di minima occupazione. È evidente che si tratta
di una strategia comunicativa per ostentare posti di lavoro che
comunque non arriveranno per le nostre città. È ovvio infatti che
lo smantellamento di impianti di questo tipo (si pensi al solo
amianto) richiederà l’intervento di ditte specializzate con
strumenti e competenze avanzate di cui il territorio non dispone.
Insomma, non saranno certo le nostre maestranze a buttare giù le due
enormi ciminiere di Sant’Irene.

Altra omissione è l’effettiva varietà delle fonti
energetiche, come si può evincere dal progetto stesso di Enel.
Innanzitutto quella che funzionerà regolarmente sarà solo la grande
caldaia da 800 MWe alimentata quasi esclusivamente a polverino di
carbone. L’enel chiama “impianto policombustibile” una centrale
che utilizza il solare per il pre-riscaldamento dell’acqua ed il
metano per la fase di accensione degli impianti turbogas, i quali
verranno azionati solo in caso di necessità. Inoltre una delle
caratteristiche storiche dei progetti Enel (vedi progetto di
riconversione della centrale di Laino Borgo) è quella di considerare
“biomasse” qualsiasi combustibile vagamente legnoso. Affinché un
combustibile possa essere definito “biomassa”, infatti, deve
rispettare rigidi criteri materiali, di approvvigionamento, di
lavorazione, di trasporto. Al contrario il progetto Enel prevede
addirittura l’approvvigionamento da fornitori internazionali ed il
trasporto su gomma.

Enel se ne faccia una ragione: il meridione e questo
territorio sono stanchi di subire le sue nefaste politiche
energetiche. Non saranno delle “distratte” omissioni o delle
scaramucce con qualche esponente istituzionale a cambiare le carte in
tavola. Il progetto di riconversione a carbone della centrale di
Rossano può essere soltanto ritirato.

Flavio Stasi

Forum Ambientalista Calabrese


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