Le comunità della Calabria, ed in particolare della sibaritide, in questi anni hanno loro malgrado imparato due cose: che le istituzioni regionali e nazionali hanno intenzione di rendere la nostra amata terra una periferia tra le periferie, e che la classe dirigente locale non ha la benché minima capacità di difendere le risorse del territorio.
Se qualcuno avesse ancora il minimo dubbio, ecco che spunta il capitolato d’appalto per l’“espatrio” dei rifiuti all’estero, preparato dal Dipartimento Politiche dell’Ambiente su mandato della Giunta Regionale, un monumento allo spreco ed alla devastazione ambientale.
Questo bando, della durata di un anno, prevede lo stanziamento di 90 milioni di euro per mandare circa 1200 tonnellate di rifiuti “tal quale” al giorno fuori dai confini italiani: si tratta di una cifra titanica e sconsiderata, quasi quanto l’intera somma prevista per adeguamento e costruzione di impianti del nuovo fantomatico piano rifiuti! E da cosa è causato questo memorabile spreco? Da ciò che i comitati cittadini urlano da tempo, cioè che gli impianti di trattamento in Calabria sono delle truffe a danno dei cittadini calabresi in favore del losco circuito delle discariche private. Ma le amare sorprese non sono finite.
Per quanto riguarda la provincia di Cosenza, la Regione prevede un centro di stoccaggio ed imballaggio dove tutti i comuni della stessa provincia possano conferire 750 tonnellate al giorno prima che queste vengano dirottate, in tempi “ragionevoli”, verso altri lidi, ed ovviamente si è premunita di mettere a disposizione della ditta che vincerà la gara un proprio stabile: quello della raccolta differenziata dell’impianto di Bucita, a Rossano. È emblematico che la regione intenda trasformare uno stabile teoricamente adibito alla differenziata in una vera e propria discarica a tempo, laddove si movimenteranno 750 tonnellate di rifiuto tal quale al giorno: si tratta di un altro, ennesimo, disastro ambientale combinato ai danni di quel territorio e di quella contrada, un disastro che ovviamente è passato nel totale silenzio e sotto il naso del sindaco, dei consiglieri provinciali, dei consiglieri regionali: pur non essendo un fan dell’antipolitica, mi chiedo che cosa ci stiano a fare. Pensare che proprio qualche settimana fa è stato tolto lo sgravio fiscale per i cittadini che vivono intorno all’impianto perché, a detta degli amministratori locali, “i disagi sono finiti ed è attivo un monitoraggio continuo”. Danno doppio e beffa.
Purtroppo le sorprese non sono ancora finite: la regione, per confezionare il viaggio della monnezza prodotta dalle proprie deficienze, prevede anche l’utilizzo del porto di Corigliano Calabro. Ricapitolando dovrebbero esserci 750 tonnellate al giorno di rifiuti in entrata a Bucita ed una quantità di tonnellate indefinite in uscita che potrebbero dirigersi verso il porto di Corigliano per essere caricati su navi-discarica a pochi metri dai pescherecci e nel mezzo della costa di Sibari. Quello che le città hanno evitato con il carbone, cioè la monopolizzazione delle già pessime infrastrutture e la definitiva debacle dei settori agricolo e turistico, rischia di rientrare dalla finestra e con il business storicamente più devastante per il meridione: i rifiuti.
Si tratta di un rischio concreto, scritto nero su bianco dal Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, che deve essere scongiurato immediatamente senza se e senza ma: le istituzioni regionali modifichino immediatamente questa sottospecie di gara d’appalto.
Il problema dell’eccedenza di rifiuti tal quale non è causato dal demonio, ma da due precisi fattori: l’esistenza di impianti di trattamento inutili e mal funzionanti, ma soprattutto la percentuale ridicola di raccolta differenziata di una Regione che continua a puntare, grazie alla propria maldestra classe dirigente, alle discariche ed all’incenerimento, non investendo un solo euro per riciclo e riutilizzo.
A proposito, a tutte le amministrazioni che giustificano l’assenza di raccolta porta a porta per mancanza di fondi: quanta differenziata fareste con 90 milioni di euro?
Flavio Stasi