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Territorio e Lavoro

7 Marzo, ore 17:30. Incontro a Cosenza in preparazione dello sciopero generale del 9 Marzo.


La crisi ed il fallimento di un’idea.

La nostra classe politica è perfetta.

di Flavio Stasi

Commento pubblicato sulle pagine regionali de Il quotidiano della Calabria, il 19 Dicembre 2011.

Per gli italiani, ed in particolar modo per i calabresi, quello alle porte non sarà un Natale come tutti gli altri. La classe politica non rinuncerà alla settimana bianca o alla permanenza nella terza o quarta casa, godendo come tutti gli anni dello squallido consumismo tipico delle festività dicembrine, accompagnata da banchieri, manager e proprietari di grandi aziende. Sotto gli alberi del Popolo, invece, i “regali” quest’anno sono già abbondanti settimane prima della “vigilia”, e puzzano di un tanfo che investe stanze, case, umori e menti. Tanfo di inutili sacrifici e violente, cruenti ingiustizie.

La crisi non ha affatto cambiato le cose dunque, né ha provocato fantomatiche svolte.

Ha offerto invece, ad una cricca di quadrupedi in abito Versace, la possibilità di accelerare bruscamente un processo costruito ed alimentato trasversalmente per decenni. L’unico vantaggio che ne deriva per le masse è che mai come oggi i simboli di questo sfacelo sono stati tanto limpidi.

Il più chiaro e pregno di significati è il tabellone dei prezzi esposto alle stazioni di carburanti, manovrato da lontano come una macchina terrificante con due cabine di comando. Da una parte le multinazionali del petrolio, i cui Consigli d’Amministrazione sono i veri governanti del pianeta: decidono il costo della nostra vita giocando con l’inflazione come un gatto col gomitolo di lana, ed allo stesso tempo decidono il prezzo della morte, determinando il 90% dei conflitti bellici mondiali.

Dall’altra parte la nostra classe politica. Scimmiottando il modello americano e ciarlando a proposito di privatizzazioni, liberalizzazioni e abolizione delle accise, onorevoli e ministri sono riusciti in qualche decennio a svendere le aziende di Stato regalando miliardi di profitti a qualche amichetto già miliardario e, al momento opportuno, aumentare le accise. In parole povere, i cittadini pagano di più per avere molto molto di meno. Continue reading