Replica alle dichiarazioni del Sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo.
Se c’è qualcuno che in Calabria ha passato il limite sulla questione rifiuti e lo ha fatto ripetutamente, questi sono gli amministratori “distratti” come il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, i quali piuttosto di preoccuparsi per la realizzazione della raccolta differenziata, unica via d’uscita da questa situazione atavica, cercano di innescare guerre tra territori dividendo la popolazione.
Proprio Abramo, in virtù della sua longeva carriera politica e degli autorevoli ruoli che ha ricoperto, con preciso riferimento a quando era presidente della Sorical e gestiva insieme a Veolia le acque regionali (con risultati quanto meno discutibili), dovrebbe riconoscere che il modello adottato dalla Regione Calabria tanti anni fa e che lui continua a sostenere, quello basato su discariche private ed inceneritori, è definitivamente fallito ed è costato ai calabresi circa due miliardi di euro di cassa oltre che il sacrificio di interi territori dal valore inestimabile.
È evidente che dividere le comunità e promuovere nuove discariche rappresenti l’unica possibilità per cercare di nascondere, almeno per qualche altro mese, le responsabilità di una intera classe dirigente, a partire dal Governatore Scopelliti e dall’assessore Pugliano passando per i sindaci delle maggiori città calabresi, che non è stata in grado o non ha avuto la volontà di realizzare un ciclo dei rifiuti quanto meno logico e razionale. Una classe dirigente, cioè, tecnicamente illegale in quanto incapace di rispettare la legge delle istituzioni che pretende di rappresentare, ovvero il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata al 31 dicembre 2012, termine scaduto ormai quasi un anno fa. La raccolta differenziata in Calabria è appena sopra il 10% e nell’ultimo anno è addirittura diminuita.
Altro che egoismo e campanilismo, questo è il vero ed unico problema della nostra regione: la mancata realizzazione di un ciclo dei rifiuti basato sulla differenziata, sul riciclo e sul riutilizzo, per cui il sindaco Abramo, piuttosto che prendersela pretestuosamente con fantomatici “altri territori” se la prenda, per esempio, con se stesso, dal momento che è amministratore di una grande città della Calabria che non raggiunge neanche il 9,5% di raccolta differenziata, percentuale oggettivamente ridicola. Se la prenda, più coerentemente e senza scadere nel populismo, con le istituzioni regionali che, indipendentemente dal colore politico, continuano ad avallare un modello fallimentare, insostenibile e favorevole agli interessi della criminalità organizzata.
Su una sola cosa sono d’accordo con Abramo: la provincia di Catanzaro non deve diventare la pattumiera della Calabria, e per questo contiamo di trovarlo al nostro fianco per impedire l’allargamento della discarica di Pianopoli. Aggiungo che non devono diventare una pattumiera nemmeno lo ionio cosentino, la valle del fiume oliva, l’entroterra reggino eccetera eccetera eccetera. Per realizzare questo nobile scopo l’unica via è quella di abbandonare il modello basato sulle discariche private ed avviare un grande piano per la raccolta differenziata e la filiera del riuso e del riciclo, secondo modelli efficaci e già collaudati in altre aree del paese.
Su questo tipo di proposte sarebbe importante raccogliere il consenso di amministratori coraggiosi, associazioni e sindacati, il resto sono solo tentativi inutili e strumentali.
Flavio Stasi
Coordinatore Regionale Rifiuti Zero