Ci vuole faccia tosta – Lettera al “Quotidiano della Calabria”

Ci vuole faccia tosta.

Caro direttore,
si resta davvero di stucco nel leggere gli interventi che, nelle ultime settimane, si rincorrono sulle pagine del giornale che dirige. Stupisce non perché l’argomento delle navi tossiche non meriti la discussione e l’attenzione che la stampa regionale vi sta dedicando, ma per la faccia tosta con cui le classi dirigenti a tutti i livelli, trasversalmente, si esprimano sul caso, tentando di strumentalizzare anche una vicenda drammatica come questa.
Se c’è qualcuno, infatti, che conosce bene i mali le ombre della nostra terra, anche quelle che ancora devono saltar fuori, si tratta proprio di loro, i primi responsabili, amministratori locali e nazionali che nel tempo si sono avvicendati ai posti di comando e, nel migliore dei casi, hanno girato il capo dall’altra parte di fronte a disastri progressivi ed annunciati.
Per chi come noi, per scelta politica, è da sempre in strada ad ascoltare ed informare la gente con tutte le proprie forze, non è così sorprendente che ci sia qualcuno capace di affondare navi tossiche in mare per interessi economici; del resto sono anni che ascoltiamo con preoccupazione le relazioni delle tante inchieste spontanee dei comitati ambientalisti del tirreno e cerchiamo di diffonderle il più possibile.
Proprio per questo, non possiamo restare in silenzio di fronte all’insolenza con cui la classe dirigente, in ultima battuta Silvio Greco e Giacomo Mancini, si sta rapportando con la vergognosa vicenda: non solo schivando le colpose e pesanti responsabilità di cui uomini e partiti facenti parte delle istituzioni devono rispondere, ma addirittura tentando di sfruttare lo sgomento dei cittadini a proprio vantaggio per raccogliere consensi elettorali alle prossime regionali.
Silvio Greco, esponente di una maggioranza regionale che è riuscita nel duro compito di superare la giunta Chiaravalloti in termini di burocratizzazione e inefficacia, assessore regionale all’ambiente nonché biologo marino, in un’intervista all’unità si esprime quasi fosse un semplice spettatore, rivendicando il merito di aver scritto nel mese di maggio una lettera al ministero dell’ambiente (riguardava l’aumento di tumori a Serra d’Aiello), senza riceverne risposta. Cari lettori, caro direttore, perdonate la brutalità, ma da un assessore regionale ci si aspetta ben più di una letterina a babbo natale; con tutto quello che sta accadendo in questa regione, con la corresponsabilità del suo assessorato (dalla nave dei veleni alla gestione dei rifiuti, passando per la speculazione sulle centrali energetiche, il dissesto idrogeologico,  la gestione dei depuratori) l’unica lettera che probabilmente i cittadini sarebbero felici di leggere è quella delle sue dimissioni.
Dall’altra parte, Giacomo Mancini risulta aver assimilato in pieno le pratiche politiche del suo nuovo partito, e proprio in una lettera al quotidiano si preoccupa per la cattiva pubblicità che la nostra regione sta subendo, soprattutto in chiave turistica, rimproverando al governatore Loiero di non fare abbastanza per acquietare la bufera. Siamo sicuri che, ci fosse stata una giunta di centrodestra, si sarebbe affaccendata a rassicurare i cittadini con dichiarazioni ad effetto, così come ormai ci ha abituato il premier in occasione dei disastri che continuano a perseguitare il paese. Addirittura, da storico garantista, Mancini veste l’abito di investigatore e solleva dubbi sulla fondatezza dell’inchiesta e delle sue fonti. Noi, umilmente, ci limitiamo ad attendere il lavoro della magistratura, seppur consapevoli che sarebbe bastato dar ascolto tempo addietro a coloro che  dal basso difendono il territorio, per scoperchiare con meno ritardo un tale sinistro scenario.
Certo, Mancini dovrebbe dare atto che, piuttosto che sedare gli scandali, un amministratore dovrebbe evitarli e prevenirli, pratica che anche il suo partito stenta a dimparare, troppo affaccendato, evidentemente, in altri interessi. In buona sostanza, se c’è qualcosa che da decenni produce una brutta immagine della nostra regione e la conseguente disaffezione turistica, bhe, quella è proprio la politica che, dal piccolo comune ai ministeri, centrodestra e centrosinistra incarnano. Cosa se ne faranno i cittadini del messinese delle rassicurazioni del premier, dal momento che la pericolosità idrogeologica di quelle zone era stata denunciata da anni e sempre  inascoltata dalle amministrazioni locali e nazionali? Più o meno quello che noi cittadini calabresi ci saremmo potuti fare delle rassicurazioni di Loiero o di Mancini stesso.

A questo punto è doveroso proporre qualcosa, almeno una prospettiva. È necessario instaurare un processo politico e culturale nei nostri paesi, che si basi finalmente sulla partecipazione popolare attraverso liberi comitati, che si occupino di creare le condizioni per chiudere la lunghissima stagione politica che ha reso da decenni le nostre terre solo discarica di rifiuti, luogo di speculazioni e bacino di voti; in pratica che si occupi di mandare a casa politicanti e manager artefici di un tale scempio. Solo i liberi cittadini, prendendone coscienza, possono adempiere ad un tale compito, perché gli unici ad avere davvero interesse nel farlo. Noi, fin dalla nostra nascita, ci prestiamo a questa causa.

Per questo apprezziamo il lavoro che il quotidiano sta svolgendo in queste settimane, compresa la petizione che, seppur non esaustiva, rappresenta un buon inizio. Permettetemi però un’ultima, umile, riflessione: ritengo che anche il giornalismo calabrese abbia delle forti responsabilità nel grave ritardo con cui le denunce sulle navi dei veleni (e su altre questioni) sono state portate all’attenzione di tutti, poiché si sarebbe potuto, lo ripeto, dar voce molto prima a quelle istanze che da sempre sono una grande risorsa per la Calabria: occhi, orecchie, braccia e cervelli che, per amore della terra e coscienza politica, si spendono ogni giorno a difesa del proprio territorio e da sempre sono pronte ad indagare e denunciare le tante malefatte consumate tra i nostri boschi, nei nostri mari, nelle nostre città. L’esortazione quindi è quella di non aspettare le tragedie o gli scandali e non abbassare più la guardia, su argomenti come rifiuti tossici, inceneritori e centrali elettriche insostenibili, dissesto idrogeologico, speculazione edilizia e tanti tanti mali di cui la nostra terra è affetta.

Flavio Stasi


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