Relatori autorevolissimi ci aiuteranno a formulare una proposta per il sito produttivo Enel che possa tutelare lavoro, salute ed economia della Sibaritide.
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In difesa dell’agricoltura: Incontro con il prefetto
Tornato dopo “incontro” con Prefetto sulla infinita vicenda della discarica di Scalacoeli. Tra rimpalli di responsabilità e errori macroscopici, mi chiedo quando la politica prenderà una posizione seria sulle discariche e sull’agricoltura di qualità in Calabria, smettendola di farci girare tutta la regione per far rispettare legalità e diritti delle comunità.
Riorganizzazione dei reparti ospedalieri o della politica?
Seppur non c’è mai fine al peggio, ritengo che debba esserci stato qualche errore nelle dichiarazioni del Commissario alla Sanità Massimo Scura, sul reparto di ostetricia-ginecologia. Qualche illuminato, rispetto a questo argomento, ne fa una questione di luogo di nascita, di codice fiscale insomma: del resto se questo territorio è ridotto all’osso, probabilmente è perché veniamo amministrati da gente di questo tipo. Ritengo che i figli dei coriglianesi, dei rossanesi, dei cariatesi e così via nasceranno tutti a Cosenza o Policoro se il reparto che dovrebbe ospitare le nascite risultasse inadeguato.
Già lo stato del reparto oggi non è accettabile, con lettini ammassati sui muri; navette che fanno avanti ed indietro dal centro trasfusionale di Rossano, a volte persino impegnando i mezzi del 118; corse al porto per l’elisoccorso eccetera. In tutto questo sembrava avere senso la divisione fra reparti medici e reparti chirurgici tra gli ospedali di Corigliano e Rossano, una iniziativa probabilmente utile per limitare (sottolineo soltanto limitare) i disservizi causati dallo sciagurato accorpamento firmato Scopelliti-Caputo. Ecco perché non credo ci sia bisogno della laurea in medicina per comprendere come sia davvero grottesca, e di certo impraticabile, l’idea del commissario Scura di trasferire le chirurgie a Rossano lasciando ostetricia-ginecologia a Corigliano. Significherebbe continuare ad avere un reparto chirurgico da circa 1000 parti all’anno senza sala rianimazione, senza centro trasfusionale, con un elisoccorso dall’altra parte della città e così via, senza alcuna sicurezza tanto per i pazienti quanto per il personale: il commissario si assume la responsabilità di tutto questo? Ma non si tratta di una soluzione soltanto distante da ogni minimo standard sanitario, ma persino profondamente antieconomica: basti pensare ai mezzi che fanno avanti ed indietro per le provette. Le cose sono due: o Scura si è sbagliato, o siamo ancora una volta di fronte a soluzioni balorde e raffazzonate basate non sulla qualità (o la decenza) del servizio ma su miseri compromessi pseudopolitici distanti dagli interessi di tutte le comunità, il che dimostrerebbe ancora una volta l’inutilità ormai conclamata del commissariamento alla sanità. Il commissario deve a tutta la sibaritide delle spiegazioni. Contestualmente mi auguro che la classe dirigente del territorio metta da parte i beceri campanilismi che l’hanno vista perdente su ogni fronte, dai rifiuti alla sanità passando per i trasporti e la giustizia, e cominci ad agire per il bene delle comunità.
Lavoro: Solidale con i lavoratori dell’indotto Enel. Ho una proposta per il rilancio del sito
La questione del Lavoro è una questione di dignità che non può prestarsi ad alcuna interpretazione o speculazione, a maggior ragione nel nostro territorio laddove la mancanza di lavoro è una vera e propria emergenza. Esprimo vicinanza incondizionata ai lavoratori dell’indotto Enel che questa mattina hanno deciso di salire su una delle ciminiere della centrale per difendere il proprio posto di lavoro, cioè il proprio sostentamento e dignità.
Ritengo che l’azienda, alla luce dei lunghissimi anni di attività del sito di Rossano, debba trovare delle soluzioni immediate per mantenere a pieno regime l’intero organico dell’indotto in attesa di definire il futuro della centrale di Sant’Irene.
A tal proposito, ritenendo necessaria la massima serietà sulla vicenda, sforzandomi – per il bene del territorio – di ignorare le idee strampalate che ogni tanto si leggono sulla stampa, come già anticipato qualche mese fa, annuncio che è pronta una proposta seria per il rilancio del sito che tiene conto delle esigenze del lavoro, ma anche del territorio e dell’Azienda. Una proposta su cui è necessario, e mi auguro, che si unisca l’intero territorio, le categorie, le associazioni e le istituzioni. La proposta verrà presentata nel mese di Ottobre, verrà quindi posta all’attenzione della cittadinanza per avviare, finalmente, una discussione seria fatta di proposte concrete e realizzabili, senza posizioni prestabilite e pregiudiziali, che spinga l’azienda a tornare ad investire nel mezzogiorno e nel nostro territorio: su questa prospettiva ritengo non siano ammissibili divisioni ideologiche o di schieramento.
Il 31 Agosto di due anni fa.
Due anni fa, il 31 Agosto 2013, a quest’ora io e Mauro Mitidieri avevamo iniziato da qualche ora lo sciopero della fame per la difesa del Tribunale di Rossano.
Ricordo che ne parlammo una delle tante sere passate proprio tra le mura del Palazzo di Giustizia ad immaginare strategie per impedire quello che sarebbe stato l’ennesimo scippo di Stato ai danni della nostra terra: avevamo capito che c’era bisogno di qualcosa di forte che scuotesse le coscienze della gente prima che delle istituzioni. Quando lo proponemmo al Comitato, molti ci guardarono perplessi, altri ci presero forse per scemi, ma credo solo in superficie. In fondo tutti compresero quello che volevamo fare e, chi prima chi dopo, tutti diedero l’assenso.
Qualcuno, credo, nutra ancora dubbi sulla veridicità di quello sciopero: “figurati, quelli mangiano meglio di me e di te!”. Lo ammetto, io intendevo rinunciare soltanto al cibo, aiutandomi con frullati ed integratori, ma non avevo fatto i conti col mio compagno di viaggio che all’epoca conoscevo appena: bevemmo per giorni solo ed esclusivamente acqua, guai ad ingerire altro.
Funzionò? Bhe, ricordo che dopo qualche giorno il silenzioso presidio di via Santo Stefano divenne probabilmente la piazza centrale della città e del territorio. Gente di ogni provenienza, estrazione e ceto passava a dare la propria solidarietà a tutte le ore del giorno e della notte, al punto da costringerci ad istituire un orario di riposo per dosare le sempre più esigue energie. Non ricordo dopo quanti giorni, forse sette o otto, la pressione dei medici e delle persone che ci stavano vicine, che mai ci hanno abbandonato, ci convinse a cominciare a bere qualche integratore, non più di uno al giorno.
Ricordo i lunghi dialoghi telefonici con un certo dott. Sottile, segretario particolare del Ministro della Giustizia, con l’intento di ottenere un incontro col guardasigilli in persona, ma non ci riuscimmo. Del resto, a proposito di Giustizia, quel Sottile era parente stretto dell’ex Commissario all’emergenza ambientale nonchè prefetto Goffredo Sottile, personaggio noto per aver autorizzato la devastazione di territori splendidi dalla Calabria al Lazio, e di certo quel suo parente diretto lavorava al ministero per merito. Ma questa è solo una parentesi, uno scorcio che però, come tanti altri scorci in questi anni di attività, non voglio tenere solo per me.
Il nostro obiettivo era un altro e, in fondo, lo avevamo già ottenuto.
Il fiume di gente decisa ed unita che invase la statale 106 l’11 Settembre 2013 ne fu la prova incontrovertibile, ed a fine manifestazione, dopo 12 giorni di digiuno totale, in barba alle raccomandazioni dei medici che ci avevano raccomandato di iniziare con pietanze liquide, mangiammo un panino con mortadella per strada, calpestando l’asfalto della statale bloccata dalla manifestazione.
Noi avevamo fatto il nostro, la nostra gente pure, a quel punto stava alle istituzioni compiere il proprio dovere ma a queste latitudini, purtroppo, la parola “dovere” è solo un ornamento formale privo di significato.
Da allora qualcuno mi chiama ancora “avvocato”. Sono sincero: all’inizio mi incazzavo molto per questo, rispondendo stizzito “io non sono avvocato, lo sciopero l’ho fatto da cittadino!”, ma dopo un po’ ho lasciato perdere, in fondo per me non fa alcuna differenza.
Molti credono che quella battaglia sia stata inutile, biasimandoci addirittura per averla sostenuta. A me non piace il buonismo ipocrita e fiabesco di chi assolve tutti solo perché rende più simpatici: purtroppo la storia reale non la scrive Walt Disney e se siamo arrivati a questo punto, di certo, è anche responsabilità di chi, da almeno trent’anni, sceglie i propri rappresentanti per il fumo negli occhi o, peggio ancora, per le briciole in tasca.
Ma in quei giorni, forse per la prima volta, in barba all’attacco feroce di istituzioni distantissime ed ai giochi di prestigio di una classe politica mediocre, in una grossa fetta della nostra comunità emerse una profonda ed inedita voglia di riscatto e questo ripagò gli sforzi ed i sacrifici personali enormi di quelle settimane.
Quella stessa voglia di riscatto, di onestà e di coraggio servirà tutta, molto presto, per scrostare dalla nostra città l’unto putrescente di una classe dirigente incapace di mettersi in discussione e di farsi da parte nonostante i disastri enormi che ha provocato. Io farò la mia parte e sono certo che non sarò da solo.
Flavio Stasi
I carrozzoni degli altri sono sempre i peggiori.
Temevo che la tattica novecentesca del farsi “portare” da amici, giornalisti e sbandieratori, fingendo di non essere interessato alle prossime elezioni, sarebbe durata molto a lungo, ed invece l’ex sindaco Caracciolo non ha resistito ed è intervenuto, con tempismo perfetto, su un argomento caldissimo come quello della mancanza di acqua nelle case, un argomento apparentemente da “gol a porta libera”.
Il fatto che abbia ribadito, seppur maldestramente e con qualche anno di ritardo, alcune delle proposte del movimento Terra e Popolo è segno di grande umiltà e di lucidità: sarebbe stato forse corretto citarci ma non gliene facciamo una colpa, siamo ormai abituati a scopiazzatori e cloni mal riusciti soprattutto nell’ultimo periodo. Lo prendiamo come indicatore del fatto che ciò che proponiamo, nonostante la nostra modesta esperienza, è quasi sempre innovativo, concreto ed efficace.
Ciò che è più difficile da comprendere, invece, è come mai il vecchio leone della sinistra rossanese si sia accorto della necessità di aumentare le fonti di approvvigionamento di acqua potabile o di colpire la dispersione nella rete idrica cittadina soltanto ora, nel 2015: avrebbe forse potuto accorgersene al tempo in cui era lui a fare il sindaco, epoca lontana e per altro senza i vincoli del patto di stabilità e senza la crisi degli enti locali; epoca in cui i miliardi di lire, giusto per intenderci, erano noccioline nei bilanci delle pubbliche amministrazioni. Pensare che a quel tempo la mancanza di acqua potabile, soprattutto nel centro storico, era grave e sistematica esattamente come ora, e se per decenni questo indecente problema non è mai stato affrontato (se non nelle campagne elettorali) lo dobbiamo anche a lui che rappresenta in pieno, insieme a Giuseppe Caputo, il fallimento epocale di una intera classe dirigente.
Di certo Caracciolo ha piena contezza degli argomenti quando delinea il fallimento del carrozzone pubblico-privato della Sorical Spa. Non tutti sanno, infatti, che l’ex sindaco di carrozzoni pubblico-privati falliti se ne intende davvero, avendo ricoperto “recentemente” il ruolo di presidente del consiglio d’amministrazione della Sibaritide Spa, uno dei 7 mega carrozzoni pubblico-privati partoriti dal Commissario all’Emergenza Ambientale e che si occupava, senza alcuna concorrenza, di raccogliere i rifiuti dei 35 comuni della fascia ionica cosentina. Un mostro più che una società, in cui l’incarico di presidente veniva conferito prettamente per appartenenza politica, tant’è che a scegliere e sostenere Caracciolo, nel 2007, fu la giunta Filareto.
Incarico che durò qualche anno, appena il tempo di scrivere il preludio del fallimento sostanziale della società che, infatti, successivamente fu messa in liquidazione ma “non prima però che una grossa mole di risorse pubbliche transitasse dalle casse dei comuni a quelle di alcuni soci privati che vendevano alle società miste quei medesimi servizi che la società doveva prestare ai comuni” come scritto nero su bianco dalla sezione di controllo della Corte dei Conti nel 2009. Ovviamente, trattandosi di carrozzoni pubblico-privati, la tradizione vuole che i debiti vengano pagati dai cittadini mentre i profitti vengano incassati da burocrati, politici e privati. Le nostre comunità pagano ancora le conseguenze della gestione dei rifiuti di quegli anni, sia in termini economici che in termini culturali: la Sibaritide Spa raggiunse qualcosa come il 2% di raccolta differenziata reale nonostante i faraonici esborsi di denaro pubblico.
Anche qui mi chiedo: se con tanta lucidità, a “soli” 12 anni dalla sua costituzione, oggi lo storico sindaco della città bizantina riconosce il fallimento di un carrozzone come Sorical, come mai non si accorse di essere il presidente di un carrozzone certamente peggiore – considerando anche l’importanza e la delicatezza del settore rifiuti – come Sibaritide Spa? Da qui la morale della favola: i carrozzoni degli altri sono sempre i peggiori.
Il rinnovamento radicale della classe dirigente è una necessità indifferibile per il sud ed in particolare per il nostro territorio, una necessità che non può e non deve risentire di sterili logiche di schieramento: è il momento di chiudere, senza tentennamenti, con una classe politica profondamente inadeguata ed obsoleta per ricostruire l’autorevolezza e la credibilità della nostra città.
Flavio Stasi
Questione Lsu-Lpu vergogna di Stato.
Voglio esprimere la massima vicinanza ai lavoratori LSU-LPU della Calabria costretti a scendere in strada per difendere i propri diritti e la propria dignità.
Qualcuno snobba la protesta di questi lavoratori, ma pochissimi sanno che si tratta di uomini e donne che per 15 anni hanno prestato il proprio lavoro allo Stato senza ottenere un euro di contributo: stiamo parlando di lavoro nero di Stato.
Si tratta di una questione che nessun Governo di nessun colore, negli anni, ha voluto risolvere ed oggi – come sta succedendo in altri ambiti come la scuola, l’ambiente, la giustizia, persino per le riforme costituzionali – tutta l’incapacità dei governi passati si coagula nell’arroganza grottesca di Renzi e del suo Governo.
Credo che, anche per questo, chi ricopre incarichi istituzionali debba evitare sproloqui tentando di speculare anche su questa vicenda, non fosse altro perché in questi anni al governo, sui vari livelli, ci sono stati tutti e nessuno è andato oltre soluzioni raffazzonate e temporanee: sarebbe il momento di assumersi delle responsabilità.
Invito tutti, non solo i diretti interessati, a partecipare a questa importante battaglia anche perché la storia politica del nostro territorio ci insegna che, restando immobili quando un governo calpesta i diritti degli altri, si compie il primo passo verso la perdita dei diritti propri.
Parteciperò come fatto in passato alle iniziative degli LSU-LPU che si organizzeranno nelle prossime ore.
Flavio Stasi
La nuova filosofia del centrodestra rossanese: la legalità elettorale.
Il consigliere Mascaro, in occasione del Consiglio Comunale di qualche mese fa sulla questione dell’impianto di Bucita, polemizzò con chi accusava l’Amministrazione di fare campagna elettorale a più di un anno dalle elezioni. Un intervento tutto sommato condivisibile, che di certo il consigliere non avrebbe fatto se si fosse guardato intorno: un contesto che rendeva le sue parole surreali, quasi comiche.
Se c’è ancora qualche cittadino con la speranza di ottenere risposte da questa classe politica ad uno qualsiasi dei problemi drammatici del nostro territorio, si rassegni: Antoniotti, Caputo e compagnia sono già in piena campagna elettorale e giorno per giorno, piuttosto di capire come affrontare l’estate per la depurazione, come abbassare il salasso TARI, come creare opportunità di lavoro, come ottenere risposte dai governi per infrastrutture e sanità, tanto per fare degli esempi, pensano a liste, pacchetti di voto, famiglie numerose e “piacericchi”.
Molti non si stupiranno. Del resto se la nostra città ed il nostro territorio sono arrivati ad avere servizi ed infrastrutture più prossime al terzo mondo che ad un continente evoluto, delle ragioni ci saranno, e sono tutte ascrivibili a questa schiatta politica di terza categoria. Ma che la disputa si possa giocare sul terreno della legalità, questo francamente mi stupisce.
Il consigliere Rapani, dopo aver rivestito il ruolo di fedelissimo vassallo di Giuseppe Caputo per venti lunghissimi anni, avallando in tutto e per tutto la semina velenosa che il centrodestra rossanese ha dispensato nel corso dei decenni dal primo al penultimo giorno, si è accorto finalmente che l’amministrazione comunale gestisce incarichi, provvedimenti e appalti secondo logiche diverse dal bene della collettività. Bene, benissimo, meglio tardissimo che mai. Strano però che se ne sia accorto soltanto ultimamente, visto che in passato, probabilmente, buona parte dei provvedimenti emanati da questa classe politica passavano dalla sua scrivania di assessore e dirigente politico, ed era sempre lui ad imbastire le brillanti tesi difensive della ditta Caputo & Co in consiglio comunale, non una volta, ma centinaia di volte. Ora che quei provvedimenti li vede solo alla fine, forse, li vede meglio, ed è una fortuna.
È brutto, certo, ricevere telefonate poco amichevoli, ed in questo la mia totale solidarietà. Ricordo che quando affiggemmo il manifesto dal titolo “Il malaffare a Rossano è una questione politica” a seguito dell’operazione Stop, cioè quando tutti giravano la testa dall’altra parte e la campagna elettorale era lontana, il mio telefono (e quello di tutti coloro i quali lo avevano scritto ed affisso insieme a me) si era trasformato in una specie di film poliziesco anni 80, uno di quelli con tutti i tipi immaginabili di insulti e di minacce, eppure non ne fui troppo turbato: questa classe dirigente, in realtà, deve avere un animo molto più sensibile del mio.
Il sindaco, all’epoca, ne fece affiggere un altro di manifesto, pagato coi soldi nostri, qualcuno se lo ricorda? Fa comunque bene Antoniotti a dire che questa amministrazione è uno specchio, è lo specchio di quello che succede negli uffici e sul territorio che amministra, e che a Rossano ci sia stata una gara d’appalto ritirata per la raccolta rifiuti, con cinque aziende interessate, in virtù di una seconda gara che ha visto la partecipazione di una sola azienda, questo è inconfutabile; che la gara del fantasmagorico depuratore consortile, un affare da 43 milioni di euro, abbia visto la partecipazione di una sola azienda, questo è inconfutabile; che siano mesi che è accertato un traffico illecito di rifiuti intorno alla discarica di Bucita (parliamo di milioni di euro) nel silenzio tombale dell’amministrazione, questo è inconfutabile; che alcuni incarichi, per concorso o assegnazione diretta, siano finiti a persone “vicinissime” alla classe politica questo è inconfutabile e di specchio in specchio, si potrebbe andare avanti a lungo passando per lottizzazioni, opere pubbliche, persino le sagre.
Qualcuno dice di poter essere costretto ad andare periodicamente in Procura. Intanto chi ritiene che ci siano delle irregolarità soprattutto in atti pubblici, ha il dovere di andare in Procura, non la facoltà proclamata a mezzo stampa. Io, infatti, sono costretto ormai ad andarci sette o otto volte all’anno ed ho la posta elettronica con più mail inviate alle procure della repubblica di mezza Italia che ai miei tanti amici lontani, anche se, per essere sincero, non sempre comprendo come alcuni fascicoli possano restare fermi sulle scrivanie dei procuratori per anni ed anni, mentre altri schizzano di ufficio in ufficio come dei proiettili incandescenti. Le logiche all’interno del sistema giudiziario italiano, del resto, mi sono sempre sfuggite ancor prima della chiusura del nostro tribunale.
Di certo la legalità non si ciarla né si può delegare esclusivamente a giudici e magistrati, ma si pratica, e sul nostro territorio per praticare legalità bisogna toccare gli interessi squallidi che hanno ridotto una zona splendida in una area del paese sulla soglia dell’inciviltà: chi non ha il coraggio di toccare questi interessi fa solo chiacchiere ed in questi giorni, di sole chiacchiere, se ne stanno facendo molte. Le nostre comunità hanno bisogno di altro, di gesti, lavoro e provvedimenti concreti e coraggiosi che permetterebbero ai cittadini di tornare a credere nelle istituzioni e nel futuro del nostro territorio. Chi ha ripetutamente dimostrato di non essere in grado di dare queste risposte, la smetta di chiacchierare e si faccia definitivamente da parte.
Flavio Stasi
Dello scandalo di Bucita se ne sono accorti tutti, tranne gli amministratori locali.
Dal Comitato in Difesa di Bucita e del Territorio (qui link).
Quello che è stato denunciato e definito in tempi non sospetti “il terzo scandalo di Bucita” è ormai accertato dalle autorità competenti: nella discarica di Rossano si è dato vita, negli anni scorsi, allo smaltimento illegale ed ad un traffico illecito di rifiuti che ha visto la colpevole partecipazione di pezzi delle istituzioni e dell’imprenditoria.
Questo noi lo abbiamo affermato in conferenza stampa già il 2 Aprile del 2014 (https://youtu.be/AB0cwwBRCeU), cioè ben prima delle rivelazioni della Procura di Reggio Calabria, facendo riferimento proprio alla fase di commissariamento ed in continuità con tutte le attività di denuncia e di appello alle forze pulite dello Stato (se ce ne sono) dai blocchi del 2009 fino ad oggi.
Non solo. Pochi mesi dopo abbiamo sostanziato con i numeri, carte alla mano, che alle spalle dei cittadini rossanesi e di tutta la piana di Sibari si è consumato un business ignobile che ha permesso l’ingresso di almeno 60 mila metri cubi di rifiuti ignoti, potenzialmente pericolosi, in quella discarica. Significa non avere alcuna certezza su cosa sia stato interrato a pochi metri dal centro abitato ed a pochi chilometri dal mare in cui portiamo i bambini a nuotare. Fa male ma è così.
Ci siamo appellati a tutte le istituzioni possibili ed immaginabili, dal Sindaco alla Prefettura, fino alle Procure della Repubblica su questa vicenda specifica, ma se non fosse stato per l’importantissima inchiesta della procura di Reggio Calabria che ha visto il coinvolgimento del commissario Sottile e di chi lavorava nella discarica di Rossano in quegli anni, noi avremmo predicato nel deserto. Ci chiediamo ad alta voce: ma la Procura di Castrovillari, in tutto questo, la quale ha ricevuto continue segnalazioni, esposti, denunce sulle discarica di Rossano e sulla discarica di Scala Coeli, perché non ha mai mosso un dito su queste vicende? Perchè i rifiuti, per certi uffici, sembrano un argomento tabù?
Ma quello di individuare e condannare i colpevoli è, per noi, un obiettivo secondario. Per quanto ci riguarda gli indagati potrebbero finire tutti assolti senza cambiare la sostanza delle cose e cioè che esiste un problema ambientale, sanitario ed economico intorno al polo tecnologico di Bucita.
Per questo abbiamo chiesto accoratamente che di questa faccenda se ne occupi la massima espressione democratica della città, cioè il Consiglio Comunale, prendendo posizione su un traffico di rifiuti illecito ormai innegabile che ha danneggiato e continua a danneggiare la nostra comunità. Appello caduto nel vuoto ormai da 8 mesi. Ed anche qui non possiamo non chiederci: perchè? Ci sono forse interessi da tutelare, responsabilità da coprire? Vorremmo essere sicuri di sbagliarci ma il comportamento delle istituzioni, purtroppo, non ce lo consente.
Ed ancora ci siamo appellati alla Prefettura, quella stessa Prefettura che si adoperò negli anni scorsi (e si adopera puntualmente) per scongiurare problemi di ordine pubblico ogni qual volta c’era da aprire una discarica, da effettuare abbancamenti eccezionali, da condonare strade e progetti se funzionali allo smaltimento di rifiuti, cioè quell’ufficio governativo che è stato funzionale alle nefandezze di quegli anni persino sgomberando le sacrosante rimostranze popolari con la forza. Perché quella stessa prefettura, oggi che è ormai indubbio chi aveva ed ha ragione, resta in silenzio, immobile?
È ormai evidente, alla luce dei fatti e del tempo trascorso, che tutti coloro che rivestono incarichi istituzionali e che non assumono una posizione forte su questa vicenda sono consapevolmente o inconsapevolmente complici di quanti hanno lucrato sul lavoro, sulla terra e sulla salute della nostra comunità.
La Regione Calabria, quindi il Presidente Oliverio ed il Dipartimento Ambiente, hanno il dovere inderogabile di avviare immediatamente un piano di caratterizzazione a tappeto, approfondito, sull’intera area del polo tecnologico di Bucita. In caso contrario, nel massimo rispetto della legalità ma anche della dignità e dell’intelligenza di un territorio, il comitato valuterà l’idea di avviare una mobilitazione specifica su questa rivendicazione.
Comitato in Difesa di Bucita e del Territorio
E propaganda fu, anzi, peggio
La proposta c’era, il coraggio di farla no.
Data la delicatezza e l’importanza dell’argomento, proverò nel limite del possibile ad evitare ogni possibile polemica, senza però censurare il profondo imbarazzo provato come cittadino di Rossano di fronte allo spettacolo di ieri.
Un consiglio comunale convocato su un tema come la centrale Enel, non sulle sagre estive o sul colore delle mattonelle per tre metri di marciapiede, in cui il sindaco di una città che vorremmo importante non solo interviene soltanto alla fine lasciando ad intrepidi consiglieri di maggioranza l’ingrato – ed inopportuno – compito di dire e non dire, ma piuttosto che tracciare sintesi e prospettive, si impegna nell’accapigliarsi con questo e con quello e nel fare superflue cronistorie.
La mia non è davvero una polemica, è solo profondo imbarazzo.
Quello che si è capito, sforzandosi di cogliere una posizione tra fatti e smentite, è che la proposta c’era, anzi c’è, ma è così barbara ed incivile che nessuno ha avuto il coraggio di spiattellarla.
Nessuno si è alzato dicendo: io sono per l’inceneritore. Qualcuno ha provato a mischiare le carte in tavola, chiamandolo centrale di Manfredonia, impianto a letto fluido, termo(s)valorizzazione, ma alla fine ognuno ha mollato la palla rovente al collega di fianco, limitandosi, al massimo, alla solita, demagogica, intramontabile barzelletta del “però non si può dire no a tutto”, storico prologo del “si a tutto, basta che ci aggiustiamo qualcuno” a cui la nostra classe dirigente ci ha abituato.
Ad onor del vero ad essere stati chiari, oltre ai consiglieri di minoranza, sono stati dei consiglieri di maggioranza che hanno detto a chiare lettere di essere contrari alla riconversione ad inceneritore, nonostante nessuno l’avesse proposta, ed a questi va il mio sincero apprezzamento.
Così quello che era un legittimo timore, cioè quello di veder trasformata la questione centrale in un tema di propaganda elettorale, è svanito non per mancanza di volontà, ma per inconcludenza dell’amministrazione. Ciò che resta è l’irresponsabilità di aver rischiato di innescare una divisione sociale dannosa non per qualcuno in particolare, ma per l’intero territorio della sibaritide.
Unico segnale positivo ritengo sia quello dell’apertura di un tavolo tra istituzioni e società civile che possa formulare delle proposte per l’utilizzo del sito di Sant’Irene, con una precisazione: sbaglieremmo, a mio modesto avviso, a chiamarlo tavolo tecnico. Non credo ci sia da decidere se una tecnologia è più efficiente di un’altra o se un filtro è meglio di un altro, non credo ci sia da fare convegni scientifici.
C’è da decidere cosa fare del nostro territorio, su che tipo di sviluppo puntare, e sulla base di questo servirsi della tecnica per raggiungere obiettivi strategici, col fine di rilanciare un territorio che ha forte bisogno di coraggio e programmi a lungo termine. Un tavolo politico, quindi, non tecnico, perché di questo dovrebbe occuparsi la politica, a partire da chi occupa temporaneamente i ruoli istituzionali fino al singolo cittadino sensibile. Se c’è da far questo, di certo la società civile della città non si tirerà indietro.
Flavio Stasi
Referente Regionale Legge Rifiuti Zero