Temevo che la tattica novecentesca del farsi “portare” da amici, giornalisti e sbandieratori, fingendo di non essere interessato alle prossime elezioni, sarebbe durata molto a lungo, ed invece l’ex sindaco Caracciolo non ha resistito ed è intervenuto, con tempismo perfetto, su un argomento caldissimo come quello della mancanza di acqua nelle case, un argomento apparentemente da “gol a porta libera”.
Il fatto che abbia ribadito, seppur maldestramente e con qualche anno di ritardo, alcune delle proposte del movimento Terra e Popolo è segno di grande umiltà e di lucidità: sarebbe stato forse corretto citarci ma non gliene facciamo una colpa, siamo ormai abituati a scopiazzatori e cloni mal riusciti soprattutto nell’ultimo periodo. Lo prendiamo come indicatore del fatto che ciò che proponiamo, nonostante la nostra modesta esperienza, è quasi sempre innovativo, concreto ed efficace.
Ciò che è più difficile da comprendere, invece, è come mai il vecchio leone della sinistra rossanese si sia accorto della necessità di aumentare le fonti di approvvigionamento di acqua potabile o di colpire la dispersione nella rete idrica cittadina soltanto ora, nel 2015: avrebbe forse potuto accorgersene al tempo in cui era lui a fare il sindaco, epoca lontana e per altro senza i vincoli del patto di stabilità e senza la crisi degli enti locali; epoca in cui i miliardi di lire, giusto per intenderci, erano noccioline nei bilanci delle pubbliche amministrazioni. Pensare che a quel tempo la mancanza di acqua potabile, soprattutto nel centro storico, era grave e sistematica esattamente come ora, e se per decenni questo indecente problema non è mai stato affrontato (se non nelle campagne elettorali) lo dobbiamo anche a lui che rappresenta in pieno, insieme a Giuseppe Caputo, il fallimento epocale di una intera classe dirigente.
Di certo Caracciolo ha piena contezza degli argomenti quando delinea il fallimento del carrozzone pubblico-privato della Sorical Spa. Non tutti sanno, infatti, che l’ex sindaco di carrozzoni pubblico-privati falliti se ne intende davvero, avendo ricoperto “recentemente” il ruolo di presidente del consiglio d’amministrazione della Sibaritide Spa, uno dei 7 mega carrozzoni pubblico-privati partoriti dal Commissario all’Emergenza Ambientale e che si occupava, senza alcuna concorrenza, di raccogliere i rifiuti dei 35 comuni della fascia ionica cosentina. Un mostro più che una società, in cui l’incarico di presidente veniva conferito prettamente per appartenenza politica, tant’è che a scegliere e sostenere Caracciolo, nel 2007, fu la giunta Filareto.
Incarico che durò qualche anno, appena il tempo di scrivere il preludio del fallimento sostanziale della società che, infatti, successivamente fu messa in liquidazione ma “non prima però che una grossa mole di risorse pubbliche transitasse dalle casse dei comuni a quelle di alcuni soci privati che vendevano alle società miste quei medesimi servizi che la società doveva prestare ai comuni” come scritto nero su bianco dalla sezione di controllo della Corte dei Conti nel 2009. Ovviamente, trattandosi di carrozzoni pubblico-privati, la tradizione vuole che i debiti vengano pagati dai cittadini mentre i profitti vengano incassati da burocrati, politici e privati. Le nostre comunità pagano ancora le conseguenze della gestione dei rifiuti di quegli anni, sia in termini economici che in termini culturali: la Sibaritide Spa raggiunse qualcosa come il 2% di raccolta differenziata reale nonostante i faraonici esborsi di denaro pubblico.
Anche qui mi chiedo: se con tanta lucidità, a “soli” 12 anni dalla sua costituzione, oggi lo storico sindaco della città bizantina riconosce il fallimento di un carrozzone come Sorical, come mai non si accorse di essere il presidente di un carrozzone certamente peggiore – considerando anche l’importanza e la delicatezza del settore rifiuti – come Sibaritide Spa? Da qui la morale della favola: i carrozzoni degli altri sono sempre i peggiori.
Il rinnovamento radicale della classe dirigente è una necessità indifferibile per il sud ed in particolare per il nostro territorio, una necessità che non può e non deve risentire di sterili logiche di schieramento: è il momento di chiudere, senza tentennamenti, con una classe politica profondamente inadeguata ed obsoleta per ricostruire l’autorevolezza e la credibilità della nostra città.
Flavio Stasi