La proposta c’era, il coraggio di farla no.
Data la delicatezza e l’importanza dell’argomento, proverò nel limite del possibile ad evitare ogni possibile polemica, senza però censurare il profondo imbarazzo provato come cittadino di Rossano di fronte allo spettacolo di ieri.
Un consiglio comunale convocato su un tema come la centrale Enel, non sulle sagre estive o sul colore delle mattonelle per tre metri di marciapiede, in cui il sindaco di una città che vorremmo importante non solo interviene soltanto alla fine lasciando ad intrepidi consiglieri di maggioranza l’ingrato – ed inopportuno – compito di dire e non dire, ma piuttosto che tracciare sintesi e prospettive, si impegna nell’accapigliarsi con questo e con quello e nel fare superflue cronistorie.
La mia non è davvero una polemica, è solo profondo imbarazzo.
Quello che si è capito, sforzandosi di cogliere una posizione tra fatti e smentite, è che la proposta c’era, anzi c’è, ma è così barbara ed incivile che nessuno ha avuto il coraggio di spiattellarla.
Nessuno si è alzato dicendo: io sono per l’inceneritore. Qualcuno ha provato a mischiare le carte in tavola, chiamandolo centrale di Manfredonia, impianto a letto fluido, termo(s)valorizzazione, ma alla fine ognuno ha mollato la palla rovente al collega di fianco, limitandosi, al massimo, alla solita, demagogica, intramontabile barzelletta del “però non si può dire no a tutto”, storico prologo del “si a tutto, basta che ci aggiustiamo qualcuno” a cui la nostra classe dirigente ci ha abituato.
Ad onor del vero ad essere stati chiari, oltre ai consiglieri di minoranza, sono stati dei consiglieri di maggioranza che hanno detto a chiare lettere di essere contrari alla riconversione ad inceneritore, nonostante nessuno l’avesse proposta, ed a questi va il mio sincero apprezzamento.
Così quello che era un legittimo timore, cioè quello di veder trasformata la questione centrale in un tema di propaganda elettorale, è svanito non per mancanza di volontà, ma per inconcludenza dell’amministrazione. Ciò che resta è l’irresponsabilità di aver rischiato di innescare una divisione sociale dannosa non per qualcuno in particolare, ma per l’intero territorio della sibaritide.
Unico segnale positivo ritengo sia quello dell’apertura di un tavolo tra istituzioni e società civile che possa formulare delle proposte per l’utilizzo del sito di Sant’Irene, con una precisazione: sbaglieremmo, a mio modesto avviso, a chiamarlo tavolo tecnico. Non credo ci sia da decidere se una tecnologia è più efficiente di un’altra o se un filtro è meglio di un altro, non credo ci sia da fare convegni scientifici.
C’è da decidere cosa fare del nostro territorio, su che tipo di sviluppo puntare, e sulla base di questo servirsi della tecnica per raggiungere obiettivi strategici, col fine di rilanciare un territorio che ha forte bisogno di coraggio e programmi a lungo termine. Un tavolo politico, quindi, non tecnico, perché di questo dovrebbe occuparsi la politica, a partire da chi occupa temporaneamente i ruoli istituzionali fino al singolo cittadino sensibile. Se c’è da far questo, di certo la società civile della città non si tirerà indietro.
Flavio Stasi
Referente Regionale Legge Rifiuti Zero